Un messaggio di speranza e un esempio di impegno a favore del proprio territorio ci arriva dal Guatemala dove un gruppo di donne indigene si è organizzato per preservare uno dei luoghi più belli ed iconici del Centro America, il lago Atitlán, di origine vulcanica e circondato da maestosi vulcani.
Ne parla Rebecca Manzi su Green Me, una testata giornalistica on line nata con l’obiettivo di contribuire a diffondere comportamenti e stili di vita maggiormente attenti all’ambiente e al pianeta in cui viviamo.
Manzi racconta che la bellezza di questo lago è oggi minacciata da gravi problemi di inquinamento e che le donne del Collettivo comunitario Tz’unun Ya’, che vivono nella regione di San Pedro La Laguna, si stanno battendo strenuamente per preservarlo.
Ogni mese rimuovono i rifiuti di plastica, metalli e altri detriti accumulati sulle rive e nelle acque del lago. Lo fanno non solo per mantenere pulito il loro ambiente, ma anche per il profondo legame spirituale e culturale che hanno con il lago, considerato un antenato e donatore di vita.
Le azioni del Collettivo Tz’unun Ya’ sono dirette anche al miglioramento della gestione dei rifiuti attraverso l’installazione di biodigestori nelle abitazioni e la promozione dell’uso di fertilizzanti organici in sostituzione di quelli chimici.
Queste donne hanno anche ottenuto l’approvazione di regolamenti municipali che vietano l’uso di plastica monouso e stanno avviando iniziative per recuperare le spiagge e dichiararle ad uso comunitario. Hanno, inoltre, organizzato manifestazioni pubbliche per mettere in luce la responsabilità delle aziende nel problema dell’inquinamento.
C’è di più. Il collettivo si oppone attivamente a progetti governativi che ritiene insufficienti e dannosi. Ad esempio, il progetto “Mega – Collettore di acque”, criticato perché ignora le esigenze delle comunità locali e favorisce solo alcuni interessi economici.
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