Decidere di impegnarsi nel volontariato? Molti lo fanno, scegliendo il settore e l’organizzazione con cui collaborare. Qualcuno lo fa anche in più associazioni, come nel caso di cui parliamo oggi.
Chiara Frasca, giovane medico specializzando in Malattie infettive, operatrice volontaria della L.I.L.A. (Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS), opera presso l’ambulatorio medico per persone immigrate del Centro Astalli di Catania. La abbiamo intervistata.
Quando e perchè è iniziata questa collaborazione?
Già da tempo conoscevo il lavoro svolto volontariamente da alcuni colleghi medici presso l’ambulatorio del Centro Astalli. Quando ho cominciato a frequentare più assiduamente la LILA è nata in me l’esigenza di partecipare in prima persona alle attività di volontariato. E’ stato naturale, perciò, indirizzarmi presso il Centro, sia per motivi professionali sia perché ne condividevo gli obiettivi. Inoltre, grazie all’attività ambulatoriale per gli stranieri che viene svolta nell’Istituto sede della mia scuola (Istituto di Malattie Infettive, presidio ospedaliero A.R.N.A.S. Garibaldi Nesima), sono da tempo interessata alle problematiche delle persone immigrate.
In cosa consiste il tuo lavoro?
Svolgo attività ambulatoriale di medicina di famiglia rivolta alle persone straniere senza permesso di soggiorno. Purtroppo, non è, però, possibile rilasciare prescrizioni su ricettari del S.S.N. Quando è necessario, possiamo, comunque, consegnare farmaci presenti nella piccola farmacia del Centro. Allo stesso modo ci comportiamo quando i farmaci sono stati prescritti da specialisti, come nel caso di chi è stato visitato al pronto soccorso.
Quali sono i problemi più comuni?
Affrontiamo, soprattutto, problematiche odontoiatriche ricorrendo, anche, ad alcuni colleghi dentisti “amici del centro Astalli”, disponibili, a titolo gratuito, a visitare le persone che inviamo. Nel caso di interventi più complessi richiedono, comunque, cifre molto basse.
Molte persone vengono da noi per il follow-up pressorio, per la valutazione delle ferite e per problemi ortopedici. Tra le patologie più comuni ci sono le cefalee e nel periodo invernale, ovviamente, le sindromi influenzali.
Che rapporti avete con le strutture pubbliche?
In generale ottimi, personalmente cerco sempre di indirizzare le persone agli ambulatori per gli stranieri degli ospedali perché, venendo in possesso del tesserino STP, acquistano il diritto alla prescrizione sulle ricette rosse di svariati servizi, procedure e farmaci in fascia A. Ciò vuol dire migliorare la loro condizione di “pazienti” , usufruire di un migliore servizio e avere garantito, come recita la nostra Costituzione, il diritto alla salute.
I tuoi suggerimenti per rendere più efficace il servizio
Innanzitutto, occorre implementare, stimolando ulteriormente le donazioni, la disponibilità dei farmaci, visto che spesso le persone, a causa dei prezzi elevati, non possono permettersi di acquistarli. I farmaci da banco, infatti, sono utili ma costosi. E ciò vale per quelli necessari per affrontare patologie dermatologiche, per quelli utilizzati a scopo antalgico o anche per quelli necessari per far fronte ai sintomi influenzali più comuni.
Perchè altri dovrebbero collaborare alla riuscita del progetto?
Nell’ultimo anno molti volontari hanno aderito all’attività del Centro, garantendo una presenza sostanzialmente costante, ben distribuita nel corso della settimana, in grado di fornire prestazioni relative a diversi ambiti di specializzazione (malattie infettive, cardiologia, psichiatria e pediatria). Questa presenza ‘plurale’ ci ha, dato inoltre, la possibilità di confrontarci su alcuni casi più complicati mettendo a frutto e a disposizione di tutti le reciproche esperienze.
Spero, perciò, nell’arrivo di altri colleghi, per rendere più coerente e articolato il servizio.
Leggi su Argo l’articolo sugli ambulatori pubblici dedicati agli stranieri irregolari
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meno male che ci sono dei giovani medici motivati e all’opera!!!!!!!!!!
Grazie Chiara!
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