Porto di Catania, la nuova frontiera dell’assurdo: distruggere per rinaturalizzare

Sulla Valutazione Ambientale Strategica relativa al nuovo Piano Regolatore del Porto di Catania intervengono: la LIPU, il WWF e il Comitato di proposta per il Parco Territoriale Monte Po-Vallone Acquicella, inviando le proprie Osservazioni, come previsto dalla procedura di partecipazione pubblica

La LIPU era già intervenuta nella fase precedente, quella relativa allo studio di Impatto Ambientale, senza tuttavia ottenere – da parte dell’Autorità Portuale – l’attenzione che le proprie obiezioni meritavano. E si era espressa anche l’associazione Volerelaluna.

Adesso l’interlocutore è il Ministero, l’analisi delle criticità si è fatta più approfondita e viene chiamato in causa, come pezza di appoggio, anche l’articolo pubblicato su una rivista scientifica di riconosciuto peso internazionale, il Biodiversity Journal.

La questione non è di poco conto, verte su un progetto di ampliamento dell’attuale superficie del Porto, che stravolgerebbe due ambienti naturali unici: a sud, la foce del fiume Acquicella, a nord la scogliera di Larmisi.

Parliamo, da una parte, di uno degli ambienti più significativi della fascia costiera sabbiosa di Catania, un ecosistema costiero di eccezionale valore conservazionistico per le sue dune, la presenza di specie di uccelli tutelate dalle direttive europee, che vi nidificano e vi si alimentano, e di specie di pesci che lì trovano cibo e risalgono verso monte. E ancora specie di insetti e specie vegetali di particolare pregio naturalistico, fino ad arrivare alla recente scoperta della presenza di una importante popolazione di cavalluccio marino.

Dall’altra parte, l’ampliamento a nord-est che coinvolge una scogiera antichissima, datata dall’INGV a più di cinquemila anni fa, uno degli esempi paesaggisticamente più belli e più interessanti della costa rocciosa di Catania, con alte pareti su cui si aprono grandi grotte di erosione marina, fra le più spettacolari del litorale catanese (direttiva Habitat 92/43/CEE), e in cui sono presenti una importante vegetazione alofila e da macchia mediterranea, e un habitat a coralligeno ancora in buono stato di salute nell’area antistante.

A quale scopo distruggere ambienti naturali così belli, che andrebbero piuttosto curati, fatti conoscere ed apprezzare? Per creare, a sud, una nuova darsena per il traffico commerciale che si potrebbe, e dovrebbe, dirottare su Augusta, porto vicinissimo e incluso nello stesso sistema portuale, evitando così anche tutto l’inquinamento determinato dall’intenso traffico di grandi veicoli. E a nord per realizzare un bacino destinato ad accogliere una decina di grandi yacht.

Ma ne vale davvero la pena? Vale la pena cementificare pesantemente il nostro litorale e aumentare l’inquinamento, distruggendo un ambiente che – se rispettato e curato – potrebbe anche essere fonte di ricchezza economica?

Nel progetto di ampliamento, si arriva al paradosso di distruggere per poi rinaturalizzare. La rinaturalizzazione dei corsi d’acqua è prevista dalla Nature Restoration Law in vigore dal 2024 ma, nel caso dell’Acquicella, siamo ancora in tempo a lasciare le cose come stanno, invece di progettare – come avviene nel Piano di ampliamento – interventi per ricreare in modo artificiale, parziale e con dubbi risultati, l’ecosistema esistente.

Un primo, grave danno, è stato già fatto con la realizzazione, nel 2012, della nuova darsena che ha deviato e accorciato la foce dell’Acquicella causando importanti alterazioni all’ecosistema, non certo compensate da un impianto di fitodepurazione mai entrato in funzione. E che ha subito smottamenti e insabbiamenti continui, creando costantemente problemi.

Nel nuovo progetto si pensa di evitare futuri insabbiamenti con il cosiddetto pennello, ma viene -ancora una volta – sottovalutato il danno ambientale che sarebbe determinato anche solo dal transito di materiali e mezzi per costruirlo. Per non parlare dei problemi, costruttivi e ambientali, insiti nel previsto sottopassaggio da realizzare nell’area del Faro e ancora non risolti.

Il documento delle associazioni ambientaliste affronta in modo puntuale le principali questioni, indicando le criticità riscontrate, punto per punto, e avanzando anche proposte alternative.

L’intero documento si può leggere e scaricare a questo link.

Argo

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  • A oggi molteplici dati normativi mi pare ostino all'ampliamento del perimetro portuale a discapito dei due importanti beni naturalistici costituiti dalla scogliera dell'Armisi (non "Larmisi") e dalla già compromessa foce del torrente Acquicellla:
    1) Per l'ampliamento del porto di Catania a nord e a sud occorre modificare la circoscrizione di competenza dell'Autorità portuale indicata tanto all'art. 1 del decreto presidenziale 12 giugno 2020, n. 14 (si veda il link ), quanto all'art. 1 del decreto presidenziale 9 agosto 2024, n. 73 (si veda il link ) .
    Non mi pare che a oggi sia stato fatto.
    2) Sino a quando le aree relative ai due beni naturalistici non dovessero malauguratamente rientrare nel perimetro portuale, esse, in quanto demanio marittimo, sono nella titolarità dell'Assessorato regionale per il territorio e l'Ambiente (A.R.T.A.) e disciplinate dal Piano di Utilizzo delle Aree Demaniali Marittime (P.U.D.M.) che la L.R. 29 novembre 2005, n. 15, portante "Disposizioni sul rilascio delle concessioni di beni demaniali e sull'esercizio diretto delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo", come modificata dall’art. 39 della L.R. 17 marzo 2016, n. 3, il cui art. 4, al comma 1, come modificato dall'art. 37 della L.R. 22 febbraio 2023, n. 2, così recita: "Le attività e le opere consentite sul demanio marittimo, ai sensi dell'articolo 1 della presente legge, possono essere esercitate e autorizzate solo in conformità alle previsioni di appositi piani di utilizzo delle aree demaniali marittime [P.U.D.M.], approvati dall'Assessorato regionale del territorio e dell'ambiente, su proposta dei comuni costieri. Detti piani devono prevedere appositi spazi per l'accesso di animali di affezione. I piani prevedono altresì aree dedicate alla fruizione sociale, gestite da enti pubblici o enti ed organismi senza finalità lucrative, che assicurino l'accesso a persone con disabilità e minori con prevalenza dell'utilizzo a scopi sociali ed educativi su quelli associativi o lucrativi "; in tutta evidenza, quindi, i P.U.D.M. non possono prevedere ampliamenti portuali.
    3) Il Comune di Catania ha conformemente definito, con Deliberazione di Giunta comunale 27 gennaio 2021, n. 10, il Piano di Utilizzo delle Aree Demaniali Marittime ricadenti nella propria fascia costiera. Tale deliberazione, seppur soggetta alle valutazioni dell'A.R.T.A. previo parere del Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale, è stata contestualmente dichiarata "immediatamente esecutiva, ai sensi dell’art. 12 – 2° comma – della L.R. n. 44/91".
    4) "La realizzazione, nel 2012, della nuova darsena che ha deviato e accorciato la foce dell’Acquicella causando importanti alterazioni all’ecosistema", era e resta fuori legge, non essendo previsto tale tipo d'intervento nel Decreto del Presidente della Repubblica del 14 aprile 1996, portante "Atto d'indirizzo e coordinamento alle Regioni recante criteri e modalità per la redazione di programmi di manutenzione idraulica e forestale" (GU 20 aprile 1993, n. 91), che non contempla le deviazioni dei corsi d'acqua dai loro alvei naturali con interruzioni delle interazioni fra acque superficiali e acque sotterranee delle falde in subalvei, e sarebbe di competenza dell'A.R.T.A., ai sensi dell'art. 3, comma 3, della L.R. 10 agosto 1985, n. 37, provvedere alla riduzione al pristino stato. Sarebbero analogamente fuori legge gli "interventi per ricreare in modo artificiale, parziale e con dubbi risultati, l’ecosistema esistente" di cui riferisce l'articolo.

  • Sub n. d'ordine 4:
    errata: Decreto del Presidente della Repubblica del 14 aprile 1996;
    corrige: Decreto del Presidente della Repubblica del 14 aprile 1993.
    Mi scuso.

  • A oggi molteplici dati normativi mi pare ostino all’ampliamento del perimetro portuale a discapito dei due importanti beni naturalistici costituiti dalla scogliera dell’Armisi (non “Larmisi”) e dalla già compromessa foce del torrente Acquicellla:
    1) Per l’ampliamento del porto di Catania a nord e a sud occorre modificare la circoscrizione di competenza dell’Autorità portuale indicata tanto all’art. 1 del decreto presidenziale 12 giugno 2020, n. 14 (si veda il link ) quanto all’art. 1 del decreto presidenziale 9 agosto 2024, n. 73 (si veda il link ).
    Non mi pare che a oggi sia stato fatto.
    2) Sino a quando le aree relative ai due beni naturalistici non dovessero malauguratamente rientrare nel perimetro portuale, esse, in quanto demanio marittimo, sono nella titolarità dell’Assessorato regionale per il territorio e l’Ambiente (A.R.T.A.) e disciplinate dal Piano di Utilizzo delle Aree Demaniali Marittime (P.U.D.M.) in ordine alle quali la L.R. 29 novembre 2005, n. 15, portante “Disposizioni sul rilascio delle concessioni di beni demaniali e sull’esercizio diretto delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo”, come modificata dall’art. 39 della L.R. 17 marzo 2016, n. 3, il cui art. 4, al comma 1, come modificato dall’art. 37 della L.R. 22 febbraio 2023, n. 2, così recita: “Le attività e le opere consentite sul demanio marittimo, ai sensi dell’articolo 1 della presente legge, possono essere esercitate e autorizzate solo in conformità alle previsioni di appositi piani di utilizzo delle aree demaniali marittime approvati dall’Assessorato regionale del territorio e dell’ambiente, su proposta dei comuni costieri. Detti piani devono prevedere appositi spazi per l’accesso di animali di affezione. I piani prevedono altresì aree dedicate alla fruizione sociale, gestite da enti pubblici o enti ed organismi senza finalità lucrative, che assicurino l’accesso a persone con disabilità e minori con prevalenza dell’utilizzo a scopi sociali ed educativi su quelli associativi o lucrativi “; in tutta evidenza, quindi, i P.U.D.M. non possono prevedere ampliamenti portuali.
    3) Il Comune di Catania ha conformemente definito, con Deliberazione di Giunta comunale 27 gennaio 2021, n. 10, il Piano di Utilizzo delle Aree Demaniali Marittime ricadenti nella propria fascia costiera. Tale deliberazione, seppur soggetta alle valutazioni dell’A.R.T.A. previo parere del Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale, è stata contestualmente dichiarata “immediatamente esecutiva, ai sensi dell’art. 12 – 2° comma – della L.R. n. 44/91”.
    4) “La realizzazione, nel 2012, della nuova darsena che ha deviato e accorciato la foce dell’Acquicella causando importanti alterazioni all’ecosistema”, era e resta fuori legge, non essendo previsto tale tipo d’intervento nel Decreto del Presidente della Repubblica del 14 aprile 1993, portante “Atto d’indirizzo e coordinamento alle Regioni recante criteri e modalità per la redazione di programmi di manutenzione idraulica e forestale” (GU 20 aprile 1993, n. 91), che non contempla le deviazioni dei corsi d’acqua dai loro alvei naturali con interruzioni delle interazioni fra acque superficiali e acque sotterranee delle falde in subalvei, e sarebbe di competenza dell’A.R.T.A., ai sensi dell’art. 3, comma 3, della L.R. 10 agosto 1985, n. 37, provvedere alla riduzione al pristino stato. Sarebbero analogamente fuori legge gli “interventi per ricreare in modo artificiale, parziale e con dubbi risultati, l’ecosistema esistente” di cui riferisce l’articolo.
    5) Il Codice dei beni culturali e del paesaggio assoggetta a tutela paesistica le fascie costiere per una profondità di m 300 dalla battigia, con eccezione delle zone A e B dei prg; sicché nulla si può fare sui beni naturalistici in questione senza la previa autorizzazione della Soprntendenza.

    • Probabilmente il dott. Gesualdo Campo non ha il tempo per leggere con attenzione le nostre osservazioni per il nuovo PR del Porto di Catania, sono molto lunghe perché abbiamo cercato di fornire il più possibile elementi di valutazione alla commissione esaminatrice del PR portuale. I punti che lui affronta e ci suggerisce di trattare sono già inclusi nel documento che abbiamo inviato e che invieremo, opportunamente finalizzato, anche al Comune di Catania. Abbiamo preferito entrare nel merito degli argomenti, dimostrando l’effettivo danno ambientale che le opere relative alle due darsene nuove, a sud e a nord del Porto, comporterebbero per gli ecosistemi naturali, non abbiamo fatto riferimento a norme di legge talvolta controverse, ma che ci ripromettiamo se necessario di utilizzare in futuro. E per questo ci fa piacere il suo intervento. Peraltro le nostre Osservazioni vanno lette insieme a quelle di “Volerelaluna”, che affrontano pure le stesse problematiche con un taglio più prettamente urbanistico.
      Ricordo che da ragazzo frequentando il porto come atleta del Circolo Canottieri Jonica, sentivo che quel tratto di scogliera veniva chiamato dai pescatori col nome di “Caitu”. È vero che è la scogliera dell’Armisi, ma abbiamo utilizzato il termine Larmisi in quanto riportato in un articolo scientifico sulla datazione della scogliera. Ritengo personamente che, al di là della denominazione, sia inequivocabile che stiamo parlando di quel tratto di costa che vorremmo non venisse trasformato ulteriormente.
      Ritengo infine che gravi responsabilità sono della Soprintendenza di Catania che ha consentito negli anni, malgrado le sue funzioni e prerogative, a nord la cementificazione della costa lungo i binari della ferrovia e a sud la trasformazione di tutto il litorale fino al Simeto e per ultimo nel 2012 la riduzione di circa 300 m della lunghezza del fiume Acquicella per la realizzazione dell’attuale darsena commerciale, malgrado le nostre segnalazioni e denunce alla Procura.

      • Grazie, dott. Rannisi.
        Mi fa molto piacere la conferma, da Lei ribadita, che quanto da me evidenziato sotto il profilo normativo sia stato già preso in considerazione da Argo sotto il profilo sostanziale; d'altronde nell'amministrazione forma e sostanza devono necessariamente coincidere.
        Ho lasciato la Soprintendenza di Catania il 1° gennaio 2010 e non ho idea se chi mi è subentrata abbia o meno approvato i lavori di cui riferisce in conclusione della Sua risposta al mio commento.
        Suppongo che, per essere Lei così assertivo, abbiate richiesto e ottenuto l'accesso agli atti.
        Continuerò a insistere in ogni sede pubblica sulle cinque fattispecie che ho richiamato con riferimento alle norme che credo non siano state a oggi prese in considerazione nei procedimenti posti in essere dall'Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale, nel tentativo di scongiurare, accanto ad Argo, a Volere la luna e a quanti lo condividano, la compromissione dei due importanti sistemi naturalistici.
        Il mio commento non aveva alcun intento polemico nei confronti dell'articolo e di chi l'ha scritto, ma unicamente quello di sostenerne le argomentazioni con riferimenti normativi.
        Nel tornare a ringraziarla, auguro ad Argo ogni successo nelle battaglie che ha intrapreso e che intraprenderà a favore della città e della sua area metropolitana e che mi vedranno solidale.

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