Da oltre un mese cittadini extracomunitari di diverse etnie e organizzazioni catanesi che si occupano della tutela dei diritti dei migranti (in primo luogo la Rete Antirazzista) manifestano a Catania, davanti agli uffici della Prefettura, chiedendo tempi certi e modalità chiare rispetto alle “procedure di emersione”, in sostanza al permesso di soggiorno.
In effetti, da oltre due anni (in seguito all’approvazione della legge 102/2009), come si legge nella pagina fb Osservatorio dei Diritti Catania, “centinaia di cittadini extracomunitari presenti nel territorio catanese sono in attesa di ottenere una risposta definitiva dallo Sportello Unico per l’Immigrazione della locale Prefettura circa l’esito del procedimento amministrativo promosso dai propri datori di lavoro finalizzato alla regolarizzazione del rapporto contrattuale”.
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Un problema che nella nostra provincia (dove risiedono circa 26.000 migranti) riguarda oltre 3.000 persone che hanno richiesto nel settembre 2009 di regolarizzarsi come colf o badanti, non essendoci altre opportunità. Il che ha costretto i lavoratori nell’agricoltura e nell’edilizia, e i venditori ambulanti a trasformarsi in badanti, vittime del mercato dei contratti gestito dalla criminalità organizzata, che li ha derubati e ingannati.
Un problema che dovrebbe essere interesse di tutti, e in primo luogo delle Istituzioni, risolvere in tempi celeri. Se ciò avvenisse, si eviterebbe, fra l’altro, il ripetersi di ricorsi al Tribunale Amministrativo Regionale, che spesso hanno dato ragione ai ricorrenti riscontrando la presenza di errate interpretazioni e/o applicazioni delle norme che disciplinano la materia.
Il 10 gennaio si è svolto, a Catania, un importante incontro in Prefettura, con la partecipazione dello stesso Prefetto, del Questore e delle responsabili degli uffici che si occupano del problema, nonché dei rappresentanti delle diverse etnie, della Rete Antirazzista e di alcuni avvocati che seguono i migranti nei percorsi di emersione.
Tutti i presenti hanno riconosciuto la complessità del problema, ma anche la possibilità di affrontarlo, per quanto di competenza locale (più volte Prefetto e Questore hanno ribadito che loro devono, e non potrebbe essere altrimenti, applicare la normativa vigente), lavorando in modo da ridurre i tempi delle risposte (il Prefetto sta operando in tal senso) e provando a risolvere i singoli casi per evitare di arrivare, laddove è possibile, al contenzioso in tribunale.
Gli avvocati (Carnabuci e Montalto) hanno chiesto, per modificare un rapporto con gli uffici sinora poco positivo, modalità più celeri di accesso agli atti e, nel caso di risposte negative, una motivazione completa delle stesse. Su proposta del Prefetto, dottoressa Cannizzo, condivisa dal Questore, dottor Cufalo, si è deciso che gli avvocati presenteranno una lista di tutti “i casi” ancora in attesa di risposta o risolti non positivamente, rispetto ai quali gli uffici si impegnano a fornire, in tempi brevi e in forma scritta, le dovute precisazioni.
Infine, per quanto riguarda i migranti vittime del “mercato dei contratti” il Questore, d’accordo con il Prefetto, ha invitato associazioni e avvocati a interloquire con la Procura della Repubblica per denunciare quanto accaduto e ha dato la propria disponibilità a sostenere chi, legittimamente, denuncerà i soprusi subiti.