Mentre continua ad aumentare a Catania il numero degli esercizi commerciali che chiudono i battenti, sembra trovare sempre più spazio il mercato dell’usato.
Si diffonde quello improvvisato di chi espone la propria mercanzia di domenica per le strade del centro storico (purtroppo a volte proveniente da furti nelle abitazioni), ma anche quello on-line e quello in franchising, basato sul conto vendita.
Dietro la vendita di prodotti usati non c’è solo la necessità di fronteggiare la crisi economica, in alcuni casi c’è anche una cultura del riuso, che mira a contrastare il consumismo, ad evitare gli sprechi e a tutelare l’ambiente.
Alcune associazioni utilizzano il mercatino dell’usato per sostenere le iniziative di volontariato. Proprio oggi, domenica 21 aprile, si conclude la tre giorni di mercato dell’usato solidale, organizzata dalla LILA di Catania, in via Finocchiaro Aprile 160.
Da anni un mercatino dell’usato è tenuto da Mani Tese, attualmente nella sede di via Montenero 8, nelle giornate di mercoledì e sabato, oltre che nella mattina del venerdì. L’associazione finanzia così i propri progetti nel Sud del mondo, ma diffonde e incoraggia anche la pratica del consumo critico e della sostenibilità ambientale.
Gli oggetti usati messi in vendita in questi mercatini non sono stati acquistati ma vengono donati da soci o simpatizzanti che intendono sostenere le attività e i progetti dell’associazione riattribuendo, nello stesso tempo, valore a oggetti non più utilizzati.
Ormai sul riutilizzo, sulla opportunità di riparare gli oggetti piuttosto che buttarli via, sulla necessità del risparmio energetico convergono le direttive europee sui rifiuti, le esperienze di gruppi come il Centro Nuovo Modello di Sviluppo, le teorie della decrescita. Giocando sulle R, che possono essere tre, quattro, cinque o otto, -ridurre, riparare, riutilizzare, ricliclare, rallentare, etc – viene comunque affermato il principio di uno stile di vita più sobrio e più rispettoso della natura.
Ecco perchè molti ritengono che l’attuale crisi economica non sia solo una sciagura ma possa rappresentare anche una opportunità che ci induca a cambiare il nostro stile di vita.
Questa consapevolezza rimane però minoritaria, la molla della crescita delle vendite dell’usato è in genere prevalentemente basata sulla necessità di fare cassa.
Stanno entrando in questa logica anche alcuni esercizi commerciali, come Decathlon, che hanno avviato una sezione dell’usato accanto alla tradizionale vendita del nuovo. In altre città (Torino e Milano) a rivendere prodotti di seconda mano con la garanzia aziendale sono anche grandi marche: Louis Vuitton, Chanel, Gucci.
Si tratta di un mercato che non interessa più solo i rivenditori di auto usate e di antiquariato, ma anche di capi di abbigliamento, arredamento, elettrodomestici, giocattoli, articoli per l’infanzia, libri, quadri e dischi.
Nei franchising, chi vuole disfarsi di alcuni oggetti li lascia in conto vendita e può ricavare dal 50 al 75% della valutazione concordata entro 2-3 mesi dal deposito, decorsi i quali i prodotti invenduti vengono deprezzati del 50%, fermo restando la possibilità di riprenderseli.
Un’occasione a prezzo veramente conveniente si può avere o quando l’articolo rimane invenduto dopo il primo periodo di esposizione o evitando l’intermediazione del rivenditore attraverso le offerte pubblicate sui giornali che espongono annunci di usato (come ad esempio Il Mercatino e SiciliaAnnunci).
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