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Emergenza dormitori a Catania

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senza tetto con cartello "Homeless, please help"

Pubblichiamo volentieri le considerazioni di Giusi Milazzo (SUNIA) e Luciano Nigro (LHIVE) che, insieme con gli esponenti di tante altre Associazioni catanesi, hanno inviato già nel mese di gennaio una prima lettera alle autorità competenti e, di recente, una seconda per chiedere un significativo cambiamento delle politiche sociali nei confronti delle persone più fragili, in particolare, verso quelle “senza fissa dimora”.

La città di Catania ha in cantiere, avendo ricevuto finanziamenti in merito, progetti da destinare al supporto delle persone senza fissa dimora.

E questa è una buona notizia visto che Catania al momento offre un solo dormitorio pubblico. Certamente insufficiente – 50 posti – e certamente non facile da raggiungere, si trova in uno dei quartieri periferici.

La cattiva notizia è che ancor prima di realizzare le nuove attività ha deciso di ridurre i servizi che l’unico dormitorio pubblico cittadino forniva.

Chi sono le persone senza fissa dimora? Sono tante e tutte con una diversa storia personale. Possono essere persone che vivono sotto la soglia di povertà, persone che hanno perso la casa, persone che hanno perso il lavoro, persone che abusano di sostanze, persone con problemi mentali, persone sole, persone in attesa di permesso di soggiorno, persone portatrici di handicap, persone anziane, persone giovani, persone che hanno scelto di vivere in strada, persone che stanno …, ma tutte persone, con una propria vita e con propri desideri.

Alcune di queste persone possono avere necessità di dormire una notte, altre una settimana, altre un paio di mesi, altre più tempo. C’è chi vuole un tetto solo durante i giorni di pioggia o di freddo, chi ha bisogno di una doccia o di lavare la biancheria, chi cerca un pasto caldo, chi ha bisogno di completare un ciclo di terapia o un percorso diagnostico, chi ha iniziato un percorso di inserimento diagnostico, chi sta sperimentando un percorso di ridefinizione del proprio progetto di vita.

Ecco perché i dormitori per persone senza fissa dimora dovrebbero essere organizzati secondo i criteri della Bassa Soglia (facile accesso e flessibilità dei programmi).

Infatti, questi interventi sono rivolti a persone che stanno attraversando un generale momento di fragilità e che, nella maggior parte delle situazioni, sono “senza dimora”.

Con l’attivazione e l’offerta dei Dormitori Bassa Soglia è possibile offrire una risposta ai bisogni primari e urgenti: un tetto ed un letto, e al contempo favorire la costruzione di relazioni di fiducia e d’aiuto significative tra persone e operatori, affinché i beneficiari possano iniziare un percorso di fuoriuscita dalla marginalità, con l’obiettivo di un reinserimento nel contesto sociale di appartenenza.

L’attivazione dei Servizi Bassa Soglia parte dalla presenza di un momento di criticità della persona, per mettere poi al centro del progetto individualizzato le risorse e le potenzialità del soggetto e del suo nucleo familiare, in una logica di empowerment, affinché si condivida e si imposti con lui un percorso verso l’autonomia.

Inoltre, i servizi a bassa soglia, incluso il Dormitorio, ci consentono di arrivare al cosiddetto “sommerso”, ovvero di avvicinare quei soggetti non conosciuti dai servizi o che non conoscono l’esistenza dei servizi.

A fronte di quanto detto il Comune di Catania, nei giorni più freddi e più piovosi dell’anno, in previsione di attivare ipotetici nuovi servizi, per i quali si è, peraltro, ancora alla ricerca dei locali, ha pensato bene di chiudere l’unico dormitorio disponibile alle sette del mattino e di riaprirlo alle sette di sera e di ridurre, non tenendo nemmeno conto della disponibilità dei posti letto (occupati o liberi), a sette o al massimo trenta giorni la permanenza delle persone nel dormitorio.

Fortunatamente, le associazioni, i sindacati e la società civile si sono mobilitati e hanno inviato due lettere al signor Sindaco, a sua eccellenza la Prefetta e all’Arcivescovo chiedendo di rivedere l’ordinanza e di ripristinare la precedente metodologia di accoglienza.

I firmatari, dopo essersi incontrati, come risulta dall’allegato report, sono stati ricevuti dalla Prefetta e aspettano di essere convocati dal Sindaco e dall’Arcivescovo.

Bisogna agire con urgenza. A fine febbraio tutte le persone saranno nuovamente rimesse in strada e ciò, a fronte di un dormitorio vuoto, ha tutto il sapore della beffa.

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