Le navi, centri di identificazione ed espulsione galleggianti, sono andate vuotandosi ora dopo ora. I tunisini che provenivano dal Cie di Lampedusa, inagibile dopo l’incendio, sono stati e sono portati a Punta Raisi, in aeroporto, e da lì rimpatriati. Oggi percorreranno il loro viaggio a ritroso con due ponti aerei, uno di mattina l’altro di pomeriggio, gli ultimi migranti, poco più di cento, che si trovano a bordo dell’Audacia e della Moby Vincent, quest’ultima ormeggiata da ieri pomeriggio nel porto di Porto Empedocle dopo essere rimasta quattro giorni in quello di Palermo.
Ma il sequestro dei migranti, non tutti marocchini, sulle tre navi-prigione, Moby Fantasy, Moby Vincent e Audacia, ormeggiate a Palermo, é stato criticato da tutti. Hanno protestato le associazioni, le reti antirazziste, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, Amnesty, cittadini e uomini della Cgil e del Pd. Il movimento antirazzista palermitano ha denunciato in un esposto che ai tunisini sarebbe stato “negato il diritto di difesa e la libertà di comunicare con l’esterno, dal momento che sono stati sequestrati loro i telefoni cellulari”.
Adesso anche la Procura di Palermo ha aperto un fascicolo per accertare se ci siano degli estremi di reato. Il procuratore aggiunto Leonardo Agueci ha aperto un fascicolo di ‘atti relativi’ ancora a carico di ignoti per accertare se siano state violate le procedure previste dalla legge in caso di trattenimenti. La rete antirazzista chiede, tra l’altro, alla magistratura di accertare se vi sia stata “illecita limitazione della libertà personale ovvero se sussistano i presupposti per l’ipotesi di reato di violenza privata”.
Di diverso avviso il ministro dell’Interno Maroni che assicura come a bordo delle navi non sia avvenuto nulla di irregolare nè ci sia mai stato alcun problema. Maroni ha anche fatto sapere che Lampedusa e’ stata dichiarata “porto non sicuro”. Il che significa che fino a contrordine i naufraghi soccorsi in mare saranno sbarcati in altri porti, verosimilmente a Porto Empedocle, per proseguire poi verso la terra d’origine.
L’operazione Cie galleggianti e rientro forzato è costata intanto, per i primi sei giorni, come documenta l’edizione siciliana de La Repubblica, un milione e settecentomila euro. In barba alle manovre economiche di questi giorni.
leggi anche su Youtube le proteste di movimenti antirazzisti .
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