Il PUG e il nuovo ‘pacco’ della partecipazione dei cittadini.


Dopo aver sperimentato l’esaltante esperienza della concertazione per San Cristoforo, a cui si potrebbe aggiungere quella non meno appassionante svoltasi per il Piano Urbano Integrato, Catania si prepara adesso alla consultazione pubblica per il nuovo piano regolatore, Il PUG (Piano Urbanistico Generale). Un adempimento obbligatorio, previsto dalla legge, al quale – per favorire (sic!) la partecipazione – sono stati riservati 30 giorni densi di festività e relativi ‘ponti’.

All’annuncio entusiasta apparso sul quotidiano locale risponde oggi, su Argo, Antonio Fisichella.

Con una penna intinta nel miele più zuccheroso, Maria Elena Quaiotti, ci ha informati di un lieto ed importante evento che attende i cittadini catanesi, anche quelli – si specifica nell’annuncio stampa de La Sicilia – che non hanno mai preso una planimetria in mano. Tutti, ma proprio tutti, potremmo infatti scrivere una nuova pagina della storia della città e tutti ma proprio tutti potremmo essere protagonisti del futuro di Catania. Come? Partecipando al nuovo show di democrazia partecipata messo in piedi per il Piano Urbanistico Generale (PUG) dalla terna che regge le sorti dello sviluppo della città: sindaco, vice sindaco e direttore dell’Urbanistica.

Stavolta, a differenza di quanto fatto nell’esemplare momento di concertazione per San Cristoforo, gli appuntamenti saranno sei e non più due. Si intende fare le cose in grande, segno che il giochetto di far finta di ascoltare la società civile, le associazioni e i cittadini a lor signori è tanto piaciuto.

Se è vero come è vero che delle proposte del mondo associativo si è fatto carta straccia e a San Cristoforo arriverà una rambla nuova di zecca per turisti e una cascata di cemento che ha prosciugato il 90% dei fondi del decreto Caivano – San Cristoforo. Decreto il cui spirito è stato totalmente sbeffeggiato e trasformato da occasione – quale doveva e poteva essere – di rigenerazione sociale nell’ennesimo rilancio del ciclo del cemento riconvertito in salsa turistica.

Dei sei incontri tematici che rappresentano gli assi portanti della via partecipativa al PUG abbiamo solo dei titoli che è persino inutile qui richiamare. Il punto di fondo è che la giunta Trantino cerca ancora una volta di spacciare per percorso partecipativo, se non addirittura per democrazia partecipata, una serie di incontri cui si aggiunge – niente poco di meno – “la possibilità di poter inviare proposte e suggerimenti anche nell’apposita area riservata o agli indirizzi mail del direttore all’urbanistica”.

Lo dice il direttore Bisignani che in questa operazione ci ha messo la faccia. Ha fatto del suo meglio e lo ha fatto malissimo. Innanzitutto perché non spetta ad un funzionario lanciare l’appello alla partecipazione al PUG ma è compito di un amministratore e segnatamente dell’assessore all’urbanistica. Se si vuole dare dignità politica all’iniziativa e non derubricarla ad una dimensione burocratica.

Ma il luminare dell’Urbanistica, nonché vice sindaco – come mostrano le cronache quotidiane – una volta giunto nelle stanze che contano si è scordato degl insegnamenti paterni e di tutto ciò che ex cathedra andava predicando. Si vedano le ridicole dichiarazioni sui rischi per la sicurezza personale causati dalla realizzazione del parco a Cibali e gli insistiti richiami al realismo per giustificare precise scelte di campo a favore di strade, palazzi e privati, quasi che il verde per una città come la nostra fosse un lusso rivendicato da una banda di sognatori strampalati e non la più realistica delle necessità.

Bisignani ha inoltre usato un vocabolario che voleva essere alto ed è invece risultato solo altisonante, tanto retorico quanto vuoto e ampolloso. Più da imbonitore da fiera paesana che da alto funzionario pubblico. Che senso ha scomodare, come ha fatto il direttore all’Urbanistica, “la storia della città e il suo destino” per giustificare sei piccoli e raffazzonati incontri. Che nulla hanno a che vedere con un autentico percoroso partecipativo, con il confronto limpido e aperto, con lo scambio, il dialogo, la costruzione di tavoli tematici paritari in cui si confrontano, con informazioni vere e reali, le tante e diverse articolazioni della società e amministrazione.

In terzo luogo, ma questo punto non riguarda solo Bisignani ma la terna nel suo insieme e il grumo di interessi che stringe da ogni lato la vita della città: i sei incontri e i loro pennacchi partecipativi sono solo fumo negli occhi per nascondere la direzione di marcia che è stata impressa alla città, consegnata nelle mani di costruttori e di speculatori, di fondi finanziari e dell’ennesimo ciclo del cemento.

La vita della città, la sua tenuta sociale e le condizioni dei ceti meno abbienti e dei più deboli sono sottoposte ad un nuovo durissimo attacco. Basta guardarsi attorno, è un attacco che ormai si dispiega su due fronti: da terra (con la speculazione edilizia “classica” e nuova, l’innalzamento delle volumetrie, le nuove edificazioni verticali) e da mare (si guardi al piano portuale e allo scempio su beni inestimabili come la scogliera d’Armisi e le foci del Simeto).

Una giunta che altro non è che una stanca ripetitrice di un passato che non passa, di fallimentari ricette fondate sulla crescita di volumetrie e cubature senza preoccuparsi delle ricadute sociali e ambientali, su un modello di sviluppo incentrato sul turismo da street food, ormai ripudiato dalle grandi città italiane ed europee. O forse Trantino – il sindaco youtuber che confina gli enormi problemi sociali della città in una pilatesca e confusa “questione culturale” e che va dicendo che meglio di lui non c’è nessuno – pensa che i nostri ragazzi, ormai in fuga da Catania, possano fare solo i portieri di albergo e di B&B, camerieri, cuochi e addetti alla ristorazione?

Ma su tutto questo ritorneremo. Per ora basta dire che il ‘pacco’ della partecipazione, dopo quello che ci hanno rifilato per San Cristoforo, non incanta più nessuno.

Argo

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