Ri-Creazioni, a Fieri il lavoro creativo che include

Ancora una volta Fieri riparte, con l’impegno di chi l’ha fatta nascere e scommette sulla sua doppia vocazione, l’integrazione umana e sociale e il rispetto per l’ambiente.

La Fabbrica Interculturale Ecosostenibile del Riuso è nata, infatti, a partire dal 2015, da un progetto finanziato dalla Fondazione con il Sud e gestito da un gruppo di associazioni (Arci capofila) che si impegnavano a favorire l’inserimento socio-lavorativo di alcuni immigrati insieme ai quali riutilizzare oggetti e materiali che sarebbero altrimenti finiti in discarica.

Solidarietà e giustizia sociale, così come la cura della sostenibilità ambientale, sono tra i principi fondanti di Mani Tese, che di Fieri è stata sempre l’anima e potremmo dire anche il corpo, essendosi i suoi volontari spesi a tutti i livelli, compreso quello di prendere in mano la cazzuola per contribuire ai lavori di ristrutturazione dell’edificio. Una struttura concessa dal Comune in comodato d’uso gratuito per nove anni, rinnovabili per altri nove, a patto che fosse recuperato dallo stato di abbandono in cui si trovava, per essere infine restituito alla città.

Siamo ormai prossini alla scadenza del primo novennato e l’edificio di via Palermo, in questo lasso di tempo, è stato non solo ristrutturato (anche mediante un crowdfunding) ma anche intensamente utilizzato, per laboratori, corsi di formazione, eventi musicali, incontri interculturali. Nel tempo sono stati fatti ulteriori interventi migliorativi e tentativi di utilizzare gli spazi esterni per un orto sociale. Ma si sono verificati anche furti di attrezzature, molte delle quali riacquistate con donazioni di amici e simpatizzanti.

Prima del Covid e del lockdown che avrebbe costretto a fermare tutto, si era arrivati persino alla costituzione di una cooperativa autonoma che scommetteva sulla possibilità di mantenersi con il lavoro delle proprie mani.

Adesso si ricomincia con un nuovo progetto, finanziato con i fondi dell’8x mille redistribuiti medianti bandi, uno dei quali è stato vinto da Mani Tese. Il progetto ha un nome che è già un programma, Ri-Creazioni, perché intende valorizzare la creatività, l’originalità e unicità di quello che si produce con le proprie mani, ma anche invitare a combattere lo spreco e rispettare l’ambiente.

I suoi destinatari sono minori stranieri non accompagnati ai quali vengono offerti un corso di formazione in falegnameria ed uno in sartoria. Si dà così la possibilità di imparare un mestiere che garantisca possibilità di lavoro, ma viene offerta anche un’esperienza di inclusione e, contestualmente, la possibilità di apprendere e/o perfezionare la conoscenza della lingua italiana. Tagliare il legno o un tessuto, fianco a fianco, significa anche tessere legami, superare diversità sociali e culturali, imparare non solo un mestiere ma anche un modo per stare con gli altri e lavorare insieme per un progetto comune.

Sotto la guida di Dario per la falegnameria e di Antonella per la sartoria, i giovani imparano volentieri, stanno già acquisendo le competenze di base. Qualcuno aveva già fatto esperienza nel proprio paese, come Amadou o il gambiano Mustapha nella lavorazione del legno o come l’egiziano Reda nell’uso delle macchine da cucire. E adesso si perfeziona.

C’è ancora posto per nuove iscrizioni e altri ragazzi avrebbero la possibilità di seguire i corsi. La voce sta circolando nelle strutture che ospitano minori non accompagnati, tra i quali ci possono essere aspiranti allievi di questi laboratori. Si stanno anche studiando soluzioni al problema delle carenze del trasporto pubblico cittadino, che rende complicato raggiungere la sede di Fieri, in via Palermo.

Nel frattempo a Fieri hanno preso avvio altre attività su base volontaria. Sono stati realizzati cassoni di terra fertile per delimitare spazi utili alla nascita di un orto sociale, mentre un’artista del luogo, Mariella Sapienza, sta organizzando laboratori di pittura con i bambini del quartiere.

L’apertura al quartiere, su cui si lavora da tempo, rimane uno degli obiettivi primari, così come la disponibilità ad accogliere esperienze che possono portare nuova linfa e rivitalizzare questo luogo che può ancora dare molto alla città.

Argo

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