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Catania e il pizzo, se ne nega l’esistenza ma si paga

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palazzo platamone - palco con rappresentatnti delle associazioni

“La città si confronta. Una festa per cominciare”, dibattiti, musica, poesia, e un’occasione di confronto tra associazioni che lavorano sul territorio.

Invitate a presentarsi raccontando il focus del loro impegno, le associazioni sono state inoltre sollecitate a fare delle precise richieste alla politica e in particolare al PD, la cui sezione tematica Officina Democratica, ha organizzato l’evento, svoltosi sabato sera a Palazzo Platamone.

Come quasi tutti hanno dichiarato, la tavola rotonda tra le associazioni aderenti è stato un importante momento di confronto, un primo passo per realizzare una sinergia tra tutti coloro che operano sul nostro territorio e possono e devono trovare il modo di collaborare.

Dei vari resoconti, riportiamo oggi quello breve ed incisivo di Enzo Guarnera, avvocato penalista, che ha parlato dell’Associazione Antimafia e Legalità, di cui è presidente.

Un’associazione impegnata nel contrasto ai fenomeni di usura ed estorsione ma anche di corruzione politico-amministrativa, in cui la mafia si annida. L’ostacolo più forte che incontriamo – ha spiegato Guarnera – è “la resistenza degli operatori commerciali ad ammettere di essere vittime di questi fenomeni”. Durante le ‘passeggiate della legalità’ lungo le vie commerciali di Catania, nel corso della quali vengono distribuiti i volantini dell’associazione e i titolari delle attività vengono invitati ad avere il coraggio di denunciare eventuali casi di usura o di estorsione, “constatiamo che la maggior parte di loro nega di avere questi problemi e li minimizza anche a livello generale, presentandoli come tipici del passato e ormai in netto calo”.

Che non sia così – prosegue Guarnera – lo abbiamo verificato in diversi casi. E cita quello del presidente della Confindustria catanese, De Martino, titolare di una ditta di trasporti, che ha dovuto lasciare l’incarico perché da un’inchiesta è emerso che “nonostante la sua partecipazione a manifestazioni in favore della legalità, anche in presenza del questore di Catania, da venti anni pagava un clan mafioso, senza avere mai avuto il coraggio di denunciare”.

Era, quindi, lui stesso vittima di estorsione. Guarnera ricorda, inoltre, che dalla stessa indagine è venuto fuori che pagavano il pizzo anche molti commercianti di Corso Italia, “quegli stessi che – mesi prima – ricevendo dalla nostra associazione l’invito a denunciare, avevano negato di avere il problema”.

I nostri concittadini, secondo l’avvocato, ritengono che “l’illegalità convenga più della legalità”. Atteggiamento da cui deriva una mancanza di dignità civile e quindi di coraggio e di “capacità di ribellarsi”.

Un panorama nel complesso scoraggiante, al quale l’associazione reagisce puntando sui giovani e sulla loro educazione. Da anni – racconta Guarnera – andiamo nelle scuole di Catania e provincia a parlare con i ragazzi di legalità, di diritti, di parità, di uguaglianza, di giustizia sociale. “Notiamo da parte dei giovani grande attenzione e sensibilità a questi problemi, cosa che ci spinge a continuare ed anche a sperare che, un giorno, ci possa essere un paese diverso”.

In conclusione l’avvocato ha fatto una richiesta esplicita alla politica e in particolare al PD: uscire dalla vasta zona grigia della quale la mafia si alimenta.

“La mafia non è soltanto Santapaola, Ercolano, i Cursoti o i Cappello. E’ molto di più. E’ un sistema di potere che govera il paese e la nostra città, in modo subdolo. Una città governata per troppo tempo da poteri forti che hanno piegato le istituzioni pubbliche, politico-amministartive – agli interessi di pochi.”

Ecco perché una forza politica seria deve avere il coraggio di tirarsi fuori dalla zona grigia, di non farsi invischiare nella cultura mafiosa, nei compromessi, negli accordi sottobanco. Lo hanno fatto in passato – ha concluso – personalità come Giorgio La Pira ed Enrico Berlinguer che, in tempi diversi e a partire da sensibilità diverse, hanno professato gli stessi valori tenendo sempre lo sguardo rivolto a chi nella società è più fragile ed è collocato agli ultimi posti.

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