Ottima idea davvero quella di coinvolgere alcune scuole di Catania “in un progetto di eco-comunicazione sulla raccolta differenziata in città”. E che modo originale di impostarlo: studenti universitari saliranno in cattedra e spiegheranno ai ragazzini perchè e come differenziare!
Al progetto dà diffusione il quotidiano cittadino e – già che c’è – approfitta dell’occasione per offrire la giusta visibilità al sindaco, all’assessore, ai professori universitari e persino ai rappresentati dell’Ipi-Oikos, tutti citati con nome e cognome per essere intervenuti alla lezione inaugurale del corso di formazione rivolto ai futuri “maestri” di differenziata. Una bella vetrina davvero! E per giunta, questa volta, per una iniziativa che sembra finalmente affrontare il nodo dell’educazione ambientale. Sembra. Perchè c’è qualcosa che non quadra.
Come faranno infatti ad insegnare la differenziata ai ragazzini degli istituti comprensivi? Belle parole e qualche power point? Non c’è bisogno di disturbare un noto detto tradizionale cinese (“se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio imparo”), per chiedersi se non sarebbe stato meglio far sì che imparassero innanzi tutto dalla pratica.
Possibile che i responsabili della ditta e i docenti universitari abbiano letto il nostro articolo sulla tempistica rovesciata? Ma in questo caso, in una ambiente “protetto” come la scuola, non dovrebbe essere difficile abituare gli alunni ad utilizzare gli appositi cassonetti innanzi tutto nella pratica quotidiana. Qualche spiegazione più teorica sarebbe un utile e opportuno condimento, purchè i contenitori di cui si parla siano a portata di mano…
E, invece, si è scelto di fare subito un po’ di teoria (dopo tutto è più semplice organizzare le lezioni che la differenziata…); per la pratica vedremo se e quando.
Il “raggruppamento d’impresa” che gestisce la differenziata pare che non sia ancora organizzato per una raccolta nelle scuole. Lo ha detto chiaro il responsabile della differenziata alla professoressa “Rompipalle” del Liceo Boggio Lera di Catania.
La professoressa, infatti, sta cercando da un anno di reintrodurre nella sua scuola la raccolta differenziata, che – prima del mega appalto alla Ipi-Oikos – si era riusciti ad organizzare. Il prelievo del materiale differenziato era curato dagli operatori del porta a porta che si è fatto per un anno, in via sperimentale, in una parte della città.
Finito il progetto, che era stato finanziato con fondi europei, gli operatori appositamente assunti sono stati licenziati e anche la raccolta al Liceo Boggio Lera è finita. Ma come… gli studenti si erano appena abituati e avevano imparato a farla per benino, e con loro anche i docenti e gli addetti alla segreteria…. Eh sì, proprio come i cittadini dell’esperimento del porta a porta: giusto il tempo di abituarsi e ..stop.
Ma la professoressa rompipalle non demorde. Visite all’assessorato, telefonate, numeri verdi e quant’altro: adesso vediamo, le mandiamo qualcuno per controllare la situazione, ci lasci il tempo di organizzarci. Passano i mesi, passa un anno dal mega-appalto, non bisogna disperare e, infatti, finalmente l’insegnante riesce a parlare con il responsabile della differenziata.
Professoressa, ma che tipo di contenitori vuole, ma proprio dentro la scuola, al massimo le posso mandare un carrellato per la carta… Ma la plastica– ribatte l’insegnante-, quella delle bottigliette di acqua trasparente, pregiata, quella con cui si fa il pile, sa quanta se ne consuma… i nostri studenti sono mille e ottocento… e poi le lattine, ci vuole tanta energia per produrre l’alluminio, le dobbiamo proprio buttare?
Risposta: cosa vuole che le dica, per ora non siamo organizzati.. e poi ci manca il personale…
Conclusione. Mi raccomando non lo dite a quei licenziati del porta a porta che speravano di essere assunti e sono rimasti per strada. E non dite ai ragazzini degli istituti comprensivi che la ditta non è ancora organizzata, altrimenti che razza di lezioni andrete a fargli?
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