Tornano su Argo i catanesinpalestina per parlarci della edizione 2024 del Nazra Palestine Short Film Festival che ha visto, in tutte le sue tappe (solo in Italia una cinquantina di città), una partecipazione particolarmente ampia.
Ci siamo chiesti se, quest’anno, le presenze molto numerose alle proiezioni del Nazra Short Film Festival fossero il frutto di una curiosità contingente in relazione ai massacri israeliani a Gaza e in Cisgiordania.
Ma così non è: Israele disattende decine di risoluzioni delle Nazioni Unite da sempre, causando un numero di morti civili incomparabilmente superiore a quello che subisce, violando i diritti umani con restrizioni quotidiane umilianti e discriminanti, costruendo un regime di vero e proprio apartheid.
Per qualche decennio la parte “occidentale” del mondo, almeno nelle sue espressioni più progressiste, ha considerato la lotta palestinese come emblematica delle ingiustizie globali; poi, col tempo, l’abitudine e la propaganda sembravano aver dimenticato il dramma palestinese. Ma oggi, in una situazione mediorientale (e non solo) esplosiva che rischia un coinvolgimento più ampio, si torna a parlarne, questa volta attraverso troppe menzogne, distorsioni della realtà, retorica unilaterale a vantaggio della “democrazia” insidiata dal terrorismo.
Un modo efficace per contrastare la disinformazione è rappresentato, a partire dal 2017, dal Festival itinerante “Nazra” ( “sguardo”). Il successo di quest’anno è stato così notevole da indurre gli organizzatori a prolungare l’esperienza con un off che prevederebbe ulteriori proiezioni dove richiesto.
La narrazione cinematografica – e in particolare la forma del cortometraggio – si presta particolarmente a far conoscere situazioni ed accadimenti che ci pongono di fronte alle responsabilità di tutti verso una delle più gravi ingiustizie a livello planetario.
Anche le seguitissime proiezioni catanesi, al Teatro autogestito Coppola ed al cinema d’essai King (23-24 ottobre) – organizzate da un folto gruppo di associazioni coordinate da “Assopace Palestina” – hanno voluto avere un carattere non solo informativo, ma di solidarietà profonda col popolo palestinese.
Tanto più che il livello espressivo medio è molto migliorato, a cominciare naturalmente dai film già premiati: The Key (La chiave – Palestina/Francia/Belgio 2023) di Rakan Mayasi, vincitore della sezione fiction, metafora clinica della paura ebraica di “invasioni” nemiche; The Silent Protest: 1929 Jerusalem (Laprotesta silenziosa – Palestina 2022) di Mahasen Nasser El-dim, vincitore per la sezione documentario, rievocazione di lotte femministe contro il governo britannico; The Poem We Sang (La poesia che cantiamo insieme – Palestina 2023) di Annie Sakkab, premio per il film sperimentale, amore e nostalgia per la propria terra; Abo Jabal (Palestina 2024) di Bisan Owda, commovente narrazione del dramma di una madre, premio “Vittorio Arrigoni” del festival.
Ma anche altri corti sono molto piaciuti. Ancora qualche esempio: Mar Mama (Mamma mia – Palestina 2023) di Majdi El Omari, racconto triste con finale immaginario; Gaza Atelier (Palestina 2023) di Montaser Sameeh Al-Sabe, dura esperienza di un sogno infranto (ma forse…non del tutto) dalla violenza israeliana.
E’ significativo come il cinema costituisca una delle modalità della “resistenza nonviolenta” propria del popolo palestinese, pur sconvolta dall’ “altra resistenza”, quella di Hamas, che diviene per il governo israeliano la miglior scusa per annullare ogni forma di vita e di impegno, specie nella striscia di Gaza.
E’ difficile oggi essere ottimisti sul prossimo futuro, ma abbiamo il dovere di credere nella possibile giustizia resa ad un popolo che ha sofferto e ancora soffre la prepotenza della narrazione “storica” di un altro popolo.
Il mezzo espressivo del cinema permette di lasciare traccia delle tante sofferenze ma anche delle forme quotidiane di sopravvivenza, aiutato in questa operazione dalla tecnologia che consente di girare un film con pochi soldi e tanta forza creativa. Perché il futuro ci attende: sta a noi riempirlo di immagini delle quali non vergognarci come esseri umani.
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