Il 29 settembre del 2023 la giudice Iolanda Apostolico (sezione immigrazione del tribunale di Catania) annullò il trattenimento, disposto dal Questore di Ragusa, di tre cittadini tunisini in un Centro di Permanenza per i Rimpatri (CPR).
La giudice, infatti, riteneva che più parti del cosiddetto Decreto Cutro fossero incompatibili con la normativa dell’Unione Europea. Il governo Meloni (quello della lotta ai trafficanti in tutto il globo terracqueo) iniziò una vergognosa campagna di delegittimazione della Giudice (e dei suoi familiari), che aveva osato contestare “i provvedimenti di un governo democraticamente eletto”, favorendo l’immigrazione illegale.
Qualcuno parlò addirittura di “giudici scafisti”. Ovviamente, tutti questi autorevoli personaggi evitarono di entrare nel merito del provvedimento, motivato e dettagliato. Come da copione, questi soggetti ritenevano, evidentemente, sufficiente spargere fango per legittimare le loro scelte politiche.
Un’azione, questa del governo, che, a suo tempo, venne fortemente contestata dall’Associazione Nazionale Magistrati che espresse piena solidarietà e vicinanza alla collega autrice del provvedimento ricordando che “gli atti dell’autorità giudiziaria possono certamente essere criticati e non condivisi, oltre che impugnati nelle opportune sedi; tuttavia, anche la più aspra delle critiche non deve mai trascendere nella delegittimazione personale e professionale dei magistrati che li hanno redatti, né nello strumentale travisamento dei contenuti di quegli stessi provvedimenti o, ancora, in moniti intimidatori verso chiunque – come la collega in questione – eserciti l’attività giurisdizionale attenendosi quotidianamente ai più alti standard legali e deontologici”.
Ricordiamo che, secondo Apostolico, il provvedimento del Questore di Ragusa non era motivato, fra l’altro, perché il decreto Cutro del marzo 2023 e la successiva direttiva ministeriale del 14 settembre avevano introdotto la detenzione automatica per chi arriva da paesi considerati sicuri. Il vizio di fondo, come allora affermò il costituzionalista Azzariti, è l’idea dell’automatismo, che confligge con la Costituzione, l’ordinamento internazionale, la giurisprudenza della Corte europea.
Alla fine, il Ministero degli Interni annunciò che avrebbe impugnato la decisione, perché fosse esaminata da un altro giudice.
Come riporta Il Fatto Quotidiano (21 luglio 2024) “Le sezioni unite dalla Cassazione non trovano nulla di errato nei provvedimenti della Apostolico, ma decidono di emettere due ordinanze interlocutorie, infatti si rivolgono alla corte di giustizia Europea perché valuti in via pregiudiziale d’urgenza su un nodo essenziale della vicenda: la garanzia finanziaria di 5.000 euro che i richiedenti asilo devono versare per non essere trattenuti in un centro di permanenza”.
Vista la situazione, ci si sarebbe, perciò, aspettati che il governo proseguisse l’azione giudiziaria, in attesa del pronunciamento della Corte Europea. Invece accade il contrario: il governo batte in ritirata e il 12 luglio rinuncia, per il tramite dell’Avvocatura dello Stato, al processo. Ma fa ancora di più: modifica il punto della cosiddetta garanzia finanziaria, che ora non è più fissata in cinquemila euro, ma verrà valutata caso per caso.
In sostanza, il governo ammette, clamorosamente e pubblicamente, che aveva torto. Siamo, però, sicuri che né Meloni, né Salvini chiederanno scusa. E, in fondo, non ci interessa neanche.
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E ora si chieda scusa alla giudice Apostolico per tutto il disagio e il terrorismo mediatico creatole soprattutto dalle testate ed emittenti televisive di destra
Quando la posizione è solo ideologica alla fine,di fronte alla questione di merito ,si capitola