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Senza tetto e dormitori, a Catania va sempre peggio

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Sono più di 100 a catania, gli uomini e le donne senza tetto e/o senza fissa dimora. Una situazione resa più drammatica dal freddo dell’inverno che quest’anno non ha risparmiato anche piogge abbondanti.

Di questa condizione si sono fatte interpreti diverse associazioni, da Lhive al Sunia, dall’Osservatorio Urbano e Laboratorio Politico (OULP) che opera a San Berillo al Cenro Astalli che, così come i Cavalieri della Mercede, si occupa in particolare di persone migranti, costrette a dormire in strada anche quando sono in attesa dei documenti. E ancora Restiamo Umani, Città felice, Arci, Trame di quartiere e altre realtà che hanno deciso di fare fronte comune per chiedere alle istituzioni di intervenire in modo concreto e rapido per andare incontro al bisogno di persone in situazione di fragilità.

Dopo aver scritto all’Amministrazione comunale e alla Diocesi, sono state ricevute, il 18 febbraio, in Prefettura. Ma le soluzioni tardano ad arrivare. Anzi, la situazione, già emergenziale, è – recentemente – peggiorata, come dimostra la ricognizione effettuata da Sunia, Astalli e Casa della Mercede.

Ne risulta che attualmente a Catania non c’è nessun dormitorio comunale destinato ai senza tetto. L’ultimo, a Nesima in via Eredia, ha chiuso il 31 Gennaio: l’accoglienza era H24; oggi è stato trasformato in Prins, Centro di emergenza per emergenze di varo tipo, vi si può essere accolti dalle 19 sino alle 7 del mattino per non più di trenta giorni.

Ci sono, inoltre, due dormitori “privati”. La Locanda del Samaritano con circa trenta posti letto per gli uomini e qualcuno per le donne; lo spazio Erwin dei Gesuiti che non ha locali adeguati per essere considerato dormitorio “a lungo periodo” e, quindi, nel mese di marzo, finita l’emergenza freddo, non sarà più attivo.

Entrambi i dormitori chiudono alle 7 del mattino per permettere l’igienizzazione e la pulizia dei locali e riaprono alle 19. Durante questo lasso di tempo, le due strutture non sono presidiate da personale.

Esistono ulteriori 15 posti letto solo per le donne, presso le suore di Madre Teresa di Calcutta. Non esiste alcun dormitorio pubblico dedicato alle donne né ai nuclei familiari con figli minori. Lo spazio Lumière è infatti dedicato alle donne vittime di violenza.

Anche i servizi pubblici a favore dei senza tetto e dei senza fissa dimora sono quasi inesistenti. L’unico servizio pubblico comunale. gestito da una cooperativa sociale, è quello dell’Unità di strada, che offre servizio sanitario e assistenza e dove è possibile accoglienza. Solo Caritas diocesana, le suore di Madre Teresa di Calcutta, Casa della Mercede, Comunità di Sant’Egidio e Croce Rossa provvedono con servizi igienici, vitto, assistenza alla persona e assistenza sanitaria.

Il PNRR ha previsto, nell’ambito degli interventi che riguardano l’ambito della povertà e dell’edilizia sociale, un finanziamento complessivo di 450 milioni di euro. Si tratta della Stazione di posta (una misura prevista dalla Missione 5 del PNRR, Inclusione e coesione-infrastrutture sociali famiglia comunità e terzo settore) abbinata all’Housing first. Vale a dire un centro di servizi per l’ascolto e la valutazione dei problemi di chi viene indirizzato agli sportelli, che funge anche da luogo per la residenza fittizia. E’ gestito da Croce rossa e dalla Cooperativa sociale Il Mosaico.

Il Comune non ha ritenuto utile informare sul suo avvio né le Associazioni né i Sindacati. Quanto al progetto dell’Housing first, esso è attualmente bloccato per indisponibilità degli immobili individuati per la riqualificazione e il riutilizzo.

Per discutere di questa situazione si è svolta ieri mattina, presso la sede di Lhive, una conferenza stampa che si è rivelata anche un’ottima occasione di confronto tra le associazioni promotrici. Unanime la volontà di sollecitare un incontro con sindaco e assessori, e di tornare a stimolare l’intervento del Vescovo Luigi Renna.

E’ stata discussa anche la proposta, avanzata da Nino Bellia dell’OULP , di elaborare un progetto da sottoporre alla cittadinanza e ai decisori politici. Un progetto nuovo, in cui far convergere le esperienze e le competenze maturate negli anni, sul campo, dalle associazioni più attive in questo settore. Proposte e indicazioni da predisporre insieme e da mettere a disposizione di una Amministrazione che fosse seriamente interessata. Una sorta di “Modello Catania”

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