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AliAIA, i colori come voce

Tra i miracoli che la natura ci offre dovremmo attribuire un posto centrale all’incredibile forza che anima i genitori di un figlio con gravi disabilità. Là dove sembrerebbe inevitabile abbandonarsi allo sconforto, essi trovano l’energia di cercare sempre ulteriori soluzioni, percorrere nuove strade, individuare strumenti sempre più idonei a ridurre il disagio vissuto dai figli, senza mai arrendersi.

Di più. Con semplicità dichiarano di aver ricevuto dai figli, pur così fragili e apparentemente ‘poveri’, più di quanto abbiano dato. E che tutti coloro che incontrano questi ragazzi, considerati sfortunati, se avessero occhi attenti e mente aperta, non potrebbero che riconoscere il bene e la ricchezza ricevuti dall’incontro con loro.

Ci sono poi le persone con disabilità gravi che posseggono doti particolari e trovano chi le aiuta a valorizzarle. E’ il caso di Alice, una giovane studentessa del liceo artistico Emilio Greco, che espone in questi giorni, alla galleria Onirica, alcuni dei suoi dipinti. Dall’incoraggiamneto degli insegnanti e di tutti coloro che si sono occupati di lei a scuola, è iniziato il suo percorso artistico.

Nelle linee che tratteggia sulla tela, aggrovigliate o ben distinte, nelle macchie di colore di cui dissemina i suoi dipinti, con una prevalenza di toni ora scuri ora luminosi, Alice ha trovato il modo di lasciarsi alle spalle una diagnosi complessa che ha individuato in lei diverse forme di disabilità. Non parla, ma con la pittura può esprimersi. E, non a caso, “I colori come voce” è il titolo individuato per la mostra. “L’energia dell’arte come espressione del sé”, il sottotitolo.

Anche se ha un percorso scolastico personalizzato e un insegnante di sostegno dedicato, Alice ormai sa che quello che esce dalle sua mani viene apprezzato. E questo la aiuta ad integrarsi nella classe. Non è un caso che le sue tele recenti non siano più incorniciate in modo tradizionale o circondate da passepartout colorati, come avveniva in precedenza.

Sono, invece, inserite all’interno di ritagli di stoffa, scelti insieme alle compagne del suo indirizzo di studio, Design Arte della Moda. E le stoffe da lei decorate vengono utilizzate, dalle stesse compagne, per realizzare gadget, borse e borsette. Così Alice ha trovato il suo posto nella classe e sperimenta quotidianamente che l’inclusione non è solo – almeno nel suo caso – una parola vuota di significato.

Ormai, però, Alice frequenta l’utimo anno del liceo. Cosa accadrà dopo? Non esiste una risposta certa e rassicurante, ma chi le vuole bene, in particolare la mamma e il papà, non possono rinunciare ad avere una prospettiva. Quella che attualmente si profila non è una prospettiva individuale, ma un progetto nato all’interno di una associazione di famiglie che affrontano quotidianamente i problemi di chi soffre di disturbi dello spettro autistico, l’Associazione Autismo Oltre, in campo dal 2012.

Per Alice i problemi sono ancora più complessi perché la sua non è solo una diagnosi di autismo, ma lo scambio di informazioni, il supporto reciproco, l’impegno nel raggiungimento di obiettivi anche parziali, rende questa associazione preziosa per chi corre il rischio di restare solo davanti ad enormi difficoltà.

L’obiettivo attuale è quello di portare a compimento il progetto di una “casa” che possa ospitare laboratori, attività ludiche, sportelli di aiuto e quanto sia utile a chi soffre di autismo e alle rispettive famiglie.

La casa è stata già acquistata, dall’associazione, con i fondi del cinque per mille e altre donazioni, e si trova in via Asiago. Per ristrutturarla e arredarla servono, tuttavia, altri fondi. Anche l’eventuale ricavato della vendita dei quadri di Alice sarà destinato a questo scopo.

L’utilità di uno spazio comune in grado di accogliere attività formative e ricreative è stata già sperimentata dai membri dell’associazione nei mesi in cui hanno avuto l’opportunità di gestire, presso i Portali, un locale concesso in comodato d’uso. Da questa esperienza transitoria è nata la volontà di realizzare una struttura permanente che garantisse quelle stesse opportunità ed altre di cui via via si dovesse avvertire la necessità.

Non sarà certo la vendita delle tele di Alice a risolvere il problema. Sarebbe solo la tessera di un mosaico in cui ognuno dovrà fare la sua parte e dare il proprio contributo.

Antonello Ferrara, ad esempio, il suo contributo l’ha dato, e non di poco conto. Consapevole del valore culturale, sociale e formativo di questa iniziativa, ha messo a disposizione i locali della galleria “Onirica, spazio creativo” di via Ingegnere 34, punto di riferimento di un gruppo di cultori dell’arte fotografica.

Attorno alla mostra di Alice, nome d’arte AliAIA, sono stati organizzati alcuni eventi, tutti coinvolgenti e finalizzati a stimolare una riflessione sul rapporto tra arte e disabilità. Hanno già avuto luogo due incontri, il primo con la scrittice Antonella Carta, autrice di due romanzi che approfondiscono il tema della disabilità nel mondo degli adolescenti, il secondo con l’artista Gabriella Trovato.

Oggi, 4 gennaio, sarà ospitata la fotografa ipovendente Ilaria Facci (ore 18.30, “Oltre l’inganno della vista”), e domenica 7 gennaio ci sarà la chiusura della mostra, con un finissage in cui gli organizzatori, insieme a chiunque vorrà sostenerli, tireranno le somme di questa esperienza. Significativa già solo per aver riacceso i riflettori su un problema delicato e complesso che non possiamo ignorare.

Argo

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  • Bravissima, non mollare e complimenti a chi crede che anche un disabile ha una voce ee valori veri .

  • Grazie, sempre, ad Argo e alle persone che gli danno vita , per la comunicazione e partecipazione di queste esperienze che hanno tanto da insegnare anche a noi cosiddetti "normali".

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