/

Trapani, c’è il mare ma non l’acqua

2 mins read
autobotte rifornisce di acqua un condominio

Con l’articolo di oggi inizia la collaborazione di Argo con Natale Salvo, blogger d’inchiesta che vive ed opera nel trapanese. Il suo articolo su Trapani, città circondata dal mare ma senza acqua da bere, è già stato pubblicato su Fronte ampio.

Trapani, all’estrema punta d’Italia e della Sicilia, è bagnata su tre lati, dal Tirreno e dal Mediterraneo. Questa ricchezza naturale ne ha segnato la storia e oggi ne favorisce il turismo

Eppure è … senz’acqua da bere.

Chiuso dieci anni fa un vecchio dissalatore, si approvvigiona del prezioso liquido dalla periferia della provincia, da contrada Bresciana, a 60 km dal capoluogo, tramite lunghe condotte – colabrodo.

Quando l’acqua giunge, e la “norma” è la distribuzione a giorni alterni e per poche ore, risulta a volte puzzolente e inquinata a causa della contiguità e della stessa quota della condotta idrica con quella fognaria.

Ma la “norma” non è la regola. Spesso capita che l’acqua non giunga proprio: veri e propri attentati alle pompe di prelievo cui solo oggi – dopo anni e anni – si decide di porre un qualche rimedio almeno con la videosorveglianza, rotture per i motivi più svariati alla condotta di trasporto, “razionamenti” a causa della “crisi idrica”, dalla siccità.

Il risultato sostanziale è che interi quartieri e frazioni – parliamo di migliaia di utenti – restano quindi proprio senz’acqua per periodi anche lunghi. In altri zone, l’acqua giunge, invece, ogni quattro giorni.

Nel frattempo, l’ATI Trapani, l’organo di “governo” per la regolazione del servizio idrico in provincia – e di cui il comune capoluogo, Trapani, è il secondo maggior “azionista” – sta valutando la “scelta del modello di gestione”, se pubblica o privata. Qualora la scelta ricadesse su quest’ultimo modello saremmo davanti all’ennesimo stupro dell’esito del referendum del 12-13 giugno 2011 che abrogava le leggi che parlavano di privatizzazione della gestione dell’acqua e che già è stato recentemente affossato dal governo Draghi.

E la popolazione? Resta in “religioso” silenzio, non scende in piazza contro il sindaco-autocrate di turno, è rassegnata, e … compra l’acqua.

L’acqua a Trapani, per lavarsi e per cucinare ( per bere si usa solo quella dei supermercati che sappiamo poi è concausa dell’accumulo di pericolose microplastiche nel corpo ) è diventata un “genere di lusso” e i nuovi “gioiellieri” sono i soliti pochi e noti che gestiscono pozzi cittadini “privati” e le autobotti d’acqua private che forniscono, dietro bollette salatissime, i condomini.

E quest’ultima l’unica “industria” florida a Trapani, assieme a quella delle consorterie massoniche e del voto clientelare. A Trapani non c’è, infatti, una “emergenza” idrica: la situazione descritta è vissuta “da sempre”, ma, nonostante tutto ciò, i cittadini si riversano alle urne votando sempre i soliti noti personaggi.

Chi, in passato, ha cercato di pretendere diritti e non favori, di sollevare l’attenzione, quanto meno, “sulla necessità, e sull’obbligo di legge, di fornire ai cittadini-consumatori, una “Carta dei Servizi”, oppure di promuovere l’uso dell’acqua potabile anche per bere viene invece prima emarginato e poi dimenticato.

3 Comments

  1. Diamo per scontato che l’acqua ci debba essere sempre, ma ci dimentichiamo che l’acqua che utilizziamo fa parte di un ciclo complesso.
    Se non piove, l’acqua manca.
    Se preleviamo troppa acqua dalle falde, l’acqua manca.
    Se la disperdiamo nelle reti di distribuzione, l’acqua manca.
    Se la sprechiamo come se fosse una risorsa infinita, l’acqua manca.
    Dissalare l’acqua è la soluzione che viene sempre proposta come panacea, dimenticando che dissalare l’acqua è difficile ed estremamente costoso, anche in termini di impatto ambientale, rendendo impraticabile la strada di ottenere dalla dissalazione gli stessi quantitativi di acqua che utilizziamo normalmente.
    Meglio allora utilizzare più razionalmente le acque superficiali e sotterranee di cui già disponiamo, smettendo di sprecarle e disperderle

  2. la mancanza di acqua corrente nelle case non mi sembra solo dovuta solo alla siccità, ma soprattutto alla cattiva amministrazione, all’assenza di una classe di amministratori che abbiano a cuore le necessittà collettive e cerchino di soddisfarle.
    Una classe dirigente onesta e attiva che manca. Non solo a Trapani

  3. Alba e Luigi avete ragione entrambi. L’acqua si spreca ( a casa e lungo le condotte ) ma c’è pure una cattiva amministrazione che non guarda lungo.

    Si potrebbero “imporre” dei contatori per appartamento e non condominiali, ad esempio, così ognuno sarebbe responsabile dei propri consumi. Si potrebbero creare delle “case dell’acqua” o delle “fontanelle” d’acqua controllata sanitariamente per evitare di acquistare tonnellate di plastica (poi da smaltire) con l’acqua dentro ( e i costi ambientali di trasporto).

    Sulla dissalazione si potrebbero realizzare dei mini impianti – vedi l’acqua che hanno usano le navi -. In prospettiva, la siccità può solo aumentare, quindi occorre programmare questi impianti. Ma il politico che pensa di volta in volta all’elezione che ci sarà tra 6 mesi non opera da statista e pensa a 10-20-30 anni.

    .

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Gli ultimi articoli - Ambiente