Il nuovo Porto di Catania, cemento come se piovesse

Il presidente dell’Autorità Portuale di Catania dichiara che la procedura relativa al nuovo Piano Regolatore del Porto (PRP) è in fase avanzata, senza però che i contenuti di questo progetto siano stati messi con trasparenza a disposizione della città. Tanto più che le notizie che circolano sono tali da suscitare dubbi e perplessità. Se ne fa interprete l’associazione Volerelaluna che affianca la LIPU nel chiedere che vengano tutelate due aree di grande valore paesaggistico che il progetto di ampliamento del Porto mette a rischio, le lave di Larmisi (a nord) e la foce del fiume Acquicella (a sud).

Per evitare di versare in mare un milione di metri cubi di materiali, Volerelaluna suggerisce soluzioni alternative, sia rispetto ai grandi yacht che alla nuova darsena commerciale. Soluzioni che ci auguriamo siano prese in considerazione nella rimodulazione del DPSS (Documento di Programmazione Strategica di Sistema), necessaria dopo il recente decreto ministeriale che ha incluso Pozzallo e Siracusa nel sistema portuale della Sicilia orientale che comprendeva già i porti di Catania e Augusta.

Leggi il documento dell’Associazione Volerelaluna, sez di Catania


IL PROGETTO DEL NUOVO PIANO REGOLATORE PORTUALE

Incongruenze e perplessità

A Catania è in fase avanzata la procedura di progettazione e approvazione del Piano Regolatore del Porto (PRP). È quanto dichiara pubblicamente il presidente dell’Autorità di Sistema portuale di Sicilia orientale. Ma alcune scelte progettuali di cui si parla, e che vengono presentate pubblicamente, suscitano forti perplessità.

Nel marzo 2022 è stato approvato dal Ministero delle Infrastrutture il Documento di Programmazione Strategica di Sistema (DPSS) per il sistema portuale della Sicilia orientale, che in quel momento comprendeva i porti di Catania e Augusta. In conformità alle sue indicazioni devono poi essere approvati i piani regolatori portuali (PRP) dei singoli porti che costituiscono il sistema.

Nel DPSS approvato si prevede per Catania la realizzazione di un nuovo porto turistico destinato a 12 grandi yacht lunghi fino a 120 metri, al di là dell’attuale molo di levante che delimita il porto, che interesserà il tratto di scogliera di Larmisi che si trova alle spalle della stazione centrale. Si tratta delle lave più antiche della città, di grande valore paesaggistico, in cui sono presenti diversi ingrottamenti, alcuni dei quali convogliano acqua dolce fino al mare.

La realizzazione di nuove strutture portuali in questa zona comporterebbe pesanti modificazioni e cementificazioni di quella parte di scogliera, come si evince anche dalle planimetrie rese pubbliche, nonché notevoli alterazioni dell’ecosistema marino (la banchina ed il molo lungo circa 750 m cementificherebbero una superficie di mare pari a circa 100.000 mq) con ripercussioni ambientali fortemente negative. Infatti, come recentemente evidenziato dalla Lipu, l’area antistante la scogliera presenta biocenosi marine uniche caratterizzate dalla presenza di habitat a coralligeno ancora in buono stato di salute, in controtendenza alla contrazione di tale ecosistema rilevata in tutta la nostra costa. I delfini che a volte in quella zona capita di vedere saltare sull’acqua dovrebbero trasferirsi altrove.

Ma è necessario tutto questo? Il milione di metri cubi di materiale che saranno versati in mare per il nuovo porto turistico non rappresentano un rischio troppo grande a fronte di una presunta ricaduta sull’economia catanese? E, anche se essa fosse tale da giustificare l’investimento, si potrà risarcire il danno ambientale?

In un suo parere la Soprintendenza ha richiesto «un chiarimento sugli eventuali impatti della nuova darsena turistica sulla integrità fisica della scogliera lavica di Larmisi». Saranno forniti questi chiarimenti, oltre che alla Soprintendenza, anche al Consiglio comunale prima che questo esprima il suo parere di legge sul PRP?

Se effettivamente ci fosse l’esigenza di trovare spazi per i grandi yacht, si potrebbero probabilmente reperire nel porto di Siracusa che ormai fa parte dello stesso sistema portuale con Catania e Augusta, evitando così la realizzazione del nuovo porto turistico a Catania e i conseguenti danni ambientali. Una possibilità che si potrebbe valutare nella prevista rimodulazione del DPSS, obbligatoria per tenere conto del recente decreto ministeriale che ha incluso Pozzallo e Siracusa nel sistema portuale della Sicilia orientale. Ma, in un recente accordo, Comune e Autorità portuale ipotizzano che, «nelle more di rimodulare i contenuti del DPSS, si potrà procedere all’adozione del redigendo Piano Regolatore Portuale del porto di Catania, ormai in avanzato stato di definizione». Perché tanta fretta? Non stiamo mettendo il carro avanti ai buoi?

Il progetto presentato pubblicamente dall’Autorità portuale in diverse occasioni contiene, oltre al nuovo bacino turistico in espansione del porto verso est, anche la previsione di una nuova darsena commerciale in espansione verso sud, che oltrepasserebbe l’attuale foce del torrente Acquicella di cui verrebbe modificato lo sbocco a mare. Su questa previsione la Soprintendenza ha espresso parere nettamente contrario segnalando che l’area intorno alla foce, per la sua rilevante valenza paesaggistico-ambientale, è sottoposta al regime di tutela integrale nel Piano Paesaggistico regionale. Ma in un recente accordo Comune e Autorità portuale hanno programmato di realizzare una sistemazione della foce del torrente Acquicella che probabilmente comporterà una modifica del suo tratto terminale per consentire di realizzare un sottopasso stradale per i mezzi pesanti tra il porto e l’asse dei servizi, proprio sotto la rotatoria del faro Biscari dove oggi passa l’Acquicella. Come sarà tutto ciò possibile rispettando il regime della tutela integrale ricordato dalla Soprintendenza?

C’è un modo per evitare gli stravolgimenti ambientali dovuti alle previste espansioni del porto, sia a sud che a nord? Forse sì. Se il traffico marittimo commerciale richiede nuovi spazi, anziché tentare di ampliare un porto troppo piccolo si potrebbero spostare sul porto di Augusta (enormemente più grande di quello di Catania) anche i traghetti ro-ro (roll on-roll off) utilizzati dagli autotrasportatori, come è stato già deciso per le navi porta-container. In tal modo la rotatoria del faro sarebbe liberata dal traffico pesante e si potrebbero evitare sia il sottopasso stradale che gli interventi sul torrente Acquicella.

In questa ipotesi, fra le strutture esistenti dentro il porto si libererebbero spazi a sufficienza per le grandi imbarcazioni da diporto, in alternativa all’idea di ospitarle nell’ampliamento ipotizzato verso nord-est o a Siracusa. La rimodulazione del DPSS non dovrebbe servire anche a fare valutazioni di questo genere? Oppure la rimodulazione sarà finta, solo per “mettere le carte a posto”, perché è già tutto deciso?

Sembra proprio che Autorità portuale e Amministrazione comunale di Catania stiano operando – di comune accordo – in maniera particolarmente disinvolta, ai limiti di quanto consentito dalla legge, con l’obiettivo di aprire la strada a operazioni già decise, escludendo il coinvolgimento del Consiglio comunale e della città.

Non ritiene il sindaco di dover garantire trasparenza, chiarezza e coinvolgimento della città, al di là dell’inutile dibattito sull’abbattimento degli archi della marina, eventualità ancora molto lontana nel tempo?

Argo

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