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Open Arms e Salvini, quando un ministro infligge sofferenza ai più deboli violando la legge

Se Salvini si vanta di aver difeso i confini della patria, a noi tocca difendere i confini del diritto. E anche la dignità umana, continuamente calpestata nella “guerra a bassa intensità” che si combatte nel Mediterraneo. Sono parole pronunziate da Armando Sorrentino, avvocato del foro di Palermo, che rappresenta come legale di parte civile l’Associazione Nazionale Giuristi Democratici nel dibattimento in corso sul caso Open Arms, durante l’intervista ad Aurora D’Agostino, che dei Giuristi Democratici è la copresidente.

In questa intervista di una ventina di minuti, Sorrentino racconta particolari del dibattimento che ci aiutano a capire quanto sia fondata l’accusa di sequestro di persona di cui il ministro deve rispondere. Della gravità della posizione di Salvini sembra essere consapevole anche la sua difesa, visto che – racconta l’avvocato – la strategia difensiva è cambiata più volte nel corso del dibattimento.

La posizione iniziale era stata quella di negare il sequestro rifacendosi alla sentenza emessa a Catania dove il giudice dell’udienza preliminare aveva assolto Salvini “con una motivazione forte, avere agito con l’ombrello governativo”, il che rendeva il suo operato insindacabile e comunque giustificato all’interno della compagine governativa.

Noi – prosegue Sorrentino – abbiamo sentito Conte, Trenta, Toninelli, Lamorgese, che ci hanno dato informazioni importanti e soprattutto Moavero Milanesi, il ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale di allora, che ha fatto chiarezza su un aspetto che viene spesso sottaciuto, quello del ricollocamento dei migranti. Moavero Milanesi ha infatti testimoniato che, al Consiglio d’Europa del giugno 2018, non era stato deciso l’obbligo delle redistribuzione, che – in ogni caso – si sarebbe fatta non a monte ma a valle degli sbarchi. Cadeva così la linea difensiva secondo cui lo sbarco doveva avvenire dopo la redistribuzione da parte dei paesi europei.

Da aggiungere che nel tavolo tecnico del febbraio 2019, presieduto da Salvini, era stato deciso che l’indicazione del porto sicuro (Pos) non sarebbe stata data dal dipartimento delle libertà civili del ministero ma dal gabinetto, quindi dal ministro in persona. Nel corso di questo tavolo, inoltre, non si parlò della redistribuzione e meno che mai del fatto che questa dovesse avvenire prima dello sbarco.

Sorrentino si sofferma poi sul primo agosto 2019, quando ancora il Decreto sicurezza bis non era stato convertito in legge, perché in quella data un decreto interministeriale (interni, trasporti, difesa) vietò l’ingresso della nave Open Arms nelle nostre acque territoriali.

Venne tuttavia riconosciuto che l’imbarcazione era in distress, perché una barca di 11 metri con 55 persone a bordo è in situazione potenziale di pericolo, in quanto “per far capovolgere l’imbarcazione basta anche solo che una persona si alzi in piedi e si sposti ”, per quanto il mare possa essere tranquillo.

C’è poi lo strano caso di un sommergibile, di cui non si è mai saputa la provenienza, che filmò il barchino vuoto che galleggiava, dopo il recupero dei migranti, e intercettò delle comunicazioni interne alla barca che fecero parlare di accordi tra immigrazione illegale e imbarcazioni di salvataggio, ma che poi si rivelarono essere indicazioni pratiche che i componenti dell’equipaggio si scambiavano, tra prua e poppa. Di questo sommergibile ‘fantasma’, sconosciuto alla Procura, non si è saputo nulla di più. La sua presenza, emersa durante il dibattimento – spiega Sorrentino – “non ha avuto dignità di prova”.

Ma ci sono altre tre date importanti che servono a confutare l’affermazione che non ci fu sequestro.

L’otto agosto 2019, il Tribunale per i Minorenni di Palermo invia una nota al ministro Salvini ricordandogli che sulla nave ci sono 30 minori non accompagnati dei quali le convezioni internazionali e una legge nazionale (la legge Zampa) vietano espressamente il respingimento alla frontiera e impongono accoglienza e tutela. Bisognava quindi assolutamente farli entrare.

La nota non riceve risposta da parte del Ministro.

Pochi giorni dopo, il 14 agosto, il Tar del Lazio accoglie un ricorso presentato da Open Arms: la nave deve entrare nelle acque territoriali perché la situazione è grave. “Il tempo è terribile, il mare ha forza quattro e onde alte due metri, con vento a 28 nodi”.

La nave entra in porto e la capitaneria, viste le condizioni del mare, concede il ridosso. L’ammiraglio chiama il gabinetto del ministro e chiede di fare sbarcare equipaggio e migranti. La risposta è negativa. Devono andare a Trapani o a Taranto. L’ammiraglio obietta che sono lì davanti e si rifiuta di dare l’ordine di togliere le ancore.

Sulla nave si diffonde il panico, la situazione diventa ingestibile, i migranti cominciano a buttarsi a mare. I Giuristi democratici presentano un esposto-denuncia. La prefettura e la capitaneria di porto sono in difficoltà e aspettano l’ordine di fare sbarcare, quanto meno i minori.

Sorrentino ricorda che lo stesso Conte chiese a Salvini di autorizzare lo sbarco. Si crea una situazione nuova, un intervento del Presidente del Consiglio che ha un risvolto giuridico significativo. I minori sbarcheranno il 17 pomeriggio. Salvini dichiara comunque di non essere d’accordo, la responsabilità viene scaricata su Conte.

L’altra data importante è quella di giorno 20, quando tutti i migranti vengono fatti sbarcare, ma solo perché la Procura di Agrigento sequestra la nave dopo averla fatta ispezionare e avere dedotto che la situazione a bordo era insostenibile.

Ma in quei giorni è successo qualcosa di cui sono pieni tutti i giornali, dal 9 al 15 agosto. Salvini è in rotta con il governo, arriva a chiedere pieni poteri. “Non c’è più intesa politica e tanto meno ombrello governativo” ricorda Sorrentino.

I ministri Trenta e Toninelli si rifiutano di controfirmare il decreto interministeriale che Salvini ha preparato al posto di quello appena annullato, il 14 agosto, per fare sbarcare i minori.

Salvini va quindi a processo – conclude Sorrentino – per rifiuto di atti d’ufficio, atti che doveva compiere senza indugio, anche perché c’erano sulla nave problemi di ordine pubblico, di sicurezza, oltre che sanitari, ulcere, ferite, casi di scabbia, 2 soli gabinetti alla turca.

Il sequestro di persona – aggiunge l’avvocato – si può configurare anche con tempi molto brevi, purché giuridicamente apprezzabili. “Ecco perché chiediamo che gli imputati vengano condannati alle pene che il Tribunale riterrà opportune”.

Quanto al risarcimento richiesto, per i Giuristi Democratici è solo di trentamila euro, ma ci sono 15 parti civili ammesse e l’ammontare complessivo pare che sfiori il milione, anche perché il risarcimento chiesto dalle persone fisiche, i minori che sono riusciti a costituirsi parte civile, è molto più consistente. Del resto, dice Sorrentino con una punta di ironia, “non dimentichiamo che Salvini è debitore allo Stato di 49 milioni”.

Ascolta l’intervista ad Armando Sorrentino

Argo

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  • Spero che la giustizia faccia il suo corso, e che il ministro Salvini venga punito per per le sofferenze che ha fatto passare a quei poveri disgraziati

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