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Per salvare la scuola

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Se il buon giorno si vede dal mattino, per docenti, alunni e famiglie si prospetta un anno scolastico difficile e complicato. A pochi giorni dall’inizio delle lezioni, siamo già in pieno caos: aule sovraffollate, nessun rispetto delle norme di sicurezza, carenza di personale, aumento dei costi. Una situazione, in sostanza, che non promette nulla di buono.
Di tutto questo hanno discusso il 22 settembre nell’aula magna dell’Istituto Lombardo Radice di Catania, su proposta del Coordinamento in difesa della scuola pubblica statale e del Coordinamento precari della scuola, docenti e personale ATA. Consapevoli che, se si vuole salvare la scuola pubblica, non basta denunciare le cose che non vanno ma occorre modificarle immediatamente. (Leggi il comunicato “Salviamo la scuola”)
E’ necessario che anche i non addetti ai lavori sappiano che in meno ore di lavoro non si possono svolgere programmi più ampi dei precedenti; che il sovraffollamento delle classi non è pericoloso solo per i problemi relativi alla sicurezza, ma rende impossibile un serio e coerente lavoro didattico, in grado di coinvolgere tutti gli alunni e non “lasciare nessuno per strada”; che il numero del tutto insufficiente di collaboratori rende le scuole meno sicure; che le assenze fra il personale docente fanno sì che molto spesso gli alunni rimangano parcheggiati da soli in classe senza fare nulla, e/o che vengano accorpate insieme classi diverse; che la riduzione dei finanziamenti statali impoverirà la cosiddetta offerta formativa, ovvero si avranno minori opportunità di crescita per gli alunni, il che renderà più difficile la prosecuzione degli studi, un diritto, quest’ultimo, rimesso in discussione, a Catania, dall’imposizione in tutte le facoltà universitarie del numero chiuso.
Va ricordato, infine, che quando si parla di tagli si parla di decine di migliaia di persone, i cosiddetti precari, espulsi dalla scuola dopo aver contribuito per tanti anni a farla funzionare.
In questa situazione, tutti hanno concordato sul fatto che l’unica ipotesi realistica per difendere il diritto allo studio è quella dell’abrogazione della controriforma Gelmini. Infatti, se già al primo anno di applicazione i guasti sono così rilevanti, fra quattro anni, a regime, il caos e le difficoltà cresceranno in misura esponenziale.
Nell’immediato è, però, importante “ridurre i danni”. Si è perciò deciso di

  • costituire un Comitato, legalmente riconosciuto, per denunciare le situazioni di affollamento delle classi e di mancanza di sicurezza nei vari ordini di scuola;
  • organizzare momenti di confronto fra genitori, alunni e personale scolastico per far crescere consapevolezza e impegno;
  • collegarsi con tutti gli altri lavoratori che nella provincia di Catania, giorno dopo giorno, ingrossano le fila dei disoccupati;
  • collegarsi agli altri movimenti in difesa della scuola pubblica presenti nell’intero Paese;
  • preparare una manifestazione cittadina in difesa del diritto allo studio;
  • chiedere pubblicamente alle forze politiche e sindacali (oltre alle due, Cobas e CGIL, già schierate a fianco del personale scolastico) di rimettere la scuola al centro delle loro riflessioni e di pronunciarsi in maniera chiara sui problemi in discussione.

Non si può, infatti, esprimere preoccupazione per i posti di lavoro perduti (in larga parte nel Meridione) e non pretendere l’abrogazione della controriforma Gelmini.

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