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Prove di omofobia a Catania, chi ha paura dell’Arci Gay?

Pubblichiamo quanto inviatoci da Massimiano Aureli, ingegnere attivo nel volontariato cittadino, sull’episodio di intolleranza accaduto in via Verona alcuni gioni or sono.

Le scritte volgarmente omofobe e gli slogan inneggiati al Duce che hanno imbrattato la saracinesca arcobalemo della sede di Arcigay sono state un atto vandalico dalla evidente coloritura politica o solo un gesto di ordinaria inciviltà?

E comunque, vale la pena dare spazio a notizie di così poco conto – come ha scritto qualcuno – in una città con problemi gavissimi come la mancanza di lavoro, il ricicaggio di denaro sporco, il voto di scambio politico-mafioso?

Interrogativi non di poco conto. Bene ha fatto la sezione catanese di Arcigay, per bocca della sua presidente, Vera Navarria, a non fermarsi alla condanna dell’episodio e a sottolineare che “il nostro impegno per un mondo più giusto per tutte le persone continua, più determinato che mai. Invitiamo la cittadinanza a rimanere unita contro ogni forma di odio”,

Molto significativa l’assemblea pubblica di Largo Rosolino Pilo di giorno 16 marzo. Un’assemblea aperta alla cittadinanza, alla quale hanno partecipato e sono intervenuti i rappresentanti delle associazioni cittadine impegnate in ambito culturale, civico e sociale, nonché di movimenti giovanili e dei partiti politici più attenti ai diritti e alla lotta contro ogni discriminazione. E che si riconoscono nei valori dell’antifascismo.

Accanto alle espressioni di solidarietà, alle manifestazioni di impegno per difendere i diritti di ciascuno e i valori di libertà e di democrazia, è emerso anche un disagio individuale profondo da parte dei membri della comunità LGBTQIA+, degli amici, dei simpatizzanti. Un senso di allarme avvertito da tutti gli abituali frequentatori di quella sede, che costituisce un po’ per tutti una “casa”, aperta non solo a chi è propriamente appartenente alla Comunità, ma anche ad ogni sensibilità vicina.

Catania è già una città difficile, che propende all’intolleranza verso tutte le manifestazioni considerate ‘diverse’, estranee alla cultura tradizionale e dominante. Davanti a quanto accaduto, ad un gesto che ha messo insieme i segni grafici caratteristici della peggiore omofobia e i riferimenti ‘storici’ ad un passato di diritti negati, non poteva non nascere una domanda: se oggi, nel nostro Paese e nella nostra Città, stiamo attraversando una fase culturale che favorisce e stimola questo genere di episodi.

Anche in questa ottica, ma soprattutto come forma di rispetto per chi opera a Catania nella difesa dei diritti di tutti oltre che nell’interesse della comunità LGBTQIA+, ci si sarebbe attesa una parola di solidarietà da parte dell’Amministrazione comunale. E’ stato comunque un fatto che ha suscitato emozione e allarme, sarebbe stato opportuno almeno un cenno da chi dovrebbe rappresentare la collettività

Argo

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  • Quale madre di una "famiglia orgogliosa", io ho partecipato alla manifestazione di largo Rosolino Pilo.
    Con un poco di ritardo,; ma c'erano , credo, ancora tutti coloro che , nonostante una domenica di sole di primo pomeriggio, hanno sentito di testimoniare.
    Non è esatto affermare che ci fossero i rappresentanti di tutti partiti , almeno quelli dell'opposizione. C'erano, inclusa me, 3 iscritti al PD, eterosessuali. C'era il rappresentante di USB, c'era il giornalista Matteo Iannitti, c'era il professor già onorevole Luca Cangemi del Circolo Olga Benario, c'erano ragazzi e meno ragazzi dell'ARCI-GAY, c'era un visitatore straniero di certo interessato.
    In tutto non saremo stati più di 35-40 persone.
    Forse c'era oltre me qualche altro genitore. C'era una giovanissima madre con neonato appresso.
    Pochi, pochissimi genitori.
    Nessun politico eletto, nessun omosessuale della categoria delle figure che in città contano., che fanno parte dei forti, dei potenti, dei tutelati.
    Un solo transessuale.
    Meno male che c'era anche il mio cane trovatello a fare numero.
    Non ho contribuito al dibattito. Ero desolata. Speravo di trovare la piazza piena. Invece eravamo tutti contenuti dentro il piccolo vuoto circondato dlle aiuole centrali.
    Ho paura. Come madre, come amica di genitori di omosessuali, come amica di omosessuali , come maestra affezionata a tanti ex-allievi omosessuali.
    Ho paura per queste esibizioni di aggressività sdoganate, estranee fino ad oggi a Catania, ringalluzzite dal vento nazionale, europeo e statunitense che tira. Ma tira anche in Russia , come nei paesi islamici.
    E allora suggerisco di regalare nelle piazze, con maxischermo "Una giornata particolare" di Ettore Scola, il più delicato, il più commovente , il più "politico" film sul dramma della vita degli omosessuali quando s'incrocia con le esigenze mediatiche dell'intolleranza dei regimi autoritari e poi dittatoriali.
    Non c'era il Sindaco, nè un suo rappresentante. Non c'erano consiglieri Comunali. Non c'erano Segretari di partiti nè cittadini, nè provinciali, nè regionali. Non c'erano "mecenati".
    Non si ha ancora abbastanza paura. E chi dei toccati personalmente , ripeto, è dei e fra i "potenti" forse sa che non pagherebbe fecilmente prezzi. Questo mi fa pensare per analogia a chi inneggia alle "famiglie normali ", a Dio e a Patria senza che nemmeno una delle loro famiglie sia "normale", nè tanto meno fondata sulla legge di un qualunque Dio.

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