Per il capodanno di 55 anni fa, Eugenio Montale, non ancora premio Nobel, scrisse una sua riflessione intitolata “Fine del ’68”. Il testo uscì sul «Corriere», nei primissimi giorni del 1969, poi nella raccolta “Satura” del 1971. Eccolo
Ho contemplato dalla luna, o quasi,
il modesto pianeta che contiene
filosofia, teologia, politica,
pornografia, letteratura, scienze
palesi o arcane. Dentro c’è anche l’uomo,
ed io tra questi. E tutto è molto strano.
Tra poche ore sarà notte e l’anno
finirà tra esplosioni di spumanti
e di petardi. Forse di bombe o peggio,
ma non qui dove sto. Se uno muore
non importa a nessuno purché sia
sconosciuto e lontano.
Questo è l’augurio per i lettori di Argo: riuscire a sollevarsi, a guardare il nostro mondo dall’alto, non per allontanarsene, ma al contrario per moltiplicare l’impegno e riuscire a sentire tra gli esseri umani la vicinanza che ci fa vedere assurdi i motivi di conflitto. Buon anno
Grazie sempre a voi tutti della redazione. Auguriamoci un anno di resistenza ed impegno come voi avete sempre fatto!!!! Buon 2024!!!
Per una fortuita coincidenza, anche l’Alieno aveva scelto questa stessa attualissima poesia per gli auguri del nuovo anno… mi avete battuto sul tempo!
auguri a tutte e a tutti
S.D.