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Tanti Nourredine Adnane anche a Catania

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Adesso ci sarà l’inchiesta. Ad andar bene, sempre che vengano accertate le vessazioni da parte di alcuni vigili urbani, ci sarà una condanna. Che non potrà ridare la vita a Noureddine Adnane, ambulante marocchino in regola con le nostre leggi. Lui non ce l’ha fatta più a subire e si è accartocciato tra le fiamme come un cerino, sotto gli occhi indifferenti di vigili e passanti. Una torcia umana, come Mohamed Tarek Bouazizi, il suo coetaneo di Sidi Bouzid in Tunisia che, dopo un ennesimo sopruso e il sequestro del carretto di frutta e verdura, si è dato fuoco davanti alla prefettura del bel centro maghrebino tutto bianco e azzurro, contagiando la ribellione all’intero Nordafrica e al vicino oriente.
E ci vengono in mente altre storie, storie di miseria, di disoccupazione, di violenza quotidiana in un paese che non è il proprio. Tra le fiamme finisce anche Nabir che viveva e lavorava da sette anni a Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza. Lavori saltuari, in edilizia e in agricoltura, ma nessun contratto. Senza contratto niente permesso di soggiorno. Senza permesso di soggiorno niente tranquillità. Braccato dai carabinieri con lo spettro di essere rimpatriato, proprio adesso, in Tunisia, si dà fuoco e solo per miracolo non muore. Un gesto estremo, come quelli che in Tunisia hanno segnato la fine del regime di Ben Alì.
Anche a Catania sono tanti i blitz dei vigili urbani per “liberare” dai venditori ambulanti senegalesi i marciapiedi sotto i portici di corso Sicilia. Operazioni in cui si sequestrano delle povere cose, prodotti a buon mercato, contraffatti o meno che siano. Qualcuno, un lettore, si chiede dalle pagine del quotidiano locale: “Perchè si sequestra merce solo agli extracomunitari?” E la Rete Antirazzista Catanese, ARCI, Open mind, Cobas, Gapa, Gas tapallara, Pcdi, Rdb-Cub denunciano un’operazione delle forze dell’ordine nel corso della quale a due migranti vengono sequestrate 80 cinture non contraffatte mentre viene loro attribuita merce di proprietà altrui. Uno, Ndiane, vive in regola dall’87 e possiede una regolare licenza di vendita; il secondo, Diagne ha fatto richiesta di regolarizzazione nel settembre 2009.
“Negli ultimi tempi, a Catania, – dice la Rete antirazzista- la situazione degli ambulanti della Fiera , soprattutto senegalesi, è peggiorata. I controlli si moltiplicano e nei sequestri spesso si usano metodi violenti. In una città dove l’abusivismo regna sovrano, dove le cosche mafiose controllano interi territori e settori centrali dell’economia, i rappresentanti delle istituzioni hanno scelto di risolvere la vertenza degli ambulanti per via militare”.
Fino ad oggi non è accaduto l’irreparabile. Nessuno a Catania si è dato alle fiamme. Ma non esasperiamoli. Non tiriamo troppo la corda. “Per opporsi a tutto ciò, dietro l’esempio dei sans papiers francesi”, il Coordinamento catanese per un 1° marzo migrante, formato da Rete Antirazzista, CPExperia, Cobas, Coordinamento immigrati contro la sanatoria truffa, Red Militant promuove la mobilitazione per il 1° marzo. Alle 11 conferenza stampa di fronte all’ingresso del villaggio degli aranci a Mineo; alle 18 presidio antirazzista in piazza Stesicoro.
Alle 20 proiezione di “La terra e(s)trema” ed assemblea al Nievski in via Alessi 17.

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