Noi di Argo c’eravamo quando i ragazzi del biennio del Liceo Artistico dell’Istituto Musco hanno rappresentato, nel teatro della loro scuola, Gli eroi di Ilio, un lavoro ispirato alla guerra di Troia. Siamo a Librino, alle spalle di zia Lisa seconda, e in questo Liceo, voluto con determinazione dalla preside Cristina Cascio e oggi ottimamente diretto da Mauro Mangano, i ragazzi hanno accettato volentieri la sfida di occuparsi di un argomento classico.
Hanno scritto la sceneggiatura che parla di dei e dee dell’Olimpo, di eroi valorosi ma talora perdenti, di una guerra interminabile e dolorosa, diversa e tuttavia simile a quelle odierne di cui parlano i telegiornali, lavorando con Ivana Parisi, che conosce bene le tecniche del laboratorio di scrittura ed è anche regista di spettacoli realizzati in contesti difficili come può esserlo un carcere.
Questa volta ha accettato di lavorare in una scuola, dopo aver concorso ad un bando ed averlo vinto, ottenendo i finanziamenti europei del progetto Scuole Aperte, finalizzato al contrasto dell’abbandono e del fallimento scolastico. Anche qui, tra i giovani studenti del Musco, basandosi sull’esperienza acquisita con i giovani detenuti, Ivana ha lavorato soprattutto sul coinvolgimento dei ragazzi più difficili e più fragili, quelli con qualche disabilità o insofferenti alla disciplina dello studio.
Eppure in questo laboratorio, forse perché non sembrava neanche di stare studiando, si sono fatti coinvolgere, si sono impegnati. Alcuni a scrivere e a recitare, altri a disegnare e dipingere le scene dello spettacolo, ragionando insieme su tutto, da come dovesse essere il cavallo di Troia a quale fosse il senso della guerra, oggi drammaticamente riproposto dalle notizie di cronaca.
Tutti i ragazzi hanno dato il massimo e lo spettacolo è stato un successo, adesso fremono per fare un’altra esperienza simile. Involontariamente aprono un fronte quanto mai complicato. Quello dei progetti, che – per quanto interessanti e validi – sono a tempo, non garantiscono la continuità che sarebbe necessaria per ottenere effetti significativi e duraturi. Loro non lo sanno ma questo è un problema ancora irrisolto, una scommessa aperta per tutti coloro che, educatori, insegnanti, istituzioni, volontari, sono impegnati sul fronte del contrasto alla poverta educativa e alla devianza giovanile.
I ragazzi non si sono impegnati soltanto a disegnare le scene per i fondali degli Eroi di Ilio, hanno realizzato anche i fondali per un altro spettacolo, Pinocchio, sceneggiato e interpretato dai giovani detenuti dell’Istituto Penale Minorile, a cui alcuni di loro hanno avuto anche la possibilità di assistere.
Non è stata l’unica occasione di collaborazione tra le due istituzioni, Musco e IPM. I rispettivi dirigenti hanno firmato un protocollo d’intesa a cui ha fatto seguito la decorazione – con quattro grandi murales di 12 mq ciascuno – delle stanze che i giovani detenuti utilizzano come spazi comuni nei momenti di svago e di socialità. Alla realizzazione dei murales è seguita l’inaugurazione, una festa a cui hanno presenziato la prefetta e altre autorità, insieme a un pubblico selezionato, ammesso in via eccezionale nell’area riservata del carcere minorile.
Trait d’union tra IPM e Musco è stata Myriam Scarpa, già docente per anni all’interno del Minorile ed ora con una cattedra di discipline pittoriche nel Liceo Musco. In vista della realizzazione dei murales, gli alunni di Scarpa e della collega Laura Grasso hanno prodotto 25 bozzetti legati ai colori delle quattro sezioni del carcere (arancio, giallo, blu, verde).
Una commissione ne ha scelti 4, poi realizzati, all’interno del carcere, dalla stessa docente con la collaborazione di alcuni alunni e di alcuni detenuti, che hanno così sperimentato una forma imprevedibile di integrazione. Superamento di pregiudizi, stupore per la gratuità di piccoli gesti (come le merendine fatte trovare dai ragazzi ristretti come segno di accoglienza ai coetanei liceali), disponibilità a rinunciare per ore all’uso del cellulare, vietato all’interno del carcere, questi e molti altri gli effetti di questa esperienza nuova vissuta dagli alunni del Musco.
Un’apertura al territorio, una lezione di vita. Una ‘scuola aperta’ senza bisogno di specifici progetti o finanziamenti.
Un’apertura al territorio sono del resto anche le uscite degli alunni dell’indizzo multimediale con l’insegnante, Sonia Giardina. Per conoscerlo, guardarlo con occhi consapevoli, riprenderne alcuni aspetti e sintetizzarli in un video. Una occasione di coinvolgimento in una attività che non sembra nemmeno ‘studio’ ma è di fatto una grande occasione di apprendimento, non solo tecnico. Lo testimoniano documentari come Periferia e Sommersi, in cui i giovani allievi dimostrano di aver acquisito le competenze tecniche per proporre all’esterno ciò che hanno osservato e capito.
Abbiamo parlato del Musco perché abbiamo avuto l’opportunità di seguine alcune attività formative. Ci sono, tuttavia, altre scuole e altri insegnanti, in aree non meno difficili della città, impegnati ad offrire ai loro ragazzi esperienze formative di grande spessore, confermando il ruolo centrale della scuola, rimasta, nonostante lo scarso riconoscimento che riceve, l’unica presenza capillare dello Stato, anche là dove esso appare latitante.
Ecco uno dei murales realizzati in IPM
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