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4 novembre, fuori la guerra dalla storia

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città bombardata

“Gli addestratori paracadutisti della Folgore illustrano le tecniche del metodo di combattimento militare. Con loro, bambini e ragazzi possono provare delle combinazioni di colpi e maneggiare alcuni strumenti di addestramento.

“Incredibilmente riservato ai più piccoli un veloce addestramento su come bonificare una zona da mine antiuomo: una zona sabbiosa, come quelle dei parchi giochi, dove militari insegnano a utilizzare radar per individuare gli ordigni. Ordigni che fanno saltare in aria bambini di altre parti del mondo”.

Così Il Manifesto descrive ciò che è avvenuto a Roma al Circo Massimo, dove si è realizzato in questi giorni il “Villaggio Difesa”, 60mila metri quadri, per un appalto da 600 mila euro, dedicati alle forze armate.

Da ricordare che nel 2025 l’Italia spenderà per la difesa quasi 32 miliardi di euro, 13 dei quali andranno ai produttori di nuove armi. Ingenti risorse sottratte alla transizione ecologica, alla sanità, alla scuola e ai trasporti. Un’economia di guerra che nega ai cittadini il diritto ai servizi e allo stato sociale.

Racconta il quotidiano Domani, “il 29 ottobre una classe di un liceo di Genova è stata all’Expo Training 2024 di Milano per completare il PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento). Negli stand delle forze dell’ordine si parla di uso “gratificante” del taser, si fanno battute sessiste e si insegna a manganellare. Allibito dalla scena, qualcuno ha iniziato a filmare, chiedendosi se non si trattasse di istigazione alla violenza”.

Ancora, è ormai diventata una consuetudine vedere foto di bambini e ragazzi, spesso all’interno delle scuole, ai quali i militari mostrano armi e insegnano tecniche di combattimento, in evidente contraddizione con la nostra Costituzione (l’Italia ripudia la guerra – art.11) e con i principi fondamentali della Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo (il fanciullo “deve essere educato in uno spirito di comprensione, di tolleranza, di amicizia fra i popoli, di pace e di fratellanza universale”).

In Sicilia, peraltro, ricordiamo come il movimento antimafia mandasse, invece, i suoi esponenti più prestigiosi nelle scuole per mettere al bando anche le armi-giocattolo.

Invece di porre un freno a questa escalation, in un mondo come non mai attraversato da tanti conflitti che rischiano di allargarsi ulteriormente, nel quale ci stiamo colpevolmente abituando alla morte di tantissimi innocenti (basti pensare al genocidio di Gaza), il Ministero della Difesa, ha fatto del 4 novembre la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, sottolineando, in particolare, “l’Armistizio di Villa Giusti che consentì agli italiani di rientrare nei territori di Trento e Trieste, e portare a compimento il processo di unificazione nazionale”.

Omettendo, colpevolmente, di ricordare che la guerra del 1914/18, una guerra totale voluta dalle potenze imperialiste, fu un’orrenda e inutile carneficina. Siamo perciò di fronte a un irricevibile insulto ai milioni di morti causati da quel conflitto e a una falsificazione di quanto effettivamente accaduto.

Anche a Catania, su sollecitazione dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, il 4 novembre verrà ricordato manifestando per la pace e contro la guerra. “Noi pensiamo che non ci sia alternativa alla pace, ieri come oggi. Chiediamo il cessate il fuoco immediato in tutti i teatri di guerra, che venga fermato il genocidio del popolo Palestinese, lo smantellamento delle basi militari nella nostra regione”, scrivono gli organizzatori.

Di tutto ciò si discuterà al Presidio/dibattito che si svolgerà lunedì 4 dalle ore 17,00 in piazza Stesicoro a Catania.

Hanno aderito: Associazione Comunista Olga Benario, ANPI, Catanesi Solidali con il Popolo Palestinese, Catanesi Solidali con il Popolo Curdo, Cobas, Femministorie, Generazioni Future, La Città Felice, LHIVE, MSA-Movimento Siciliano d’Azione, Pax Christi, PCI, PCL, PMLI, Rete La Ragnatela, Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, UGS, USB

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