Riceviamo e volentieri pubblichiamo un contributo di Enzo Sanfilippo della Comunità dell’Arca, che sul nostro territorio è presente nelle provincie di Catania e Palermo.
La guerra, le guerre, alle quali tutti ci diciamo contrari, sono di fatto fortemente promosse da poteri economici e politici. Così la sua presenza ha invaso lo spazio pubblico e la sua giustificazione ha coperto il persistente desiderio di pace nella coscienza diffusa delle persone.
Questa situazione, in particolare dall’avvio della guerra in Ucraina, ha interrogato la Comunità dell’Arca italiana, un piccola aggregazione, fondata da Lanza del Vasto che fu discepolo di Gandhi e che è oggi presente in varie parti del mondo.
Ci siamo chiesti: «Come rendere visibile il desiderio di pace così presente, ancora, nelle coscienze, come mostrare quanto ancora il desiderio di guerra sia minoritario, sebbene nello “spazio pubblico” sembri unanime?» Da questa domanda è nata la decisione di impegnarci in una campagna per l’obiezione al servizio militare e per l’attivazione della difesa popolare, civile e nonviolenta.
Da qui la riflessione sul cambiamento avvenuto nei modi in cui gli Stati organizzano gli eserciti; di come questi possano facilmente trasbordare dalla funzione precipua di difesa assegnata loro dalle diverse costituzioni.
Non tutti gli stati, come nel caso italiano, fanno ricorso alla leva obbligatoria. In Italia la leva obbligatoria è stata sospesa con una legge del 2004. Con quella legge è venuto meno anche l’istituto dell’obiezione di coscienza, riconosciuto in Italia dal 1972. Non che il diritto all’obiezione sia stato abolito, ma esso non può più essere reso pubblico, dal momento che in questo momento nessuno “chiama alle armi” i giovani arruolabili.
È così che la difesa della Patria (definita dall’art. 52 della nostra Costituzione “sacro dovere di ogni cittadino”) è delegata ad un corpo specializzato, l’esercito professionale, i cui membri (a differenza dei militari di leva) sono tutti dei lavoratori retribuiti. Gli altri cittadini partecipano inconsapevolmente con le loro tasse e con un assenso implicito e mai pubblico: ad esempio i giovani cittadini maschi (“richiamabili” nei ranghi dell’esercito, in caso di reintroduzione della leva obbligatoria come prevede il Codice dell’Ordinamento militare) per lo più non sanno di essere iscritti nelle liste di leva che ogni anno i Comuni aggiornano con i nati nel loro comune che raggiungono la maggiore età.
Le altre istituzioni, come la Scuola, fanno la loro parte con l’esaltazione culturale delle professioni militari, con le visite guidate nelle Caserme e nelle Basi Nato. Il settore industriale bellico sempre più lecito e fiorente, partecipa con la produzione delle armi e degli strumenti militari.
In questo quadro le conquiste degli obiettori di coscienza, sono state nascoste e dimenticate.
Tra queste conquiste c’è il riconoscimento della possibilità di “difesa nonviolenta“. Di essa si parla in diverse leggi dello Stato italiano. La nostra Corte Costituzionale, inoltre, in più occasioni ha chiarito che il citato dovere di difesa può essere assolto anche in forma non armata, ma è mancata in tutti questi anni l’istituzione di una realtà organizzata e visibile a cui i cittadini possono aderire. Negli anni è stato richiesto dalle associazioni pacifiste e nonviolente, l’avvio di un Dipartimento della Difesa Civile e oggi l’associazione Papa Giovanni XXIII propone la creazione di un Ministero della Pace. Per ridare voce a queste istanze, è oggi necessario ritornare alla dichiarazione pubblica di obiezione di coscienza che deve accompagnarsi alla disponibilità, da parte di chi si professa obiettore, all’addestramento e alla formazione a una difesa alternativa a quella armata.
Dichiararsi oggi Obiettori di coscienza, senza un comando esplicito di qualcuno, ad indossare una divisa e impugnare un’arma, comporta uno sforzo di comprensione dei cambiamenti sociali in atto. Dal punto di vista etico si tratta di smascherare quelle complicità silenti che anche nel nostro tempo preparano il male e la tragedia, senza che i più se ne accorgono. Mai infatti, dalla fine dell’ultima guerra, siamo stati così vicini ad una possibile guerra che coinvolga tutta l’Europa.
Dobbiamo per questo trovare tanti modi per “bucare” il silenzio e il disimpegno delle istituzioni e dei cittadini indifferenti.
Per questi motivi la Comunità dell’Arca ha aderito alla Campagna Obiezione alla Guerra promossa dal Movimento Nonviolento e invita ogni cittadino contrario alla Guerra e agli eserciti ad esprimere il proprio posizionamento etico alle massime cariche dello Stato. Siamo convinti che questo “No” deve però essere credibile. È per questo che cerchiamo di formarci a metodi di risoluzione nonviolenta dei conflitti ed è per questo che sosteniamo iniziative di presenza non armata in zone di conflitto.
Oggi infatti diverse associazioni di volontari italiani come “Operazione Colomba” sono presenti in paesi in conflitto come la Palestina, il Libano, la Colombia. La loro presenza in queste zone, per quanto esigua, contribuisce a prevenire efficacemente forme di escalation della violenza e a proteggere le parti più deboli e indifese delle popolazioni coinvolte.
Si può aderire alla campagna compilando il format alla pagina:
https://www.azionenonviolenta.it/obiezione-alla-guerra-2/
oppure con una dichiarazione che trovate a questo link, da inviare agli indirizzi indicati, che si basa sul presupposto che “violenza chiama violenza, sangue chiama sangue: uccidere per salvare è una contraddizione che porta solo nuove guerre. La via della pace si costruisce solo con metodi pacifici”.
Fatto. Grazie dell’opportunità.