Nino Bellia , dell’Osservatorio Urbano e laboratorio politico per Catania, ci racconta come è maturata, in alcuni residenti a San Berillo e in alcuni cittadini impegnati a vario titolo nel quartiere, la volontà di dare vita all’Osservatorio come luogo di confronto e di proposta, sia all’interno della zona sia in rapporto con l’Amministrazione comunale. Obiettivo: evitare che gli interventi che si intendono realizzare risultino poco coerenti con i reali bisogni dell’area. Nei giorni successivi seguiremo, attraverso gli interventi di Nino, il modo in cui questa esperienza sta crescendo e sta iniziando ad operare dentro il quartiere. Prendono così il via i “Quaderni di San Berillo”
Piazza Falcone, a Catania. Prima domenica di giugno 2023, al “Crocifisso della Buona Morte”, per cinquant’anni porto di mare e stazione d’incontro tra esperienze molto diverse, un avamposto di dialogo nel quartiere dei contrabbandieri e delle prostitute. In grande anticipo sui tempi, antesignani dell’accoglienza e dell’integrazione, i parroci di allora ospitavano nei locali della canonica ragazzi in via di riscatto dalla tossicodipendenza e i primi migranti d’Africa, tanti giovani Senegalesi giunti tra gli anni ’80 e ’90.
Poco dopo le 11, alla fine della messa, un breve resoconto degli argomenti trattati a Palazzo degli Elefanti, e poi l’invito ad una riunione informale, giusto per chiarirci le idee sui progetti dei PNRR destinati a San Berillo Vecchio: “E allora…martedì, 18.30…chi volesse…”.
Ed ecco, per il giorno designato, adesioni, a dir poco, sorprendenti: per spontanea aggregazione e convergenza di ispirazioni e di intenzioni, vengono in tanti, fra membri della Comunità parrocchiale, privati cittadini ed esponenti di Associazioni già impegnate sul territorio. Nasce così l’Osservatorio Urbano e Laboratorio Politico per Catania.
In tutti, l’urgenza di risposte alle sempre più critiche situazioni di emarginazione e di degrado, di autentico rischio e scandalo, insieme a profetiche istanze di inclusione e di convivenza pacifica: una nuova Civitas da sognare e costruire insieme.
Che ci si riunisca nel saloncino parrocchiale per un’assemblea plenaria, col Sindaco, con l’Assessore o l’Arcivescovo, o in una sala di “Trame di quartiere” per i gruppi di lavoro, nella famigerata via Carro per la ricognizione e l’ascolto delle esigenze comuni, oppure, insieme con il signor Keith, l’Imam, in una stanza della Moschea della Misericordia, questa esperienza si presenta e si mantiene carica di emozioni e di slanci.
Intorno al tavolo, è come salire su un punto più elevato per osservare, un’altana di sogni concreti, “super partes” e, al contempo, “in medias res”, al crocevia e nel cuore del campo di battaglia e tra le zolle della semina, con l’attenzione puntata sui bisogni reali delle persone, sul miglior uso ipotizzabile dei luoghi pubblici, sugli accadimenti, sulle scelte e sulle offerte individuali e collettive, rinnovando la consapevolezza dell’identità profonda di Catania, come in sovraimpressione e in controluce, le sue stratificazioni culturali, le porte del cuore e i ponti di pietra, strade e archi per ridurre le distanze, contaminazioni fra genti dalle provenienze più disparate, ma in interazione, visioni e stili diversi, e finalmente conciliabili. Questo l’Osservatorio Urbano.
E Laboratorio, in quanto urge veramente sperimentare novità sulla scorta dei modelli internazionali più autorevoli, ma forse anche di esperienze in nuce, assolutamente originali, rimboccandosi le maniche, “laborando” (lavorare…rielaborare… “travagghiari”…), senza tregua dipanando ed intessendo relazioni inusuali, inventando soluzioni, investendo tempo ed energie, stabilendo collaborazioni e alleanze inedite.
Così, quando ci riuniamo per le vie dell’antico quartiere, accettando la scomodità di sedili improvvisati e le incursioni dei ratti dalle grate per terra, girando lo sguardo per una panoramica dettagliata, mentre la brezza del Mediterraneo si insinua nei vicoli, la varietà dei tratti somatici, il colore della pelle, le espressioni dei volti e degli accenti, lo sforzo di tradurre per tutti, di parlare la stessa lingua, come in una Babele bonificata e rifondata, ci fanno basculare all’interno di un barcone ormeggiato e beccheggiante, una carretta dei migranti, ma migranti noi pure, tutti insieme a tracciare una rotta ancora possibile, ostinatamente praticabile.
E quando sediamo a parlamento nella Moschea di Piazza Cutelli, e sogniamo ad occhi aperti, senza timore di volare troppo alto, una preghiera ecumenica, cristiani e musulmani insieme, e immaginiamo una banda e una band mulietniche, magari istruite da esperti e talentuosi musicisti, oppure una qualificatissima ed emozionante corale, policroma e poliglotta, o anche una formazione sportiva mista e vincente per se stessa… allora davvero ci sembra di salire in quota, di entrare nelle Mille e una Notte, sul tappeto volante delle utopie, le più antiche, le più future.
Perchè, sì, ha proprio ragione mister Keith a proposito di quanto ci unisce, che “è molto di più di quanto ci separa”… E così viaggiando per l’aria, incontriamo e recuperiamo anche quel senso, così alto e nobile, dell’attributo “Politico”, la sua stessa essenza etimologica, la politica come cura appassionata della “Polis”: Città degli uomini, e di tutti gli uomini, Acropoli verso il Cielo, qualunque sia il nome del Dio che si prega…
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Grazie per questo articolo che gronda di amore per la nostra città e rende possibile credere nella realizzazione di un'utopia, se la si condivide.