Sembrava che la Sicilia potesse non essere mai attaccata dal virus del razzismo. Non è il nord d’Italia, non è una delle regioni col fazzoletto verde nel taschino. E invece… il 4 maggio scorso a Cassibile, in provincia di Siracusa, un bracciante stagionale marocchino è stato aggredito perché non è italiano, non è siciliano. Perché viene da fuori, perché non parla la nostra lingua o la parla male. L’uomo stava camminando su via Nazionale, la strada principale del piccolo centro dove i caporali scelgono i braccianti da impiegare sui campi di patate. Aggredito in pieno centro, prima con insulti, poi con calci e pugni. Qualcuno che assisteva alla scena ha poi chiamato il 118 mettendo in fuga gli aggressori.
E’ la prima aggressione razzista registrata dall’inizio dell’anno, ma non l’unica a Cassibile. Nel 2006 era stato incendiato l’accampamento dove molti lavoratori migranti avevano trovato riparo.«Questa agressione non arriva dal nulla, anzi, c’era da aspettarsela – spiega Alfonso Di Stefano, della rete antirazzista di Catania – Il primo maggio abbiamo organizzato una iniziativa per tentare di accendere i riflettori sul caso di Cassibile, il caporalato e lo sfruttamento dei braccianti agricoli immigrati. Abbiamo però dovuto registrare la scarsa partecipazione dei cassibilesi e dei siracusani”.
Quello di Cassibile è il caso di un respingimento a suon di botte. Ma altri respingimenti ci sono e sono – come dire? – istituzionali. L’estate scorsa, tra maggio e agosto, sono state nove le operazioni con le quali 800 migranti sono stati rimandati in Libia, paese non tenero con le persone respinte. Tra loro donne incinte, bambini, forse – chi può dirlo?- rifugiati. L’Italia ha così violato la Convenzione europea sui diritti umani. Il Comitato per la prevenzione della tortura (Cpt) del Consiglio d’Europa ha bocciato senza appello la politica italiana dei respingimenti. Il rapporto dell’organismo è stato realizzato sulla base di una visita di rappresentanti del Comitato in Italia tra il 27 ed il 31 luglio. Nel corso di questa le istituzioni centrali di Roma hanno fornito una collaborazione definita “insoddisfacente”. Alla delegazione del Consiglio Europa sarebbe stato infatti negato l’accesso a documenti ed informazioni. Le conclusioni della visita sono nette. “La politica dell’Italia di intercettare migranti in mare ed obbligarli a ritornare in Libia – notano i membri del Cpt – viola il principio del ‘non refoulement’ (non respingimento), che forma parte degli obblighi dell’Italia secondo l’articolo 3 della Convenzione europea per i diritti umani”. Una posizione analoga a quella della procura di Siracusa che ha disposto il giudizio per concorso in violenza privata del direttore della direzione centrale dell’immigrazione e della polizia delle Frontiere del ministero dell’Interno, Rodolfo Ronconi e del generale della guardia di finanza Vincenzo Carrarini, responsabili di aver fatto ricacciare in mare, tra il 30 e il 31 agosto del 2009, 75 migranti.
Leggi Migranti, il Consiglio UE bacchetta l’Italia da A Sud’Europa, a.4, n.16
Leggi Aggressione razzista a Cassibile in terrelibere.org
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