A cercare un campo in cui giocare è la ASD San Berillo, la squadra di calcio popolare formata da ragazzi bianchi e neri, locali e stranieri, di cui abbiamo già parlato. Iscritta al campionato UISP (Unione Italiana Sport per Tutti), la San Berillo ha già giocato le partite del girone di andata, ottenendo anche due vittorie e tre pareggi.
Fino a qualche giorno fa aveva ancora un campo in cui allenarsi e in cui disputare le partite in casa, a Monte Po. Un campo comunale dato in gestione ad una società privata, che aveva stipulato con la San Berillo un accordo – a pagamento – per l’utilizzo del campo per le partite in casa e per un allenamento settimanale.
A due giorni dalla partita contro il Santa Venerina, la prima del girone di ritorno, i giocatori della San Berillo si sono trovati con il campo chiuso e neanche l’ombra di un preavviso. Nè da parte del Comune, né da parte della società privata. Hanno poi saputo che quest’ultima, non avendo ottemperato agli impegni presi con l’Amministrazione, aveva perso la gestione della struttura.
Ma il problema non è solo la scorrettezza del mancato avviso, che ha fatto saltare una partita, recuperata solo due giorni fa. La cosa più grave è che la San Berillo si trova adesso senza campo di riferimento.
La soluzione momentanea è nata dalla solidarietà delle altre squadre del campionato, che hanno offerto il proprio campo per giocare le partite ‘in casa’. Partite in casa giocate in trasferta. E nello stesso campo, quello degli avversari. Un paradosso. Ma anche un segnale positivo, una forma di riconoscimento da parte dei potenziali avversari. A compensare la delusione subita sono arrivati anche i complimenti del presidente del campionato UISP, un incoraggiamento ai giocatori perché proseguano nello sforzo di migliorarsi, che sta già dando notevoli risultati.
Ma il problema del campo resta, a cominciare dall’impossibilità di allenarsi. Una situazione scoraggiante che, tuttavia, non è ancora riuscita a minare il senso di appartenenza e il senso di responsabilità dei giocatori. A mantenerlo vivo hanno contribuito alcune riunioni in cui, insieme, dirigenti, allenatore, giocatori hanno iniziato a ragionare e a confrontarsi su questioni che stanno a cuore a tutti.
Che la squadra sia coesa ce lo dice un episodio recente, avvenuto quando Nouha, un giocatore molto promettente, è stato notato per le sue qualità e invitato a tesserarsi con il Tremestieri, che è in prima categoria. La soddisfazione per l’apprezzamento ricevuto e le prospettive offerte dal nuovo tesseramento non hanno impedito a Nouha di commuoversi quando ha dovuto lasciare i compagni. Lo ha confortato la promessa di future occasioni di incontro, quanto meno in occasione delle reciproce partite, di cui saranno a turno spettatori e tifosi. In un panorama calcistico in cui sembrano prevalere interessi economici e carrierismo, una dimostrazione che esiste ancora lo sport disinteressato e solidale.
Ed è bello che la ASD San Berillo stia curando anche la nascita di una squadra di bambini che potranno trovare nel calcio l’occasione per scaricare gioiosamente la propria energia imparando, nel contempo, valori come la lealtà e il rispetto degli altri. E, naturalmente, l’inclusione.
La San Berillo è segno visibile di quello che può fare l’inclusione, di come ragazzi del Mali, della Costa D’Avorio, del Burkina Faso, del Gambia, della Guinea, possano giocare insieme a ragazzi italiani, sentendosi parte della stessa ‘famiglia’. E di come, seguendo le indicazioni di un allenatore senegalese, possano crescere in numero e in qualità del gioco.
D’altra parte a tenere a battesimo questa squadra è stata l’esperienza di condivisione realizzata dagli amici dell’OULP (Osservatorio Urbano e laboratorio Politico) che, “tra via Carro, via Buda, via delle Finanze, via Pistone, ogni sabato pomeriggio per un anno, con il caldo e con il freddo, tutti insieme a giocare a calcio con porte improvvisate, oppure a biliardino, basket, ping-pong, ma anche a cantare e suonare, residenti e non residenti, con dimora e senza dimora, in un intreccio di lingue, colori, culture e religioni”.
Per adesso, i nostri giocatori continueranno ad allenarsi ogni domenica pomeriggio nella piazza della ‘fiera’, dove il terreno non è certo quello di un campo sportivo, ma lo spazio non manca. E non mancano gli spettatori amici che li incoraggiano, seduti sui gradini della chiesa.
Ma un campo vero serve. E non intendono demordere. Hanno rilasciato interviste, pubblicato su Istagram un video che potete vedere a questo link. Sosteniamoli. Anche facendo circolare questa loro richiesta. Lo meritano.
E se vogliamo anche dare una mano con la raccolta fondi, questo è il link.
Per la foto e il video, grazie a Laura Schilirò .
si potrebbe realizzare a San Cristoforo con parte del finanziamento del c.d. decreto Caivano.
UNA persona di mia conoscenza vende un terreno nella zona di misterbianco contrada Madonna Ammalati esteso circa 11.000 mq. allo stato è edificabile ma può essere venduto anche per attrezzature sportive. contattatemi se può essere utile allo scopo.
Vorrei mettermi in contatto con voi. Salvo D’arrigo