Guidati ancora una volta dalla penna esuberante di Nino Bellia, scopriamo un originale artista che, da tempo, abbellisce la sua cittadina con originali decorazioni. Qualcuno ha mostrato di non gradirle, ma la maggior parte del paese le apprezza al punto da aver tributato, nel corso di un festival, un omaggio al suo autore ringraziandolo per il tocco di gentilezza e di colore con cui arricchisce i muri e le strade.
Ci venite? Dopo due ischemie, ci sdèsi d’accussì e non si trattenne più. Come se gli si fosse sciolto un embolo spirituale, come se si fosse instaurato un imperativo irrinunciabile e improcrastinabile, il senso stesso della sua esistenza. L’impegno di lasciare un segno di passaggio e di presenza nella Città natale, che siano immagini stilizzate e allusive, versi o suggestioni musicali, è diventato per lui una vera missione.
Lo vedete in giro con qualsiasi tempo, a qualsiasi ora, oramai un po’ traballante, con un bastone e una carriola di arnesi per dipingere. Sui marciapiedi, sui muri, a ogni confine, ai punti cardinali di Belpasso. Street art. Arte come leggerezza e sogno. Pittura di ali e di altezze, di visioni dall’alto, uno sguardo dal drone della fantasia e dei sentimenti più belli. Arte come testamento d’amore verso tutto e verso tutti. Tano Corallo rappresenta una sintesi dei talenti elargiti alla stirpe belpassese: pittura, scultura, poesia, musica, artigianato, invenzioni giocose.
Una sorta di Rinascimento alle falde dell’Etna, fra i tremori, i terremoti, la pioggia di lapilli, i grandi falò sui crateri sommitali. Un’icona vivente della Fenice, che rinasce dalle proprie ceneri (vulcaniche…). Per chi si lascia calamitare e si sofferma, è bello scorgere farfalle colorate, aquiloni, gabbiani, come se lievitasse tutto il Paese… E punti di sutura nelle crepe, finestre e porte che riaprono spazi reciproci, frasi cariche di poesia, di saggezza, versi auguranti, benedicenti, di intimo nitore e ingenuo candore. Un disegno di Tano Corallo può cambiare il mood della giornata in chi semplicemente attraversa la strada. Ci si può sentire salutati, guardati con favore, prediletti dalle esternazioni murali: “Ti voglio bene”.
Questi “ti voglio bene”, scritti a tutti ‘i ‘gnuni, ci fanno ripensare a De Sica e Zavattini di “Miracolo a Milano”, a Totò il Buono che augurava buon giorno a frettolosi uomini d’affari, e loro lo squadravano infastiditi: “Ma cosa vuol dire buon giorno?”… “Buon giorno…vuol dire veramente buon giorno!”.
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