La ferita di Corso Martiri della Libertà, di cui recentemente si è tornato a discutere, sarà domani oggetto di una assemblea pubblica organizzata dall’associazione Volerelaluna presso la CGIL di via Crociferi. In questo frangente ci sembra opportuno portare all’attenzione della città una Nota elaborata da Aurelio Cantone, architetto e urbanista, che oltre a fare il punto sulla situazione e sulle responsabilità che ne hanno generato lo stallo, propone un utilizzo dell’area all’interno di una visione complessiva della città e dei suoi bisogni.
Ne proponiamo una sintesi e, in link, il testo integrale.
Corredato, sempre a firma di Cantone, da una ricostruzione cronologica del “Piano di recupero” di San Berillo, a partire dal decreto assessoriale regionale n. 14341 del 12.12.1949.
C’è un proprietario “involontario” delle aree di Corso Martiri della Libertà, qualcuno che non è interessato al loro destino e nemmeno a Catania. E’ l’immobiliarista ceko Radovan Vitek, che i tifosi giallorossi conoscono bene per avere egli tentato di realizzare lo stadio per la Roma.
Ce lo ricorda l’architetto Aurelio Cantone nella sua Nota, in cui scrive che Vitek “nell’acquistare nel dicembre 2019 da Unicredit il pacchetto dei debiti e delle proprietà delle Parsitalia, Capital Dev ed Eurnova (ex gruppo Parnasi), per entrare in possesso di diversi immobili di Roma, si è trovato all’interno del pacchetto anche le società proprietarie di queste aree”.
L’acquisto non rientrava, dunque, in un suo programma di investimenti né in un progetto da realizzare. Ma questo non placa, anzi rafforza i timori della città, già esterrefatta per il fatto che, da oltre settanta anni, non si riesce a rimarginare quella che Cantone chiama la “piaga aperta nel cuore di Catania (quasi fosse il risultato di un bombardamento)”. Tanto più che oggi, quando sembrava che qualcosa si muovesse, i proprietari di quelle aree hanno rinunciato a realizzare il parcheggio di piazza della Repubblica, opera di urbanizzazione primaria, propedeutica ad ogni altra, prevista dalla Convenzione sottoscritta con il Comune nel 2012. Convenzione che – su pressione della stessa proprietà – è stata rinnovata per altri dieci anni
Tutto fermo, quindi, ma già nel novembre scorso il rappresentante locale dell’ISTICA aveva dichiarato al Quotidiano di Sicilia “Stiamo valutando: tutto è legato alla questione di trovare gli utilizzatori dei diversi comparti. Sono analisi di marketing, bisogna fare tutto ciò che consente di partire e rendere maggiormente interessante il resto degli investimenti”.
Dichiarazioni dalle quali si deduce – come scrive Cantone – che gli “utilizzatori” ancora non ci sono, nonostante l’area sia libera da decenni e che su di essa siano stati fatti redigere piani dall’architetto Fuksas e, successivamente, dall’architetto Cucinella, il cui masterplan è stato presentato alla città proprio nell’agosto 2012.
E non ci sono perché l’affare non è appetibile, in quanto non c’è una “domanda che scaturisca dal mercato catanese”.
Evidentemente si è ritenuto che non ci fosse convenienza neanche a fare il parcheggio, tanto è vero che si è scelto di non “investire sull’adeguamento del progetto alla nuova normativa e al nuovo prezziario regionale, nè sull’adeguamento della fideiussione”, preferendo “lasciare in bilancio soltanto il valore presunto delle aree in virtù della loro potenzialità edificatoria”.
Ma se il parcheggio non viene realizzato, che fine fanno gli impegni previsti dalla Convenzione? Il mancato rispetto di questi impegni non viene citato dai proprietari, ma – cosa ben più grave – non viene denunciato dal Comune, che a pretendere questo rispetto avrebbe diritto. Il Comune, infatti, in caso di inosservanza, potrebbe impugnare la convenzione stessa, fino ad annullarla incamerando la relativa fideiussione. Cosa di cui nessuno fa menzione.
C’è un’altra questione che viene sottolineata dall’architetto Cantone: se la rinuncia nasce dalla constatazione che nessun intervento edilizio in quell’area è remunerativo, questo “quantifica come vicino allo zero il valore dell’area” che “seppur dotata di una notevole potenzialità edificatoria, non è ritenuta capace di produrre utili” a fronte degli investimenti necessari.
Per i privati la conseguenza è semplice, lasciamo tutto come sta. E teniamoci le aree, non si sa mai. Un ragionamento che non fa una piega, ma ignora del tutto le esigenze della città, che rimane con questa ferita aperta.
Ma l’Amministrazione non può accettare questo stato di cose e non può nemmeno proporre di uscirne acquistando i terreni con fondi pubblici, sia pure regionali – come ha proposto di fare il sindaco – senza chiarire a che prezzo. Costituirebbe – avverte Cantone – un danno erariale alle casse pubbliche.
Il sindaco ha fatto una valutazione implicita parlando di una richiesta di finanziamento di 200-250 milioni di euro. Ma, si chiede l’architetto, quanta parte di tale cifra è destinata all’acquisizione delle aree? e per farci cosa?
Entriamo qui in un altro capitolo affrontato da Cantone, che denuncia l’assenza di una discussione sull’utilizzo di quest’area, sia all’interno del Consiglio Comunale sia nella città.
Che manchi una pianificazione – osserva Cantone – lo dimostra il paradosso dei tre diversi interventi previsti per una medesima porzione dell’area di Corso Martiri, quella a nord di piazza della Repubblica. Per la stessa area si è parlato di una torre per gli uffici comunali in project financing, di un giardino pubblico, di un mercato, come previsto dal masterplan Cucinella.
Ma, se “ogni area è buona per qualsiasi funzione, anche le più disparate”, non esiste più la pianificazione urbanistica, non serve motivare le scelte a seguito di analisi e coerenti deduzioni. Si tratta di inutili intralci.
Ed è triste arrivare a queste conclusioni in un momento in cui – nota amaramente l’autore della Nota – abbiamo come assessore all’urbanistica, nonché vicesindaco, “un esimio docente universitario proprio di Tecnica e Pianificazione Urbanistica”.
Sulla destinazione delle aree, Cantone avanza anche una proposta.
A partire da una “analisi dello stato di fatto e dei fabbisogni” della città, e con uno sguardo rivolto al futuro, come farà la nostra città, povera di verde e di spazi pubblici liberi, a fronteggiare l’aumento delle temperature a cui andiamo incontro e il rischio sismico che sempre ci minaccia?
Lo spazio di Corso Martiri, di cui Cantone riscostruisce con precisione il perimetro e la collocazione all’interno di una città densamente edificata, può offrire una risposta esaustiva ad entrambi i fenomeni.
“Si facciano pure alcuni interventi – suggerisce – quali: la riconfigurazione della piazza della Repubblica (ma che fine ha fatto il progetto redatto negli anni 80 per la biblioteca comunale nel sito attualmente destinato a parcheggio?), il verde a nord di piazza della Repubblica come da progetto del PUI, il completamento leggero dell’isolato della chiesa delle Buona Morte e la definizione della testata su piazza Giovanni XXIII (magari con una stazione per gli autobus extraurbani degna di una città)”.
Ma “l’obiettivo primario della destinazione della parte maggioritaria dell’area” deve essere “a uso pubblico nonché permeabile, alberata ed attrezzata per la prima emergenza in caso di sisma”. Un ulteriore consumo di suolo e “la edificazione di quanto previsto per Corso Martiri della Libertà sarebbe – invece – un delitto, non farebbe altro che aggravare i problemi”.
E conclude: “Per far ciò l’Amministrazione innanzi tutto metta in mora con atti adeguati la proprietà per aver disatteso la convenzione, quindi intraprenda davvero la procedura per l’acquisizione dell’area dallo stesso Sindaco indicata (ma al suo vero valore come conseguente al disinteresse della proprietà al suo sfruttamento edilizio) e chieda fondi a chi può davvero darli (la Regione è in grado di sostenere la relativa spesa?), ad esempio, per difesa dal rischio sismico alla Protezione Civile o attraverso il PNRR se si è ancora in tempo.
Nel contempo il Consiglio Comunale, non abdicando al proprio ruolo – le scelte urbanistiche gli competono – entri nel merito della problematica (come ha già iniziato a fare la commissione consiliare urbanistica) della destinazione dell’area, coinvolgendo la città ed anche impegnando il Sindaco, con un ordine del giorno, a perseguire davvero la strada della acquisizione dell’area da lui stesso indicata. ”.
Link alla Nota dell’architetto Cantone in versione integrale – Link alla Cronologia
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Adibire a spazio pubblico la parte maggioritaria delle fosse di Corso Martiri della Libertà
significherebbe farne una zona di spaccio, vagabondaggio e prostituzione.
Rovinando definitivamente tutto il quartiere limitrofo, per sempre.
Ma si conosce la realtà delle cose di cui si parla? Si riesce per una volta, dico un volta, pensare a una programmazione
pubblica veramente "utile" .
Le aree di cui si parla nell'art. sono inserite in un contesto urbano ben preciso. Là si ha bisogno di un innalzamento architettonico del realizzato capace da una parte di valorizzarne la qualità dell'insieme dall'altra di essere pienamente controllabile dalle forme di vandalismo e degrado molto comuni nella zona.
Una proposta che non tiene conto di questo è fuorviante.
Io per le aree di corso martiri della libertà immaginerai un grande centro di svago e cultura magari ispirandosi alla città delle arti e della scienza di Valencia.
Come sogno di un comune cittadino che vive nella zona.