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Mafia NO, Pace Sì: Libera e la speranza che nasce dalla memoria

Ha avuto qualcosa di particolare, quest’anno, la giornata del 21 marzo, riconosciuta – per iniziativa di Libera e con una legge dello Stato – “giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”.

La particolarità di quest’anno è l’insistenza sul tema della pace. Come leggiamo nel documento di Libera, c’è oggi nel mondo un grande bisogno di pace davanti ai “troppi fuochi che avvelenano il pianeta”. Non solo, c’è anche un nesso tra la guerra e la crescita della criminalità organizzata perché la “mala pianta delle mafie si nutre delle stesse scorie che infettano i conflitti nel mondo: la sete di guadagno illimitato, lo sfregio ad ogni forma di legalità, l’odio e la mostruosa indifferenza nei confronti dei più deboli”.

Il tema della pace ritorna anche nel concorso “Una rima per la pace”, organizzato da Libera Catania, con referente provinciale l’attivissima Dora Torrisi. I vincitori sono stati proclamati proprio a conclusione del corteo organizzato per il 21 marzo, una grande festa colorata di cui ci parla Giuseppe Strazzulla, che – nella nostra città – di Libera è, da decenni, una delle colonne.

Aria pulita, al corteo del 21 marzo in memoria di tutte le vittime innocenti delle mafie. La manifestazione organizzata a Catania da ‘Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie’ in contemporanea con quella nazionale (quest’anno a Roma) ha visto la partecipazione di circa 600 studenti di tutte le età (elementari, medie e superiori) con partenza da villa Bellini/via Etnea ed arrivo a piazza Dante/ Chiesa di San Nicolò l’Arena.

Qui sono stati letti i nomi delle oltre mille vittime; tutte, una per una, snocciolando questo “rosario laico” che contiene in sé una parte importante (e inquietante) della nostra storia nazionale, in molti casi non ancora chiarita definitivamente con l’individuazione di mandanti e collusioni politico-affaristiche.

Si tratta quindi di un’azione civile, forse l’unica che veda coinvolto un numero così ampio di ragazzi. E’ ancora emozionante vedere e ascoltare i piccoli delle scuole elementari scandire in pieno centro cittadino lo slogan “Mafia NO Pace SI”. Piccoli eroi, si direbbe, se pensiamo che gli ultimi eventi di grande rilevanza mediatica (le stragi di Capaci e di via D’Amelio) si sono svolti ormai più di trent’anni fa. E poi, riusciamo ad immaginare un corteo di adulti antimafia (ed antifascista!) altrettanto coeso e gioioso nell’affermare la voglia di vivere felici?

La manifestazione del 21 marzo è il risultato conclusivo di percorsi di studio che Libera propone alle scuole. Dall’anno scorso si è pensato di far esprimere i ragazzi attraverso la produzione di testi poetici (il 21 marzo è anche la Giornata mondiale della poesia), i più significativi dei quali vengono premiati – senza esasperare la competizione – da una giuria composta da esperti interni (o amici) all’Associazione.

Quest’anno il tema proposto non poteva che essere la Pace, in tutti i suoi significati (segnalata anche una poesia che ha provato a mettere in relazione la lotta contro la mafia e quella contro la guerra: Passo dopo passo ognuno ne è capace: /costruiremo insieme un mondo di giustizia e pace!, Gaetano e Clotilde della s.m. Q.Majorana).

Al netto della inevitabile retorica (che comunque non fa sempre male), i testi esprimono spesso consapevolezza dei problemi da affrontare (Chissà se finirà questa maledetta guerra / che soffoca la pace e invade questa terra, scrivono Sveva e Martina dell’IC Sauro-Giovanni XXIII) ed una sana ingenuità che contrasta con il cinismo dilagante nell’opinione pubblica (ma Anche per finta la guerra è orrenda!, dice Sofia della Parini).

E così, se Francesca e Gianlorenzo del Liceo Spedalieri lamentano la povertà del cuore (Alcuni lo hanno perso, / altri hanno deciso di non ascoltarlo), il più piccolo dei premiati, Giorgio, ci ammonisce sul valore delle “cose belle” della vita: Se però la pace viene a mancare / ogni cosa diventa speciale. /  Le armi dovremmo buttare / e così la terra potremmo salvare.
Forse c’è ancora speranza
.

Argo

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