Vedi anche: Step 1 del 14/01/2009; P. M. Gubernale, Odissea all’ufficio postale.
Mezzo chilo di pane oppure una fettina di pollo da 150 grammi oppure di vitello da 100 grammi oppure un chilo di arance. No, non è la lista della spesa di un single impenitente, ma ciò che un “povero” col certificato può comprare con la grande elargizione della ‘carta acquisti’ di Robin Hood Tremonti: naturalmente non tutto in una volta, si rischia un’indigestione, ma una cosa al giorno. E per ottenere questo tesserino azzurro con striscia tricolore (ricorda qualcosa?) un bel gioco dell’oca di disagi e di file prima al patronato o all’INPS, poi all’Ufficio postale. Col rischio
Anche la povertà è spettacolarizzata. Al supermercato la cassiera ad alta voce: “Signora, paga in contanti o con la carta acquisti?”, con buona pace del rispetto della privacy.
Ma oltre al guadagno di immagine per il governo, chi altri trarrà effettivamente vantaggio da questo ennesimo spot promozionale?
Innanzitutto i punti vendita della grande distribuzione, dato che il tesserino è utilizzabile solo attraverso un terminale POS, che certamente molti piccoli negozietti di quartiere non posseggono.
Poste italiane ha messo a disposizione uno sportello dedicato in moltissimi uffici, certamente non a titolo gratuito.
Infine il circuito Mastercard: a regime, sembra infatti che il costo dell’intera operazione ammonterà a circa 8 milioni e 500 mila euro.
Ma non era più facile, ed economico, accreditare lo stesso importo sulle pensioni che la stragrande maggioranza dei presunti beneficiari già percepisce?
In cambio abbiamo ormai la certificazione definitiva che la povertà abita al sud (quasi la metà dei 423.000 tesserini rilasciati riguarda la Campania e la Sicilia) e che il governo piuttosto che affrontare le cause strutturali di una situazione patologica, che l’incipiente crisi economica aggraverà ulteriormente, trova più comodo e più facile fare elemosine. Amen!