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Trantino e l’inno nazionale pigramente intonato

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Un tasso di dispersione scolastica superiore al 20%, un altissimo numero di ragazzi che non riesce a prendere un diploma o una qualifica professionale o non impara comunque a leggere e scrivere correttamente, sono già dati preoccupanti. Se aggiungiamo la carenza di asili (pubblici), tempo pieno, mense scolastiche, si capisce meglio perché a Catania la povertà educativa resti drammatica. Soprattutto nelle aree marginali dove il disagio sociale ed economico alimenta fenomeni di devianza e di criminalità giovanile.

L’Osservatorio Metropolitano che fa capo alla prefetta e al presidente del Tribunale dei minorenni ha iniziato un percorso di contrasto a questi fenomeni coinvolgendo un numero sempre più ampio di enti, tra i quali non poteva mancare il Comune.

Nel raccontarci con taglio ironico una recente assemblea dell’Osservatorio, Antonio Fisichella ci strappa un sorriso, non privo di una certa amarezza.

Scena: Teatro Giovanni Verga, lo Stabile di Catania. Studenti, insegnanti, dirigenti scolastici, funzionari di varie istituzioni. Sala gremita. Si tiene la riunione dell’ Osservatorio Metropolitano per la prevenzione dei fenomeni di devianza minorile. Al tavolo della presidenza, la prefetta, il presidente del Tribunale per i minorenni, il sindaco di Catania, il direttore dello Stabile, il direttore dell’Ufficio scolastico provinciale.

Il primo e più importante punto all’ordine del giorno: presentazione della piattaforma informatica, acquistata dal Comune di Catania, per la rilevazione degli abbandoni scolastici. Un passo in avanti. Speriamo si possa mettere ordine nel caotico universo della dispersione. Altri significativi argomenti: la sottoscrizione di protocolli relativi al contrasto della povertà educativa (progetti sul giornalismo, sul teatro sociale, con il Catania calcio, rinnovo del protocollo sulle segnalazione dell’evasione dell’obbligo scolastico alla luce delle scellerate novità introdotte dal Decreto Caivano).

In sala, in maniera insolita e improvvisa, suona l’inno nazionale. Una novità assoluta, forse introdotta dai nuovi inquilini di Palazzo Chigi. Parla il sindaco Trantino. La prefetta Librizzi ha appena sottolineato il valore dell’applicazione informatica nella lotta alla dispersione scolastica. Una dirigente della Maggioli, detentrice del software, ne ha illustrato il funzionamento.

Il sindaco ha davanti a sé un’occasione allettante, dopotutto la piattaforma è stata acquistata dal Comune che egli dirige. Tutti si aspettano che il sindaco accenni a qualcosa che abbia a che fare con la lotta agli abbandoni scolastici e al disagio giovanile, alle iniziative avviate dall’assessore all’istruzione Guzzardi. O che quantomeno citi l’assessore Brucchieri che ha deciso l’acquisto della piattaforma.

Ma Trantino appare visibilmente costernato e addolorato, e si dirà “profondamente colpito”. Qualcuno di voi penserà: “Beh, ne ha una qualche ragione, visto lo stato della città”. Ma il sindaco ha altro per la testa. Non è Catania causa della sua angoscia.

Si, forse un po’. Ma proprio il giusto. I pigri comportamenti di una certa parte della città lo infastidiscono. Come ad esempio – lo dice il sindaco – a “Viale Nitta, dove ci sono le porte blindate e i residenti si barricano dentro e non consentono la raccolta dei rifiuti”. Dopo questo accenno chiarificatore sullo stato della sporcizia della città i pensieri di Trantino volano in alto. E finiscono con l’assumere singolari traiettorie. Così veniamo a sapere dalla viva voce del sindaco che la causa più vera e profonda del suo doloroso disagio è stata determinata da una inadeguata interpretazione dell’inno di Mameli da parte dei presenti in sala. Proprio così.

Lo dice con grande enfasi, con queste precise parole e con un tono solenne: “Non tutti avete cantato il nostro inno nazionale”. Il volto, nonostante la penombra che avvolge la sala, appare visibilmente contratto, lo sguardo, per un attimo, assume il gelido bagliore di un senso di ripulsa morale.

Ed è esattamente in quel momento che Trantino sembra non più trattenersi: richiama, tra gli sguardi stupiti del pubblico, i caduti delle Torri Gemelle. Quelle persone – dice il sindaco – “ inviavano messaggi non di odio ma di amore ai propri familiari, ai proprio figli, alle mogli e ai mariti. E molti di questi messaggi – sottolinea un Trantino ormai debordante – finivano con un grido d’amore verso la propria patria, con il più convinto e sincero Viva l’America. Viva gli Stati Uniti d’America”.

E con l’invito a cantare meglio l’inno nazionale, in maniera più sincera, con più trasporto e sentimento, come fanno gi americani ogni volta che sentono God bless America, si chiude l’intervento del nostro sindaco. Che dire? Un discorso fuori tema? Un impasto patriottardo mal riuscito? Un segno di logoramento e di stanchezza? Non lo sappiamo, né sapremo mai cosa passi nella testa di un sindaco che vola nei cieli eterei della patria.

Certo, il sindaco non è stato aiutato dalla regia dell’evento che è parsa in alcuni momenti tronfia e compiaciuta, quasi celebrasse non meglio specificati traguardi. Un po’ di misura e di sobrietà in più non guasterebbe. E forse, dopo tre anni di vita dell’Osservatorio, con il massimo rispetto per il positivo lavoro avviato dalla Prefetta, sarebbe il caso che i protocolli contenessero parole come mense scolastiche, tempo pieno, trasporti, patti educativi territoriali, comunità educanti.

Ma tutti questi problemi e la necessità di affrontarli, dinanzi ad un inno nazionale pigramente intonato, sono evaporati. Dopo tutto che volete che siano i dati drammatici sulla dispersione scolastica di Catania se paragonati ad inno nazionale? Che volete che sia la Catania capitale storica della devianza giovanile in confronto alle parole immortali di Mameli?

Con un inno ben cantato tutto si aggiusta. Se c’è l’amor di patria c’è tutto. Così ci dice il sindaco Trantino. Ma Massimo Troisi gli avrebbe risposto: “No, chell è a salute”.

A parte gli scherzi. Tutti, anche chi non lo ha votato – dopo i disastri della giunta Pogliese con una città tenuta in ostaggio delle sue penose vicende giudiziarie – pensavamo che Trantino potesse fare qualcosa di meglio. Probabilmente non è così. Forse il sindaco si è smarrito tra viale Nitta e le Torri gemelle. E le prediche sull’amor di patria non l’aiuteranno a ritrovare la strada.

2 Comments

  1. L’articolo è divertente, ironico, brillante! Peccato che non si tratta di uno spettacolo comico -teatrale ma della riunione dell’Osservatorio minorile sulla devianza minorile e sulla dispersione scolastica: quest’ultima molto elevata nella città di Catania . In questo contesto l’intervento del sindaco Trantino sembra surreale : un invito agli studenti presenti a cantare con più trasporto l’inno nazionale !!!!!!
    Qui a Catania il problema non è la dispersione scolastica ma l’amor patrio che scarseggia !!!!!

  2. Rita
    Per affrontare in modo proficuo il disagio minorile e sociale ci sarebbe uno strumento importante: tenere le scuole aperte dalle 7 del mattino alle 10 di sera e farne un centro di attività non solo scolastiche a tempo pieno, ma attività formative extra scolastiche (teatro, musica, fotografia, informatica, artigianato) in cui coinvolgere anche gli adulti sia in veste di allievi, sia in veste di collaboratori (per curare le strutture, il verde, la mensa, ecc.),attività da compensare con il reddito minimo oppure con un reddito per lavori socialmente utili. A gestire queste attività si potrebbero chiamare giovani o anche pensionati validi e con qualifiche adeguate da retribuire con fondi comunali, regionali e statali (quanti progetti europei non vengono utilizzati!). In tal modo le scuole diventerebbero centri di formazione di competenze, di costruzione di appartenenza sociale, di apprendimento dei diritti e dei doveri di cittadinanza. L’emarginazione e la devianza non si combattono con la repressione e con i sussidi, magari ottenuti con imbrogli e pratiche clientelari, ma alimentando con pratiche concrete l’etica della responsabilità e dei diritti.

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