Dopo la tragica morte della studentessa travolta in viale Andrea Doria, ci si interroga sulla sicurezza stradale in Città e sulla necessità di individuare soluzioni credibili per evitare il ripetersi di simili situazioni. Noi non abbiamo ulteriori ipotesi da mettere in campo, ma riteniamo che attraverso un significativo incremento della cosiddetta “Mobilità Dolce” si potrebbe, realisticamente, contribuire a un’ inversione di tendenza.
A fine settembre del 2023 è stato presentato “Biciplan, piano della mobilità ciclistica della città metropolitana di Catania” . Ragionare su questo piano, individuandone anche i limiti, e realizzarlo con le dovute integrazioni, potrebbe rappresentare una nuova idea di mobilità in grado di incentivare il rispetto di tutti coloro che, con mezzi differenti, fruiscono delle infrastrutture stradali. Oltre che, ovviamente, incentivare la mobilità sostenibile, necessaria in un’ottica di difesa del nostro ambiente. Biciplan, infatti, ha fra i suoi obiettivi fondamentali: Ridurre l’inquinamento e Aumentare la sicurezza stradale in termini di diminuzione della congestione stradale e diminuzione del numero di incidenti.
Come in altre occasioni simili, il Club Alpino Italiano, Sezione di Catania, che fa parte del raggruppamento di associazioni e comitati dell’area metropolitana catanese, denominato “Catania Mobility Lab”, offre un concreto apporto alla redazione del Piano con l’obiettivo di migliorare l’accessibilità del territorio e la “qualità della vita della città e proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema” del suo territorio”.
Di seguito le più significative integrazioni/richieste/modifiche, che attraverso una lettera, firmata da Giuseppe Gullotta, delegato alla mobilità sostenibile CAI CT, sono state rappresentate alle Istituzioni impegnate nella redazione del Piano, con uno spirito propositivo, che, però, non rinuncia a sottolineare limiti e incongruenze e a ribadire l’assoluta centralità del trasporto pubblico rispetto a una nuova e più sostenibile mobilità,
“Innanzitutto – scrive Gullotta – andrebbero svolte delle validazioni delle ciclovie effettivamente esistenti, in esercizio o da collaudare, e/o finanziate e programmate. Il primo Biciplan della Città metropolitana di Catania, oltre che recepire, deve mettere ordine e “cucire” tutte le varie azioni in itinere dei Comuni,
Un ragionamento a parte andrebbe fatto per le ciclovie proposte all’interno di aree di pregio naturalistico. Per quanto riguarda l’Etna già numerosi sono i percorsi e gli itinerari, autorizzati e non, tanto da poter costituire già un parco cicloturistico. Nel caso della ciclovia Rifugio Sapienza-Funivia le caratteristiche del percorso sembrano adatte, più che ad una pedalata cicloturistica, sicuramente impegnativa, viste le pendenze e la natura del fondo, ad una pista sportiva di downhill, non adatta perciò alla pubblica fruizione, anche per la pericolosità dell’area e gli elevati rischi potenziali. Le iniziative proposte, volte sicuramente alla sicurezza dei ciclisti, devono avere come presupposto essenziale anche la conservazione degli habitat attraversati, con tecniche che garantiscano la continuità ecologica e la riduzione dell’impatto sulla microfauna, evitando inutile inquinamento luminoso, oltre che rappresentare occasione di recupero ambientale.
Ci sono poi considerazioni generali che si traducono in una serie di obiettivi concreti:
– limitazione al massimo delle percorrenze ciclabili sui marciapiedi;
– estensione della rete ciclabile extraurbana;
– estensione della rete ciclabile urbana e sub urbana nei Comuni “polo” e nei “consorzi” di fatto dei Comuni in corrispondenza delle “linee di forza” del trasporto pubblico locale e dei nodi di interconnessione e intermodalità, così da pianificare il servizio dell’”ultimo chilometro”. Resta perciò, a nostro parere, sempre e comunque il trasporto pubblico la vera chiave per una vera e autentica accessibilità urbana;
– piste ciclabili urbane nelle “strade 30”, nelle zone a traffico limitato e nelle aree pedonali in corsia riservata non protetta sulle carreggiate, quando le condizioni di traffico, anche pedonale, lo dovessero rendere necessario per salvaguardare la sicurezza di ciclisti e pedoni;
– comfort piste ciclabili;
– installazione ciclostazioni in corrispondenza dei parcheggi scambiatori, dei capolinea dei bus extraurbani e urbani e delle stazioni TrenItalia e Metro FCE;
– accessibilità e servizi nelle stazioni metro FCE mediante ascensori con tornelli per la validazione dei biglietti o scivoli per bici nelle scale;
– trasporto bici sugli autobus urbani linee BRT di AMTS (da capolinea a capolinea).
– trasporto della bicicletta consentito esplicitamente sulle autolinee extraurbane con maggiore attrattività turistica
– implementazione degli uffici del mobility manager d’area, in attesa che venga ricostituita l’Agenzia unica della Mobilità della Città metropolitana di Catania secondo la formulazione ultima del PUMS adottato;
– formazione dei mobility manager aziendali ed in particolare scolastici;
– istituzione di un tavolo partecipativo permanente, o meglio ancora di un “osservatorio civico per il monitoraggio e la misurabilità del Biciplan”.
Altro tema da tenere presente e da cui non si può prescindere è l’analisi economica dei costi a chilometro su scala metropolitana. Tra i provvedimenti regionali e comunali, non solo della città di Catania, diversissimi sono gli importi a chilometro, che dovrebbe essere frutto di uno stesso prezzario. In ambito regionale, in uno stesso provvedimento, addirittura il costo varia dai 600 mila ai 300 mila a Km. Per il solo Comune di Catania, in due distinte programmazioni si spendono nelle campagne di Librino 1,5 ml €/km, quasi come per la Linguaglossa-Castiglione-Rovittello cominciata nel 1992 e mai inaugurata, mentre nella rete cittadina si prevedono costi da 35 mila €/km a 200 mila €/km a seconda della tipologia. Un problema, quest’ultimo particolarmente importante, che va ben oltre il tema della trasparenza rispetto alle scelte della pubblica amministrazione, su cui vanno tenuti sempre accesi i riflettori per evitare l’ennesimo sperpero di fondi pubblici a favore dei soliti noti.
In sostanza, c’è molto da fare, ma vale la pena impegnarsi
Sul tema della sicurezza stradale, l’associazione CittàInsieme lancia un questionario per sondare le impressioni di tutti coloro che si spostano (con mezzi propri o autonomi) all’interno della Città Metropolitana di Catania. “I risultati saranno presentati alle autorità locali e alla giunta comunale al fine di adottare misure concrete per garantire la sicurezza stradale e creare un ambiente urbano più sicuro per tutti”. Ecco il link per partecipare