Il miracolo dell’Isab, nel siracusano piove olio

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raffineria Isab di notte

26 agosto 2024, una pioggia oleosa risveglia gli abitanti di Città Giardino (Siracusa) e di altri territori vicini. In una regione, la Sicilia, attraversata da una drammatica siccità, parlare di pioggia dovrebbe prefigurare scenari positivi. Tranne in questo caso, visto che non siamo certamente di fronte a un fenomeno naturale ma, più semplicemente, in presenza di un errato funzionamento e/o di un guasto avvenuto all’interno della raffineria ex-Isab, collocata in quella zona.

Secondo quanto riportato da Siracusa 2000 “l’insolita pioggia è stata preceduta da una fitta nuvola nera che usciva da una ciminiera, accompagnata da un forte odore di idrocarburi”. La stessa testata riferisce di un comunicato di Goi Energy che sostiene che l’evento “si è generato dalla testa della colonna dell’impianto U100 del sito Impianti sud a seguito di un transitorio operativo anomalo, dal quale è scaturito il rilascio in quota di prodotto idrocarburico sotto forma di emissione vaporizzata”.

Dopo l’intervento e i rilievi svolti da polizia locale, carabinieri, vigili del fuoco, personale dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) e del Nictas (Nucleo investigativo circondariale tutela ambientale e sanitaria) la procura ha disposto il sequestro dell’impianto Topping, ma non dell’intera struttura.

Capire cosa e perché sia accaduto, è fondamentale per rispondere alle giuste preoccupazioni della popolazione rispetto ai rischi di incidenti rilevanti e all’inquinamento ambientale.

Anche perché il 2 settembre si è verificato un ulteriore enorme “sfiaccolamento”. Come scrive BlogSicilia.it “Il sindaco di Melilli, Giuseppe Carta ha chiesto un immediato ed urgente incontro all’Azienda, convocando il direttore generale di Goi Energy – Isab presso il palazzo Municipale. “Il ripetersi di questa tipologia di eventi sta allarmando la cittadinanza melillese e gli abitanti dei paesi limitrofi la zona industriale – ha detto il primo cittadino -. Questo, ne consegue, non è più tollerabile. Pretendiamo risposte ed azioni concrete a tutela dell’ambiente e dei cittadini”.

Da parte nostra, alcune domande, formulate insieme agli esperti che abbiamo consultato. Anche perché il deposito di idrocarburi su case, auto e campi agricoli, oltre a creare una situazione di rischio, produce danni nel breve e nel lungo periodo. Tenendo presente, inoltre, che su questi impianti si sono concentrate diverse inchieste della Procura di Siracusa, con l’accusa di disastro ambientale. Ricordiamo, infine, che si tratta di impianti che, in seguito ad un decreto del governo Meloni hanno ottenuto – per garantire il mantenimento dei posti di lavoro – lo status di “interesse strategico nazionale”. Il che ha permesso, nonostante i sequestri, di mantenere la continuità produttiva.

L’azienda, in effetti, non ha parlato di sfiaccolamento, ma di un errato funzionamento delle valvole di sicurezza, attivatesi a causa di una sovrapressione.

Secondo Erg e Isab: “Lo stabilimento svolge l’attività di trasformazione del petrolio grezzo a medio/alto valore di zolfo in prodotti petroliferi commerciabili. La raffineria è un sistema molto complesso costituito da processi differenti ognuno caratterizzato dal regime di funzionamento variabili in funzione del tipo di greggio trattato. […..] I servizi di raffineria sono stati concepiti secondo le soluzioni tecniche più avanzate e particolare cura è stata data alle attrezzature per la sicurezza ed agli impianti antincendio e antinquinamento”.

Ci chiediamo, allora, come sia potuto avvenire l’incidente.

L’impianto Topping, fra i più moderni d’Europa, ha, come tutti gli impianti di una raffineria, sistemi di regolazione e controllo automatici per il monitoraggio e la conduzione di ogni fase del processo produttivo. E’ dotato di sistemi di allarme indipendenti da quelli di regolazione che intervengono con segnalazioni luminose ed acustiche per segnalare a coloro che conducono l’impianto – in modo tanto evidente da non poter essere ignorato – il verificarsi di situazioni anomale. Ha, infine, sistemi di sicurezza che intervengono in caso di malfunzionamenti o anomalie improvvise (per esempio la mancanza dell’alimentazione elettrica).

E’ ipotizzabile che tutti i sistemi di misura, regolazione e controllo fossero malfunzionanti e non abbiano segnalato per tempo a chi conduceva l’impianto il verificarsi di una situazione anomala? O che la manutenzione delle apparecchiature di regolazione e controllo dell’ impianto sia carente a tal punto?

Eppure, qualora gli allarmi si fossero regolarmente manifestati, il personale che conduceva l’impianto avrebbe potuto effettuare le necessarie azioni correttive. Infatti, perchè gli idrocarburi pesanti possano arrivare in cima ad una colonna di distillazione alta circa 50 metri e fuoriuscire dalle valvole di sicurezza, occorre parecchio tempo ed esistono sistemi di sicurezza che prevedono, in casi estremi, la possibilità di spegnere il forno ed interrompere l’alimentazione dell’impianto.

Pare che, tuttavia, questo non sia avvenuto.

In particolare, inoltre, proprio per evitare la formazione di pericolose nubi di idrocarburi nebulizzati, il flusso scaricato dalle valvole di sicurezza viene convogliato in un sistema chiuso che separa la fase liquida da quella gassosa e solo il gas viene inviato alla torcia dove brucia senza danni. La fase liquida resta intrappolata in un grande serbatoio che non deve mai riempirsi e viene continuamente svuotato mediante pompe.

La sicurezza al 100 % non esiste, ma tutti i sistemi di regolazione e controllo progettati e posti in essere, tutti gli addestramenti del personale di impianto hanno l’obiettivo di minimizzare la probabilità di questi eventi e di contenere al minimo le possibili conseguenze degli incidenti rilevanti.

Non possiamo fare ipotesi sulla preparazione e sul senso di responsabilità degli operatori di impianto, dei supervisori e del management e aspetteremo con grande interesse che le indagini in corso chiariscano le cause di questi eventi e soprattutto del loro ripetersi , e, speriamo in tempi brevi, diano una risposta a questi ed altri quesiti.

Non è infatti accettabile che la popolazione dei paesi che sorgono a così breve distanza dalla raffineria, debba continuare a vivere in situazione di continua incertezza e pericolo.

1 Comments

  1. Evidentemente la riparazione dei mezzi di controllo e quindi la riparazione dei guasti alle ciminiere comporterebbe un visto notevole sia per la riparazione che per il conseguenziale crimi di produzione delle ciminiere. Quindi la raffineria dell’ex Isab non vuole rimetterci , vuole solo guadagni! Nonostante gli aiuti economici dati dal governo Meloni.! In tutta Italia è stato e sarà sempre così vedi l’ILVA!

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