Bruciano gli Orti Urbani di Librino, in un’area della città sempre più emarginata

Prima casi isolati di vandalismo, poi azioni di disturbo (sassaiole e furti), infine l’incendio dello scorso 30 luglio, che ha distrutto due capanni degli attrezzi e danneggiato alcuni orti. Stiamo parlando degli Orti Urbani di Librino, un progetto iniziato otto anni fa e salutato -al suo sorgere – come un’occasione per “rafforzare il senso dell’identità, creare spirito comunitario, contribuire a riqualificare e rendere più bello il quartiere”.

Al di là degli obiettivi altisonanti, l’esperienza ha in effetti coinvolto un gruppo di circa settanta assegnatari che hanno ottenuto dal Comune di Catania – con bando pubblico – un appezzamento di terreno in comodato d’uso. Da allora – con qualche avvicendamento – gli assegnatari si sono impegnati nella coltivazione, costruendo o ritrovando un rapporto con la terra, assaporando la soddisfazione di produrre qualcosa con il lavoro delle proprie mani e imparando a fare comunità tra di loro.

Eppure la situazione, che non è mai stata facile, si è fatta, negli ultimi mesi, sempre più critica.

Molte le difficoltà emerse già dagli inizi, dai disservizi nella fornitura dell’acqua a quelli sulla raccolta dei rifiuti, dall’assenza di manutenzione dell’area attorno agli orti, lasciata in stato di abbandono e mai scerbata, fino ai problemi di sicurezza.

Il disinteresse da parte dell’Amministrazione e l’assenza dello Stato non sono avvertiti solo dagli assegnatari degli orti, ma da tutto il quartiere. E motivatamente.

Come può, infatti, essere accettabile che i rischi di aggressione agli autisti dell’AMT lascino, dalle sei del pomeriggio (ora dalle sette, ma cambia poco), la zona del Moncada senza servizio di trasporto? Ci si rende conto che chi vive in questa parte densamente popolata di Librino e non ha a disposizione un’automobile, dopo una giornata di lavoro, è costretto a fare chilometri a piedi per raggiungere la propria abitazione? E questo è solo un esempio, anche se di gravità inaudita.

Si capisce allora come possa montare la rabbia nei residenti e perché, anche tra gli ortolani, cresca la tentazione di ‘farsi giustizia da sé’, di organizzarsi autonomamente per contrastare il vandalismo, con il rischio di creare occasioni di scontro che possono degenerare.

Tocca alla parte più ragionevole e prudente degli stessi assegnatari dei lotti e al costante invito alla ragionevolezza da parte del Comitato Librino Attivo, sempre impegnato a sostegno degli ortolani, spingere perché si segua un altro percorso, quello del confronto costante tra gli assegnatari e le istituzioni. Istituzioni che vanno messe instancabilmente davanti alle proprie responsabilità, non solo l’amministrazione comunale, con sindaco e assessori in prima fila, ma anche la Prefettura che rappresenta in loco lo Stato e il Governo.

Dall’assemblea degli ortolani, tenuta il sei agosto, è nato un Comunicato Stampa che si può leggere a questo link, e successivamente il coinvolgimento dei mezzi d’informazione locali e due richieste, inviate via pec, di incontro urgente al sindaco Trantino e alla prefetta Librizzi, per discutere delle problematiche, “che riguardano gli orti e il quartiere nel suo complesso”, sulle quali il Comitato, a nome degli assegnatari e dei residenti, chiede “attenzione e risposte”.

Non dimentichiamo che Librino ha un numero di abitanti pari a quelli di una media città italiana. Prendiamo ad esempio Pavia, che – con settantamila abitanti – ha tutti gli ordini di scuole, una Università, un servizio di trasporti capillare ed efficiente, teatri, musei….

Un confronto impietoso per Librino, i cui abitanti – per tacere del resto – non hanno un servizio di trasporti degno di questo nome e hanno ottenuto solo di recente, grazie alla faticosa azione di presidi lungimiranti, la presenza di alcune scuole superiori. Eppure anche qui risiedono 70mila cittadini e vi abita la percentuale più alta di popolazione giovanile di tutta la città. Un dato che continua ad essere trascurato, con grave danno non solo per Librino ma per tutta Catania. Come si può, infatti, pensare di migliorare la città ignorando una fetta così rilevante dei suoi cittadini?

Il disagio degli ortolani è solo la spia di una grossa questione sociale. E il problema della sicurezza è solo uno dei fattori in questione, anche se non certo secondario e comunque di lunga data. Già nel 2016, parlando dell’inaugurazione degli orti di Librino, Argo esprimeva perplessità sul “discorso relativo alla sicurezza che toccherebbe, secondo le disposizioni del bando, agli stessi assegnatari senza che il Comune intenda assumersi l’onere di garantire una qualche forma di controllo, auspicabile per tutto quel difficile territorio”.

Il problema della sicurezza si pone non solo sul piano sociale ma anche a livello strutturale, visto che nell’area che ospita gli orti sono stati realizzati dei terrazzamenti che rischiano di essere trascinati via dall’acqua piovana. Lo studio delle soluzioni da dare a questo problema, non da poco, è uno dei contenuti del progetto “Un polmone verde per la città, i Giardini verticali di Librino”, con cui il Comitato Librino Attivo nel 2022 si è aggiudicato i 200mila euro resi disponibili dalla Regione nel percorso di ‘democrazia partecipata’ promosso da Comune.

Ma la partecipazione pare si sia persa per strada, visto che di questo progetto, che riguarda la “riqualificazione del Parco Urbano di Librino attraverso il suo rimboschimento e la realizzazione di aree attrezzate per lo sport e la socializzazione”, prevede anche l’installazione di videocamere e coinvolge anche l’area degli orti, non si è saputo più nulla.

Argo

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  • La puntuale, lucida, equilibrata sottolineatura delle questioni affioranti nella nostra città merita una spontanea nota di gratitudine e di apprezzamento incondizionato e ammirato nei confronti dei redattori di Argo. Librino o Picanello, San Berillo o qualsiasi altra parte di Catania vengono attenzionati in modo competente, critico e costruttivo. Se stesse nelle mie possibilità, conferirei un riconoscimento ufficiale a chi tiene desta la coscienza dei Catanesi. Grazie!

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