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Catania, il progetto che non c’è. Torniamo a discuterne

Una città complicata, Catania. Difficile scorgere un progetto, prospettive per il futuro. Tenuta in piedi, di recente, da un flusso turistico eccezionale, probabilmente temporaneo, in quanto determinato dal fatto che guerre e crisi climatiche hanno reso impraticabili molte mete tradizionali.

Per il resto, qualche intervento di facciata che non affronta alcun problema strutturale, una generale subordinazione del Comune alle mire degli speculatori immobiliari (come Argo testardamente denuncia), la reiterata abitudine di rispondere esclusivamente con la repressione ai gravissimi problemi sociali, con blitz tanto pubblicizzati e spettacolari, quanto inutili.

Un tessuto democratico sempre più “parcellizzato”, poche e isolate attività della società civile e del volontariato che provano a dare qualche risposta, nonostante l’evidente assenza di un progetto politico alternativo, capace di mobilitare intelligenze ed energie significative.

Qualcosa, nell’ultimo periodo, si è mosso. C’è stata una certa mobilitazione per fermare il massacro del popolo palestinese, con manifestazioni abbastanza partecipate e il ritorno in piazza di donne e uomini da tempo assenti dall’impegno pubblico e concentrati, al massimo, in un impegno individuale, nei luoghi di lavoro o nel volontariato.

Una notevole mobilitazione si è avuta anche in risposta allo sgombero dello Studentato 95100 e del Consultorio Mi cuerpo es mio. Un’occasione in cui sono emerse l’indignazione e la rabbia contro un intervento di cui non si è capito il senso e che è stato vissuto come un’evidente ingiustizia.

Si tratta certamente di fatti importanti sui quali tuttavia è necessario riflettere.

Come mai – ad esempio – a fianco del popolo palestinese, oltre ai giovani della comunità araba presenti a Catania, sono scesi in piazza soprattutto donne e uomini di una certa età, mentre a fianco dello Studentato si sono mobilitati tantissime e tantissimi giovani, e pochi adulti?

In altre circostanze avevamo già osservato che gli ambiti in cui si attivano i più giovani sono diversi da quelli in cui sono più presenti gli “adulti”. Cosa determina questa ‘lontananza’? In che modo si può favorire una maggiore interlocuzione e trovare un terreno comune di impegno?

Eppure ci sono alcuni obiettivi che appaiono tendenzialmente condivisi. Ad esempio il rifiuto della cultura dominante, basata sull’accaparramento dei beni comuni e sulla violenza nei confronti dei più fragili, oppure la difesa di idee e spazi sociali.

Senza alcuna pretesa di interpretare, o tanto meno, esaurire le questioni aperte, numerose e varie, che riguardano la città, vorremmo, con queste riflessioni, scuotere le acque e – se possibile – provocare una discussione che ponga le premesse di future azioni comuni.

Argo

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  • .
    Articolo: "Catania il progetto che non c'è. Torniamo a discuterne".
    Articolo scritto in modo accurato. Concordo pienamente.

    Adesso lascio ulteriormente riflettere tutti i pregiatissimi lettori di ARGO e far liberamente pensare . . . , sono certo, non sarà difficile.

    In breve, ribadisco che la Catania politica:
    - attua solo interventi di facciata;
    - tenta di celare il subordine agli speculatori immobiliari ed altro;
    - risponde ai gravissimi problemi sociali esclusivamente con la repressione.

    ARGO cento occhi su Catania "sa vedere".

    .

  • Prospettive per il futuro della città? Difficile (forse impossibile) dare risposte risolutive. Ma alcune riflessioni si possono certamente mettere in campo.
    A) Il degrado delle periferie è problema annoso che meriterebbe fortissima attenzione e grande determinazione, individuando strategie proiettate su un orizzonte temporale lungo. Strategie basate su linee di intervento articolate: interventi di riqualificazione urbana, sviluppo e diffusione dell’esperienza delle “comunità educanti” che si è già avviata in alcuni quartieri, iniziative culturali di alto livello che richiamino sui quartieri periferici l’attenzione dell’intera città. E si potrebbero inventare tante altre cose se solo si riuscisse a considerare la rigenerazione delle periferie degradate una priorità nell’agenda politica cittadina.
    B) Il centro storico da rivitalizzare privilegiando l’uso residenziale e le attività culturali, programmando con lungimiranza il riuso dei tantissimi edifici (anche di proprietà pubblica) oggi inutilizzati. E, naturalmente, cercando gli strumenti adatti per evitare che i b&b e la ristorazione possano inghiottire l’intero centro-città trasformandolo in un grande baraccone per spennare i turisti ed espellere qualsiasi altra attività.
    C) Il corso Martiri della Libertà: una grande incompiuta dovuta al fatto che da settanta anni a questa parte un pezzo centrale della città è stato (e continua ad essere) consegnato alla speculazione privata. Le tante inadempienze dei proprietari dei terreni rispetto alla convenzione stipulata nel 2012, e le irregolarità macroscopiche di quella convenzione, giustificherebbero un intervento risoluto del Comune finalizzato a restituire alla città il potere di decidere cosa fare di quelle aree.
    D) Un piano di interventi coordinati pubblico/privato per la prevenzione del rischio sismico e del rischio idrogeologico, e per la riqualificazione ecologica della città.
    E) Naturalmente, per ottenere risultati apprezzabili in tutti i campi di intervento, bisognerebbe abbandonare la perniciosa idea che l’unica possibilità concreta di intervento consista nel dare mano libera alla speculazione privata. Soltanto una attenta regìa dell’Amministrazione pubblica e un uso oculato dei tantissimi fondi europei disponibili (non soltanto per operazioni di arredo urbano), in presenza di una visione complessiva della città e dei suoi problemi, possono dare avvio a un vero progetto di futuro per la città.

  • Approvo il parere di Maurizio ma debbo lamentare il silenzio COLPEVOLE di tanti bravi ingegneri che nascondono il capo e non denunciano le malefatte degli attuali amministratori.. Io ho denunciato la concessione accordata per l'edifico in via Acireale am il magistrato, digiuno in materia urbanistica, ha respinto il mio ricorso affermando che esiste la vigenza di una VARIANTE AL PIANO REGOLATORE DI FATTO. Cioè non approvata nelle forme di legge ma vigente DI FATTO. E' una grave eresia che purtroppo è sancita in un provvedimento della magistratura. E' una vergogna. Più di questo non posso fare. Invito gli urbanisti che vivono in questa città e che conoscono quanta ignoranza alberga nelle teste degli attuali amministratori di denunciare il malfatto. e accusare apertamente le tutele che gli speculatori ottengono da giudici e burocrati ignoranti. Per il resto non ci rimane che lodare Argo e quanti hanno il coraggio di denunciare la mancanza di tutela del suolo.

  • Approvo il parere di Maurizio ma debbo lamentare il silenzio COLPEVOLE di tanti bravi ingegneri che nascondono il capo e non denunciano le malefatte degli attuali amministratori.. Io ho denunciato la concessione accordata per l'edifico in via Acireale am il magistrato, digiuno in materia urbanistica, ha respinto il mio ricorso affermando che esiste la vigenza di una VARIANTE AL PIANO REGOLATORE DI FATTO. Cioè non approvata nelle forme di legge ma vigente DI FATTO. E' una grave eresia che purtroppo è sancita in un provvedimento della magistratura. E' una vergogna. Più di questo non posso fare. Invito gli urbanisti che vivono in questa città e che conoscono quanta ignoranza alberga nelle teste degli attuali amministratori di denunciare il malfatto. e accusare apertamente le tutele che gli speculatori ottengono da giudici e burocrati ignoranti. Per il resto non ci rimane che lodare Argo e quanti hanno il coraggio di denunciare la mancanza di tutela del suolo. Sono LINA ARENA E SU QUESTO ARGOMENTO NON SONO INTERVENUTA.

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