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Con la Palestina per mettere la guerra fuori dalla storia

In prima fila bambine e bambini della comunità araba di Catania con i loro disegni della bandiera palestinese, poi una enorme bandiera della Palestina, tenuta da catanesi ‘vecchi e nuovi’ e, infine, il grande striscione di apertura del corteo: No al genocidio, fermiamo Israele.

Stiamo parlando della manifestazione a favore del popolo palestinese e della pace – promossa da Catanesi Solidali con il Popolo Palestinese – che ieri pomeriggio, domenica 20 ottobre, ha visto sfilare oltre mille persone dalla Villa Bellini a piazza Università.

Da un lato l’indignazione per gli eccidi commessi dal governo israeliano, dall’altro la paura di un conflitto che si allarga sempre più, con il fondato timore che dalla cosiddetta guerra mondiale a pezzi si arrivi alla guerra mondiale tout court.

Ma un’altra domanda attraversava il corteo, perché Israele può fare impunemente ciò che è, giustamente, vietato e punito se commesso da altri paesi? Israele, infatti, fuori dai propri confini, applica la pena di morte contro quelli che considera propri nemici (e quando muoiono innocenti, si tratta di danni collaterali): può distruggere un intero territorio (Gaza) con l’obiettivo di espellerne per sempre i palestinesi; può attaccare uno stato sovrano (il Libano) senza subire sanzioni, né tanto meno il “democratico” occidente fornisce armi allo stato aggredito; può attaccare i Caschi Blu dell’ONU e ordinarne l’allontanamento dagli spazi in cui questi ultimi sono collocati. In sostanza, può violare tutte le norme fondamentali del diritto internazionale senza nessuna conseguenza.

Al massimo le potenze amiche, in primo luogo USA e Unione europea invitano Netanyahu a non eccedere, come se gli oltre 42.000 morti di Gaza, in larga parte donne e bambini, non rappresentassero già il più terribile degli eccessi.

Per questo i manifestanti hanno chiesto ai governi ‘amici’ di Israele di non fornire più armi e, più in generale, sostegno e aiuti perché è l’unica strada per fermare questa corsa al massacro. In particolare, gli studenti catanesi per la Palestina hanno chiesto all’Università Etnea di porre fine ai rapporti di ricerca con le università israeliane, rapporti finalizzati, al di là dei protocolli formali, a implementare la produzione di armi sempre più sofisticate e di rompere i rapporti di collaborazione con Leonardo SPA, una delle più importanti industria di armi in Europa e nel mondo.

Non a caso al termine della manifestazione le studentesse e gli studenti hanno collocato davanti al portone dell’Università uno striscione con su scritto: Non siamo menti per le vostre guerre. Fuori Leonardo e Israele da Unict.

Una grande e pacifica manifestazione, dunque, nonostante fossero sorti diversi problemi nei giorni precedenti. Prima la Questura aveva notificato una serie di prescrizioni agli organizzatori quantomeno scontate: “Che eventuali striscioni […] non contengano frasi offensive, ingiuriose e/o denigratorie”; “Che non vengano compiuti atti di intemperanza […] o gesti inconsulti puniti ai sensi di legge”. Prescrizioni che sembravano riecheggiare quanto avvenuto il 5 ottobre a Roma, quando un corteo nazionale per la Palestina, in evidente contrasto con lo spirito e la lettera della Costituzione, è stato preventivamente vietato per gli eventuali reati che i manifestanti avrebbero potuto commettere.

Il 18 ottobre, il sindaco di Catania ha emesso un’ordinanza con la quale ha imposto di “Sospendere dalle ore 15.00 alle ore 21:00 del 20 ottobre 2024 le concessioni di suolo pubblico rilasciate per la collocazione di tavolini, sedie e complementi di arredo esterni (dehors) e la rimozione di ogni eventuale ingombro e di ogni ostacolo fisso o mobile, compresi vasi fioriere paletti e similari collocate anche sulla carreggiata, in: Via Etnea, dall’intersezione con Viale XX Settembre a Piazza Duomo […] Inoltre, si dispone il divieto di vendita di bevande da asporto in contenitori di vetro, metallo, plastica o altro materiale analogo dalle ore 15:00 alle ore 21:00 del 20 ottobre 2024 per gli esercizi presenti nell’area interessata dal corteo”.

Il Sindaco Trantino, in evidente difficoltà nel fronteggiare i drammatici problemi della città, ritiene forse che le manifestazioni rappresentino un potenziale danno per la città. Speriamo che abbia avuto modo di vedere le immagini del corteo e di riconoscere che le proteste pacifiche sono un fatto di democrazia.

Argo

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