E’ stato lo stesso ministro Lollobrigida a chiedere al compagno di partito Bartolomeo Amidei di ritirare la sua proposta di legge sull’anticipo a 16 anni dell’età per detenere legalmente un porto d’armi per andare a caccia, anche se in compagnia di un adulto. La proposta prevedeva anche il superamento dei limiti attualmente imposti all’attività venatoria dalla legge che la regola (n. 157, 11 febbraio 1992), estendendo la stagione di caccia, dando la possibilità di cacciare anche nelle aree protette e demaniali, e via discorrendo.
Nonostante il ritiro, il percorso verso la liberalizzazione della caccia non si è interrotto. Subito dopo, infatti, nell’aprile 2023, è stata presentata una nuova proposta di legge da parte di un deputato della Lega, Francesco Bruzzone. Cancellati i due giorni settimanali di silenzio venatorio, il martedì e il venerdì, si potrà cacciare sette giorni su sette per più di cinque mesi, incalzando così i pochi animali selvatici ancora rimasti, che non avranno respiro, e togliendo serenità agli escursionisti e a chi ama le passeggiate in natura, non di rado coinvolti in incidenti anche mortali.
E non è tutto, previsti anche calendari venatori quinquennali decisi dalla Regioni senza controllo dell’Ispra (l’autorità scientifica nazionale), impossibilità di ricorsi al Tar da parte dei cittadini, riduzione delle sanzioni per chi caccia in periodi e in terreni vietati, meno limitazioni per chi utilizza uccelli vivi come richiamo nella caccia d’appostamento, ….
Si tratta di proposte che contrastano con le direttive comunitarie, per il mancato rispetto delle quali l’Italia è già stata sottoposta a procedure d’infrazione che sono state pagate da tutti noi cittadini nonostante il numero sempre più ridotto di cacciatori attivi, sia per un cambiamento di sensibilità sia perché è cambiato l’equilibrio naturale e si va verso la scomparsa degli animali selvatici.
La proposta ha ottenuto, come prevedibile, il consenso delle organizzazioni dei cacciatori che la considerano “una proposta di legge sostenibile, che dà ai cacciatori la certezza di poter agire in tranquillità, adeguandosi anche ai tempi moderni”. E, naturalmente, il plauso dei fabbricanti di armi da caccia.
Molti i contrari, tra cui l’Enpa (Ente nazionale protezioni animali), che considera questa legge un passo indietro nella tutela del patrimonio della fauna selvatica e nel contrasto al bracconaggio, già molto diffuso e per il quale l’Italia “è da molto tempo sotto osservazione da parte dell’Europa”. E un pericolo per la sicurezza dei cittadini, esposti, come dicevamo, ad incidenti in cui si registrano circa 60 morti e 90 feriti, ogni anno.
Per fermare la legge, che è in discussione alla Camera, il Fatto Quotidiano ha lanciato una petizione, che ha avuto l’adesione di diverse associazioni. Vi si ricorda, tra l’altro, che la proposta di legge si configurara come incostituzionale, visto che “l’articolo 9 della nostra Costituzione si pone a tutela degli ecosistemi e degli animali”. E si chiude con l’appello a salvare “gli animali, gli ecosistemi e la natura: no alla caccia senza regole”.
Rincara la dose la Lipu (Lega Italiana Protezioni Uccelli) che sottolinea il pericolo che corrono gli “uccelli migratori, patrimonio straordinario di bellezza e utilità ecologica” che “verrebbero abbattuti durante il delicatissimo periodo della migrazione preriproduttiva, quando stanno per raggiungere le aree dove riprodursi”.
E ancora, spiega la Lipu, “per uno stratagemma nascosto nella proposta di legge, sarebbe molto più facile catturare illegalmente i piccoli uccelli migratori, per utilizzarli come richiamo vivo per la caccia, ‘spacciandoli’ per uccelli da allevamento. La condizione degli uccelli usati come richiamo vivo (una delle vergogne della nostra normativa) sarebbe dunque ancora più grave di quella attuale, per la quale gli uccelli sono tenuti al buio, per mesi, in gabbiette minuscole e in pessime condizioni igieniche”.
Con questa legge, “Il danno sugli uccelli sarebbe gravissimo e renderebbe ancora più difficile una situazione già di forte sofferenza, per via della crisi degli habitat naturali”.
Ecco perché “è necessario agire subito, chiedendo il ritiro della proposta di legge e una serie di azioni a tutela degli uccelli e della biodiversità”. Come? Firmando la petizione “Lasciamoli volare in pace!”
da ridere o da piangere… A chi dovrebbero sparare? Non c’è più nulla. O quasi