Gli strani permessi dell’Urbanistica fanno talora il paio con strani pareri della Soprindendenza. Prendiamo il caso dell’edificio all’incrocio tra via Di Prima e via Carramba, a San Berillo, per il quale l’Urbansitica ha autorizzato un progetto di “recupero, rifunzionalizzazione e fedele ricostruzione di un immobile”.
Si tratta di un vecchio edificio, di recente acquistato da una società, Locat srl, che intende farne una struttura alberghiera, classificato come diruto e/o in grave stato di degrado sulla base di una perizia giurata, e già demolito.
Sul Permesso di Costruire, leggiamo che, in base allo Studio di Dettaglio per il centro storico, l’edificio deve essere inserito “nel contesto del tessuto edilizio circostante”, non deve superare l’altezza massima degli edifici adiacenti e deve mantenere la cubatura esistente, non necessariamente la sagoma.
Trattandosi di un immobile in Zona Omogenea A, in pieno centro storico, la sua demolizione e ricostruzione doveva essere autorizzata dalla Soprintendenza, che ha dato il Nulla Osta sia pure con qualche prescrizione. Il nuovo edificio – scrive la Soprintendenza – deve conservare “i segni distintivi archetipi dell’oggetto architettonico”, ne deve riproporre l’apparato decorativo, i materiali e il colore, riproponendo nei dettagli (infissi, balaustre, pluviali…) materiali e finiture che rimandino alla “matrice storico/testimoniale” del quartiere in cui l’edificio è inserito.
Insomma un parere che sembra riconoscere a questo immobile un valore architettonico di un certo pregio, sebbene la soprintendente Aprile abbia dichiarato di autorizzare la demolizione perché l’edifico “non è di interesse”. Perchè allora tutte queste prescrizioni finalizzate a conservarne le caratteristiche?
C’è di più. Tra le caratteristiche che si chiede di riproporre manca forse la più importante. L’edificio, infatti, si ergeva su un basamento lavico, che ne era la peculiarità principale e costituiva una significativa testimonianza della orografia cittadina, condizionata dalle colate laviche. Il fatto che si trattasse di uno dei pochi edifici, rimasti in città, costruiti sul banco lavico, a quota diversa da quella stradale, non è sembrato alla Soprintendenza un elemento da salvaguardare.
L’eliminazione delle fondamenta laviche dell’edificio comporta anche un’altra conseguenza. Se, al posto del basamento lavico, verrà realizzato un piano abitabile o adibito a botteghe, la volumetria non potrà più essere la stessa, come invece è prescritto, e verrà meno anche la dispensa dal pagamento degli oneri concessori (con relativo danno all’erario pubblico).
Questioni di lana caprina? Non proprio. Ci appare inquietante l’apparente rigidezza nel chiedere il rispetto delle regole, mentre con queste regole si sta giocando disinvoltamente, con poca trasparenza.
Si arriva persino a tirare fuori prescrizioni non congruenti con il caso. Per questo immobile, ad esempio, nel permesso di costruire, si fa riferimento alla sua collocazione in zona L, la zona del Piano Regolatore destinata a servizi di interesse comune, verde pubblico, scuole, centri di quartiere e anche attrezzature alberghiere. Un modo per dire che non c’è nulla di illegittimo se l’immobile verrà destinato ad albergo? Ok, nulla di illegittimo secondo le norme di attuazione del PRG.
Ma, nel caso di San Berillo, questa collocazione in zona L non ha alcun valore. La delibera con cui il Consiglio Comunale ha approvato lo Studio di Dettaglio sostituisce, infatti, a tutti gli effetti la zonizzazione del PRG e determina nuove destinazioni urbanistiche che sono appunto quelle indicate dallo Studio stesso.
Ci viene quasi il dubbio che la collocazione in zona L non venga citata per caso. Nè tanto meno per incompetenza, essendo il direttore dell’Ufficio persona competente e preparata.
L’inutile riferimento alle zone L, e alla loro destinazione a servizi, sembra quasi un pretesto per ribadire quello che l’Ufficio sostiene da tempo, anche contro ogni evidenza: il mancato valore dei simboli presenti sulle tavole del Piano regolatore. Anche in questo caso il direttore afferma quanto detto in altre circostanze: i simboli non sono presenti nelle tavole di PRG approvate nel 1964 e quindi non hanno valore.
Anche noi approfittiamo dell’occasione per ribadire che i simboli sono presenti, ben visibili nelle tavole del Piano Regolatore Generale approvato in via definitiva, nel 1969, dalla Regione. E sono spiegati da una legenda che l’Urbanistica continua ad ignorare anche se è pubblicata sul sito del Comune a questo link. Una legenda che rende illegittime autorizzazioni già concesse, come quella per il supermercato Eurospin di via Martelli Castaldi, per la quale c’è anche un rinvio a giudizio, o come quella per realizzare l’ennesimo supermercato Lidl, in via Palazzotto, là dove dovrebbe sorgere una scuola.
In conclusione. In questo caso il riferimento alle zone L è fuori posto, indipendentemente dalla destinazione che si vuole dare all’edificio situato all’angolo tra via Di Prima e via Carramba. Le battaglie di principio non ci interessano. Proviamo a valutare con scrupolo i singoli casi evidenziando eventuali incongruenze o illegittimità.
Come già dice Melania Tanteri su Live Sicilia, si sta intervenendo su San Berillo non con una pianificazione complessiva ma attraverso singoli provvedimenti, ognuno portatore di una piccola/grande forzatura. Con il sostegno di una Soprintendenza un po’ distratta.
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L’analisi di quanto sta accadendo a San Berillo è precisa e puntuale. Complimenti per la lucidità.
Purtroppo nessuno risponde alle domande e perplessità poste......e nella tranquilla indifferenza ognuno realizza ciò che gli piace
L’importante è bonificare la zona. Quel vecchio palazzo era un’indecenza. Chi se ne fotte del basamento lavico? Noi che viviamo in Corso Sicilia siamo davvero stufi di tutta questa saccenza urbanistica di cui fate sfoggio sulla nostra pelle, sulla nostra sicurezza, sul nostro diritto all’igiene ed al decoro urbano