San Berillo a teatro, ovvero della speculazione e dell’amore

Un quartiere sventrato e abbandonato a se stesso, ferito dal pregiudizio ma sempre oggetto di mire speculative, da qualche tempo fa parlare di sé per un difficile tentativo di mettere insieme un’esperienza di dialogo e inclusione. Ma la complessità di San Berillo si rivela anche in iniziative insospettabili come il laboratorio di recitazione che si è concluso con uno spettacolo realizzato di recente al teatro di via Tezzano. Per raccontarlo ci affidiamo, ancora una volta, alla penna di Nino Bellia.

“Inquilini”, al Teatro di via Tezzano, una interessante e originale pièce, scritta e diretta da Francesca Romana Di Giorgio ed interpretata da attrici e attori, genuinamente ed elegantemente dilettanti, del suo laboratorio di recitazione. Teatro di denuncia e, al tempo stesso, mi si passi la definizione, di utopia sostenibile.

I riferimenti storici riguardano il cosiddetto risanamento e rilancio da cui, negli anni ’50 fu interessato il quartiere di San Berillo, a Catania. Allora, come ora. Bisognava creare la futuristica “City” catanese, quella delle banche e dei negozi, dei palazzoni piccionaia che avrebbero ostruito per sempre (per sempre? ma sicuro? Todo cambia…) la vista del mare alla stessa statua di Vincenzo Bellini, e a questo fine espropriare, abbattere, deportare una intera popolazione di residenti, famiglie di dignitosissimi e laboriosi artigiani, trasferendoli in altra zona. Ne parlava già, con altrettanta efficacia poetica, Turi Zinna in “ Ballata per San Berillo”.

L’Autrice ci riporta a quell’epoca, ma ci fa riflettere sull’attuale, imminente e già in atto, risanamento, previsto dal PNRR, senza tenere conto del complesso tessuto sociale, nel frattempo mutato. Una complessità che esige impegno e fantasia d’inclusione: esemplari, virtuosi, veramente proiettati come un ponte verso il futuro (e peraltro previsti dallo stesso Piani e dai relativi finanziamenti…).

Protagonisti dello spettacolo, diviso in due atti, gli inquilini di un palazzo e di una via del quartiere di San Berillo. Anno 1957: con i provvedimenti delle Amministrazioni Comunali di allora iniziano gli abbattimenti. Le mani sulla città. La ballata del mattone.

In casa Auteri (nota autobiografica, riferita alla nonna di Francesca) si riuniscono diversi coinquilini per commentare le notizie e le prospettive del “ciclone” che sta per abbattersi sulle loro case e sul quartiere. Trepidano, sono in ansia, non sanno che fare. Qualcuno pensa di denunciare, a proprio rischio e pericolo, fermando niente meno che la “Carrozza ô Senatu”, durante la Festa di Sant’Agata. Tutto procederà con sinistri boati e sfaldamenti.

La vera novità, tuttavia, è un fidanzamento inatteso, imprevisto e imprevedibile, tra il giovane Auteri e Franca, “ ‘a Francisa”, la tenutaria di una casa d’appuntamento, lei stessa prostituta per vicissitudini varie, detta “ la Chouchou”. L’annuncio del prossimo matrimonio produce più scalpore e fa rumore ben più che gli schianti e gli sbriciolamenti dei palazzi. Ma la vecchia nonna ha il coraggio di accettare la deflagrante novità e regala il suo anello di fidanzamento al nipote: che lo presenti a “Chouchou”…

Tutto cambia. I pregiudizi possono essere abbattuti, in nome dell’amore, quello vero, senza fraintendimenti e senza riduzioni né economiche né moralistiche. Francesca Romana Di Giorgio, danzatrice e maestra di danza, autrice e maestra di recitazione, è anche una delle colonne del Centro Astalli, e fa parte, a pieno titolo e senza secondi fini, dell’Osservatorio Urbano e Laboratorio Politico per Catania, che da settembre scorso opera per le vie del quartiere, stabilendo relazioni positive con tutti, specialmente, coi giovani africani in balia dello spaccio e degli spacciatori.

I due ruoli, di artista impegnata e di donna dedicata ad iniziative a favore dei migranti e degli ultimi, travasano con mirabile naturalezza l’uno nell’altro. I suoi attori e le sue danzatrici la seguono con devozione e maestria in ogni sfida. E contribuiscono a rievocare presenze “altre”, suggestioni di cui Catania è intrisa e a cui, forse inconsapevolmente, si ispira.

Nell’appartamento degli “Inquilini” compare, commentando, raccontando e danzando, ammiccando e alludendo, una singolare figura, di bianco vestita, una sorta di fantasma rassicurante. Anzi, no, per dirla con Francesca Di Giorgio, un cameo che impreziosisce l’opera. Si tratta di… di? di Goliarda Sapienza! che benedice l’opera, la scrittrice, gli attori, i tecnici, tutto il personale del Teatro Tezzano. E il pubblico, che rappresenta e interpreta la Catania che verrà…

Argo

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