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Porti turistici a Catania, bastano solo i servizi essenziali

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A proposito della discussione ancora in corso sulla utilità e/o sui rischi che la costruzione di  uno e più porti turistici comporterebbe per la nostra città, pubblichiamo un significativo e documentato messaggio inviatoci da un lettore.
Sono un appassionato di vela sensibile alla problematica dei porti turistici. Avendo avuto occasione di visitarne diversi in Italia e fuori, desidero esprimere il mio parere a tal proposito.
I porti turistici (e con questo termine mi riferisco a quelli destinati alla nautica da diporto), debbono rispondere ad esigenze diverse a seconda che si trovano all’interno di una città oppure a debita distanza.
Nel primo caso non sono certamente necessari supermercati, alberghi, grandi strutture cantieristiche, garage etc, in quanto gli stessi già esistono nel tessuto cittadino, nel secondo caso, essendo isolati, il discorso cambia parzialmente.

Esempi pratici di porti turistici all’interno di una città possono essere (per non andare lontano) i porti di Riposto e di Marzamemi; quali porti turistici esterni ( per citare i più nuovi) Cala dei Medici in provincia di Livorno o Riva di Traiano presso Civitavecchia.
Gli amanti del diporto nautico per le loro imbarcazioni necessitano semplicemente di un ormeggio, per lo più realizzato con pontili galleggianti e quindi rimovibili, dotato di punto acqua e punto luce. A carattere collettivo necessitano poi di servizi igienici, un bar e magari un ristorantino. Per il funzionamento della struttura pochi uffici, qualche deposito e poco altro.
Quanto alle opere di urbanizzazione visibili, a parte la costruzione della diga foranea necessaria a proteggere esternamente l’intero bacino, sono necessari dei piazzali di sosta e qualche stradina interna.
Tornando quindi ai porti turistici che si vogliono realizzare a Catania, uno o due che siano, se si evita la speculazione edilizia alberghiero-commerciale, che interessa esclusivamente ai grandi speculatori e non certamente alla città che invece deve integrarsi con le nuove attività , che ben vengano, in quanto l’impatto ambientale è minimo (e direi anche armonioso) mentre i vantaggi sono notevoli.
E che non si venga a dire che senza realizzare alberghi e supermercati l’iniziativa da realizzarsi in projet-financing non è remunerativa e quindi conveniente.
Mediamente per un posto barca a Catania e provincia si pagano 3.500-4.000 euro l’anno che, moltiplicati per 800 posti barca (dimensione media dei porti previsti), fa la bellezza di 3.000.000 euro annui.
Anche con una concessione demaniale di 60 anni, senza voler fare i conti in tasca a nessuno, altro che se l’investimento non è remunerativo!
Per finire quindi, mi auguro che si finisca con le infinite polemiche che portano all’immobilismo, si dia meno spazio all’interesse di quegli speculatori che hanno già  danneggiato parecchio la città, e godiamoci anche dalla prospettiva del mare quelle grandiose bellezze che ancora abbiamo.
Ing. Salvatore Porto

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