Con una lunga inchiesta dall’emblematico titolo ‘I vicerè’ andata in onda su Rai 3 domenica sera, 15 marzo, Milena Gabanelli e il suo staff hanno raccontato al mondo intero, facendo una specie di riassunto delle puntate precedenti, gli ultimi dieci anni della storia di Catania.
Ne è venuto fuori un quadro che definire desolante è eufemistico, a parlare di situazione sudamericana si rischia di offendere la dignità dei sudamericani, forse solo il linguaggio biblico può aiutare a definire il quadro: una babele lucidamente perseguita ed eretta a sistema di potere. E’ stato messo in luce un inestricabile intreccio clientelare fra politica locale e nazionale, mafia e imprenditoria più o meno legale che stringe in un’immonda e soffocante rete di interessi l’intera città. Una sorta di minestrone da cui nessuno esce indenne: potere politico, istituzioni, dirigenti delle aziende municipalizzate, stampa monopolizzata, mondo delle professioni, imprenditoria. Spesso e opportunamente la conduttrice ha sottolineato che non si tratta tanto di un caso di periferia ma di un tassello, magari parossistico, di cui si alimenta e su cui si fonda un sistema di potere nazionale.
Forse andavano meglio sottolineati anche le apparenti assenze. Che ruolo giocano, ad esempio, in questo dramma più che pirandelliano l’opposizione politica spesso timida e reticente quando non coinvolta nella spartizione; la magistratura, normalmente distratta o messa in condizione di non nuocere; l’università, che abdicando alla sua autonomia culturale, ha accettato di diventare pur essa terreno in cui si esercita il padrinaggio politico; la chiesa, incapace di assumere un atteggiamento libero e profetico, in cambio di pochi ma sostanziosi piatti di lenticchie? Non sono solo delle comparse e in ogni caso anche i loro comportamenti possono apparire come forme più o meno consapevoli di complicità.
La domanda iniziale comunque ci sembra decisiva: ma i catanesi come fanno a vivere con dignità quanto ieri sera è stato impietosamente sciorinato davanti agli occhi dell’opinione pubblica nazionale?
A stento, ma fino ad un certo punto, riusciamo a farci una ragione del come siano proprio i quartieri popolari a dare a questo sistema di potere un consenso elettorale bulgaro: lo sfruttamento cinico e spregiudicato del bisogno della povera gente – un lavoro, un sussidio, la casa, una qualsiasi forma di assistenza, una raccomandazione – incanalato da tanti finti patronati e da una miriade di piccoli boss di quartiere, mancando ogni altra forma di mediazione politica, riesce con relativa facilità a raggiungere questi risultati.
Certo, però, che l’immagine più impressionante di questa generalizzata collusione di tutti con tutti, la si è avuta lo scorso anno, una domenica prima delle elezioni del 15 giugno. Quel giorno, l’unico quotidiano cittadino ‘La Sicilia’, ha pubblicato infatti a pagina intera una lettera aperta firmata da decine di persone – c’erano dentro medici, ingegneri, notai, avvocati, universitari – che impunemente si autodefinivano ‘società civile’. Insomma, quelle stesse che avevano sostenuto e possibilmente fruito dei favori dell’amministrazione Scapagnini, hanno avuto la sfacciata impudenza di chiedere al nuovo candidato sindaco Stancanelli, venuto fuori come un coniglio alcune notti prima dal cappello degli accordi elettorali fra PdL ed MPA, una inversione di rotta nella pratica dell’amministrazione della città.
Ma quando arriverà il momento di tagliare i fili di questa intricatissima matassa?
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Ho appena finito di vedere il reportage. Non so se rimanere impietrito o vergognarmi profondamente della mia città. Di certo è assurdo che tutto questo si verifichi “alla luce del sole” senza che nessuno dica niente o si opponga. Nemmeno la Chiesa o la Magistratura riescono a prendere una posizione in tutto questo. Di fronte a tanto paradosso (o scandalo) penso che Pirandello sia stato nettamente superato dal Comune di Catania…Magari dal profondo della sua tomba il poeta potrà trarre spunto per una prossima novella?!?!?……sono sconvolto….