“Non siamo fantasmi, siamo cittadini“. Radunati attorno a questo slogan, gridato al megafono lungo il percorso, un gruppo di cittadini, con disabilità e senza, venerdì pomeriggio ha percorso un tratto di via Sangiuliano e il tratto finale di via Etnea, fino a piazza Duomo, per fare sentire la propria voce e ricordare all’Amministrazione che non ha ancora assolto l’obbligo di adottare il Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche.
Come Argo ha già scritto, il Comune di Catania non si è ancora dotato di questo strumento di pianificazione che deve garantire a tutti i cittadini, anche quelli con disabilità o particolarmente fragili a causa dell’età o di particolari condizioni di salute, di muoversi in modo autonomo attraverso al città
Per la progettazione del PEBA, obbligatorio per legge da quasi quaranta anni, erano state stanziate dalla Regione anche delle somme che l’Amminsitrazione non ha nemmeno richiesto.
Nonostante il tema di una “Catania senza barriere” fosse presente nel programma elettorale del candidato sindaco Trantino, questa giunta non ha fatto nulla in proposito, evitando di rispondere alle molteplici sollecitazioni ricevute: la diffida dell’associazione Luca Coscioni, l’interrogazione presentata dal Consigliere Caserta del Partito Democratico, la mozione di Luca Buceti, consigliere di maggioranza, votata all’unanimità dal Consiglio, che impegna la Giunta a predisporre e adottare il PEBA. Un voto contraddetto dal successivo rifiuto di stornare sul Piano, come proposto da Caserta, alcune risorse finanziarie presenti in bilancio.
La mobilitazione dei cittadini riuscirà ad ottenere dall’Amministrazione quello che finora è stato, di fatto, negato?
La partecipazione alla manifestazione di venerdì scorso non è stata molto numerosa, e a spiegarlo non basta la giornata piovosa e nemmeno un’eventuale inadeguata diffusione dell’invito. C’è probabilmente un atteggiamento tiepido e poco attivo anche da parte della cittadinanza.
La cosa non ci stupisce. In una città povera di servizi e rassegnata ai disservizi come Catania, è facile che prevalgano la passività o lo scetticismo sulla riuscita delle proteste.
Ma nulla va dato per scontato. Il problema è reale, riguarda le persone con disabilità, alle quali vanno riconosciuti i diritti universali, ma riguarda anche gli anziani, gli infortunati, le donne con neonati nel passeggino.
E in questo caso possono essere proprio le persone apparentemente più fragili a dimostrarsi le più decise e battagliere. Come Filippo Tagnese che fa i conti sin da piccolo con problemi di movimento ed è costretto spesso all’uso della sedia a rotelle. Adesso ha 35 anni, è deciso a proseguire nella battaglia per ottenere quello che gli spetta, e considera la ‘passeggiata’ di giorno 13 solo come il primo passo di un percorso da portare fino in fondo.
“È iniziato un cammino… – ha scritto su Facebook – Ieri pomeriggio, tra le vie del nostro bellissimo centro città, è andato in onda il primo atto di una lunga battaglia per la difesa di un sacrosanto diritto, ossia permettere a qualsiasi cittadino non solo di godere dei servizi che la città mette a disposizione dei propri abitanti ma anche semplicemente di poter farsi una passeggiata senza alcun tipo di ostacolo, in poche parole il diritto all’abbattimento delle barriere architettoniche”.
“Il treno è partito ieri, non fermiamolo” ha concluso, dopo aver ringraziato tutte le associazioni che hanno aderito all’iniziativa e in particolare il circolo Officina Democratica, che l’ha patrocinata.
Oltre a Filippo altri giovani con disabilità erano presenti, alcuni con i propri genitori, tutte persone con una storia di coraggio e di determinazione da cui abbiamo solo da imparare.
Portare avanti questa battaglia riguarda tutte e tutti noi. Eliminare le barriere architettoniche significherebbe, infatti, rendere la nostra società più giusta e dimostrare la volontà di rimettere in discussione le situazioni che impediscono di garantire a tutti i diritti fondamentali.
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