C'era una volta la sanità pubblica

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Liste di attesa infinite, sia rispetto agli esami che alle visite; poche residenze sanitarie assistite (per malati cronici e/o anziani); sovraccarico dei Pronto Soccorso, anche a causa della cattiva gestione della medicina del territorio; scarsa efficienza dei servizi amministrativi, dove, nello stesso tempo, si spreca in alcuni settori e mancano risorse in altri. Insomma, una gestione che manca di una visione generale, di una corretta lettura dei bisogni, incapace quindi di individuare punti di forza e di debolezza, di riconvertire gli interventi e di utilizzare in modo appropriato le risorse, umane e materiali, disponibili.
Che la sanità pubblica in Sicilia non goda di buona salute è sotto gli occhi di tutti (per quanto riguarda quella privata ci limitiamo a ricordare l’ottima inchiesta di S. Bianchi e A. Nerazzini, “La mafia è bianca”). Che le ‘speranze di cambiamento’ legate alla designazione di M. Russo (ex sostituto presso la Procura della Repubblica di Marsala, quando era retta da Paolo Borsellino) siano andate deluse è altrettanto evidente.
Per fare un solo esempio, l’assessore aveva indicato nel mese di dicembre del 2009 il termine ultimo per risolvere il problema delle liste di attesa. Purtroppo, a causa della mancata programmazione, l’istituzione del Centro Unico di Prenotazione non ha raggiunto l’obiettivo. Lo si legge costantemente nei mezzi di informazione (tra gli ultimi, P. Leocata – La Sicilia del 15.02.12) .
Certo, una parte di questo disagio riguarda l’intero territorio nazionale ed è conseguenza di scelte politiche che, attraverso la pratica dei cosiddetti “tagli lineari”, hanno rimesso in discussione il diritto alla salute. Ma anche tenendo conto di tutto questo, non si possono ignorare le questioni che riguardano direttamente le nostra regione.
E’ stato senz’altro utile ridurre da 29 a 17 le Aziende Siciliane (anche se, rispetto alla nomina dei manager, non c’è stata alcuna novità, come pubblicato a suo tempo da Argo “Luci e ombre nella sanità siciliana”), ma non è stata coerentemente riorganizzata l’intera struttura, a partire da quella amministrativa.
Per cui da un lato è cresciuta la “lentezza burocratica”, una pratica –oggi – segue un tragitto più complesso rispetto al passato (banalmente, passa attraverso un numero maggiore di uffici), mentre non sono stati risolti i problemi della scarsa efficienza dei front office, che, a diretto contatto con i pazienti, dovrebbero garantire a questi ultimi un’ effettiva centralità.
Allo stesso modo, se è giusto che ogni reparto renda conto dell’effettiva gestione del budget, non è condivisibile che la qualità del lavoro sia subordinata al raggiungimento degli obiettivi economici. Per cui si è molto cauti nell’acquisto di materiale o c’è maggiore disponibilità per gli interventi che garantiscono più “punti”.In sostanza, chiedere ai medici di trasformarsi in manager non può che determinare un peggioramento complessivo dei servizi.
La scelta di risparmiare si è anche concretizzata nel rallentamento del turn over e nel taglio dei posti letto.
Al Garibaldi (Catania) è stata chiusa una delle tre divisioni di Chirurgia Generale con la conseguenza che parte del personale è andato in pensione, altri sono stati trasferiti, i posti letti sono stati eliminati. Circa trecento interventi annui peseranno, ora, su altre strutture. Ovviamente, una divisione può essere chiusa, ma tutto ciò andrebbe fatto a conclusione di un lavoro di ristrutturazione degli interventi complessivi.
Che la progettazione sia carente ce lo conferma la situazione della medicina, nelle cui astanterie si può attendere sino a 48 ore. Risulta insufficiente anche la presenza delle figure specializzate. Nell’azienda Garibaldi, ad esempio, il numero degli infermieri è appena superiore a quello dei medici.
Le difficoltà delle strutture pubbliche avvantaggiano, ovviamente, quelle private, che non affrontano le urgenze e che non devono garantire una copertura del territorio. Date le difficoltà generali, dovendo assicurare i servizi, l’ASP di Catania ha fatto una convenzione proprio con le case di cura private per fare sì che i pazienti possano essere trasferiti nelle strutture convenzionate direttamente dal Pronto Soccorso. Visto che viene dichiarato che non ci saranno costi aggiuntivi, l’accordo sembrerebbe, perciò, favorire i pazienti.
In effetti, va ricordato che le case di cura private accettano solo i casi non “complicati”. Conseguentemente, i malati “più difficili” rimarrebbero, o verrebbero rimandati, nelle strutture pubbliche, con un aggravio dei costi. Per queste ultime, in questo quadro, salterebbe, infatti, l’equilibrio creato normalmente dall’alternarsi di casi semplici e casi complicati. Piove sul bagnato?

2 Comments

  1. a proposito del risarcimento in caso di malasanità, mi è capitato un caso molto strano: ho inviato la lettera di risarcimento al medico ed alla struttura dove il fattaccio è avvenuto. Ho telefonato al broker che aveva in mano la polizza di assicurazione.Ho atteso tempi lunghi per parlare con la società assicuratrice. Ho telefonato a Roma, poi a Napoli e da qui mi hanno spedito a Genova, sede del ramo assicurativo che malleva Catania. Orbene, da Genova mi hanno rispedito a Catania dove verrà incaricato il sanitario che dovrà vedere il malcapitato. Ecco tutta la trafila. Non sarebbe stato più intelligente fare tutto in Sicilia?

  2. Nei nostri uffici tutto si regge su:
    1)corsa , folla e confusione.
    2) dipendenti che effettano (l’orario dei fannulloni) 6 ore che consente di chiudere l’ufficio alle 14,30 tutti i giorni e per i piu’ furbi di godere di 52 sabati l’anno liberi ; uscendo 2 volte a settimana alle 17,30 e tutti gli altri giorni alle 14,30 ; in pratica si adattano gli orari di apertura del servizio al debito orario del dipendente ,infischiandosene della interruzione di servizio che si provoca non lavorando il sabato.
    le otto ore lavorative obbligherebbe l’apertura anche il sabato ( con 26 giorni feriali di riposo e 26 sabati liberi per il dipendente ) almeno fino alle 17,oo tutti i giorni; e lavorare in sicurezza video-lavoro 1 ora ogni 8 ore (15 min ogni due ore)..
    mancata osservanza alle regole del nuovo codice dell’amministrazione digitale e tanto tanto altro..

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