“Niente sangue, niente stampa”! Fa dell’ironia, il procuratore Salvi, sull’esiguo numero di giornalisti intervenuti alla conferenza stampa da lui convocata ieri mattina per presentare un bilancio dell’attività della Procura nel primo semestre di quest’anno. Poi si siede, non dietro il tavolo dei conferenzieri, ma di fronte ai presenti. E parla a braccio.
Un significativo gesto simbolico che dà spessore alle sue prime parole: “avevo già espresso l’intenzione di stabilire un rapporto aperto con la stampa, affinché l’opinione pubblica possa, attraverso le informazioni ricevute, controllare e valutare il nostro operato”.
Ecco allora il quadro dell’attività svolta nei primi sei mesi dell’anno, corredato da grafici e dati statistici che non si può non definire positivi.
Due le scelte portanti della riorganizzazione degli uffici:
- la nascita della SAS, Sezione Affari Semplici a cui sono stati assegnati quattro magistrati, oltre il personale amministrativo
- il settore delle direttissime
Dalla SAS sono passati quasi il 40% dei procedimenti, il 70% dei quali già definiti. Un numero incoraggiante che dimostra il buon funzionamento della struttura. “La scommessa era quella di consentire il funzionamento dei gruppi di lavoro in cui è divisa la Procura (pubblica amministrazione, reati contro le persone deboli, reati contro l’economia, contro la persona e contro l’ambiente). Possiamo incidere efficacemente in questi settori solo se non siamo affossati da troppi procedimenti di trattazione ordinaria”. Un esempio, i sostituti che si occupano di infortuni sul lavoro vanno oggi subito sul luogo dell’incidente e, sulla base di un protocollo d’indagine, possono intervenire in modo rapido.
La rapidità degli interventi è permessa soprattutto dalla eliminazione degli arretrati, che ha richiesto un forte impegno. “Ora possiamo mettere immediatamente in esecuzione tutte le sentenze e chiedere la revoca delle pene sospese. In seguito alle nuove condanne, ad esempio, vengono revocati i benefici alle persone condannate che non andavano in carcere”.
Il potenziamento delle direttissime ha dato anch’esso ottimi risultati. E’ stata infatti ribaltata la situazione precedente, quando solo il 30% degli arrestati veniva portato subito davanti al giudice. “Adesso è il 65% degli arrestati che arriva davanti al giudice entro 24 ore.Questo rende effettiva la sanzione, sia che si venga condannati che assolti”.
Ridotto quindi al minimo il fenomeno delle cosiddette “porte girevoli” di cui Argo ha già parlato. L’arrestato non entra in carcere, viene trattenuto per poche ore in camera di sicurezza e va subito a giudizio.
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Un alleggerimento notevole per il carcere di piazza Lanza, per il quale la procura “si è spesa perchè la detenzione si svolga in modo più dignitoso”. A breve sarà ristrutturato un padiglione e ne sarà costruito uno nuovo. Anche la detenzione in ospedale dovrebbe migliorare con la realizzazione di un reparto ad hoc, che eviterà il piantonamento dei detenuti nei reparti comuni, sempre che la crisi politica del governo regionale non comporti il blocco del progetto.
Rimane ancora in sofferenza, dati alla mano, il settore dei reati minori (affidati ai giudici di pace).
Delle misure di prevenzione e quindi dei sequestri dei patrimoni mafiosi, compresi quelli appartenenti a persone decedute, parla il procuratore aggiunto Michelangelo Patanè, presente all’incontro. Non vanta solo successi e mette il dito su una piaga importante, la scarsa collaborazione delle banche, disposte a finanziare il malavitoso ma non a confermare il credito in caso di sequestro. Un fatto grave, che in passato ha portato anche alla chiusura di alcune attività. “Eppure in alcuni casi, dice Patanè, non c’è rischio di insolvenza, trattandosi di attività che non hanno problemi di restituzione del credito, come per esempio i distributori di benzina”. Anche su questo il procuratore Salvi apre alla speranza del cambiamento, ricordando che è in fase di definizione un protocollo di intesa con Unicredit.
Rispondendo ad una domanda sui risparmi economici effettuati, Salvi ricorda che le direttissime rappresentano un risparmio notevole anche se non quantificabile, soprattutto perchè evitano il costoso ingresso in carcere. Fa presente, inoltre, che è stato rinegoziata la convenzione con i gestori delle intercettazioni, con un risparmio di un milione e 50 mila euro e che è stata indetta una nuova gara che comporterà un’ulteriore riduzione di spesa.
Altri risparmi saranno consentiti da interventi sugli immobili. Con un piccolo finanziamento ricevuto dal ministero si stanno recuperando alcuni locali abbandonati all’interno del palazzo di giustizia, realizzando ulteriori economie di scala. Altri locali sono stati recuperati in via Crispi con una migliore organizzazione degli spazi. In corso anche una trattativa con il Comune, al quale è stato chiesto l’utilizzo di stabili abbandonati, dietro pagamento di un affitto, che il procuratore preferirebbe pagare ad un Ente pubblico piuttosto che ad un privato.
La situazione logistica resta comunque drammatica, anche per gli Archivi, che si attende vengano ospitati all’interno del Polo archivistico regionale.
Nulla di eclatante, quindi, nell’operato di Giovanni Salvi, ma interventi organizzativi efficaci che hanno una ricaduta soprattutto sui grandi dimenticati delle giustizia italiana, gli uomini della strada, la gente qualunque. Se questo è il quadro di quanto è stato fatto fino ad ora, possiamo ben sperare per il futuro. E non possiamo non chiederci cosa sia mancato a coloro che lo hanno preceduto in questo incarico per il conseguimento di risultati altrettanto positivi.
Puoi ascoltare gli interventi di Giovanni Salvi e Michelangelo Patanè a questo link
Tutto quanto ho letto su questo articolo risulta essere non solo eclatante ma sopratutto dirompente!
Non credo ai miei occhi!
Complimenti dott. Salvi la città onesta è con lei.