Doveva essere un grande, unitario progetto di riqualificazione del territorio da effettuare con i fondi del PNRR. E per la Città metropolitana di Catania poteva essere un’occasione unica per affrontare almeno uno dei suoi annosi problemi, fognature e depurazione delle acque, dissesto idrogeologico, completamento e riorganizzazione della rete dei trasporti pubblici, riqualificazione urbana e altro ancora.
Nulla di tutto questo. Il Piano Urbano Integrato della nostra Città metropolitana è stato pensato come una somma di progettini, in gran parte recuperati tra quelli già pronti, tenuti insieme da titoli immaginifici, finalizzati a rappresentare una unità inesistente.
Ed ecco, per l’area urbana di Catania, venir fuori una “sintesi tra margini urbani”, per mettere insieme progetti su San Berillo e Corso Sicilia, Ognina, Librino, Parco di Monte Po.
E visto che la partecipazione dei cittadini era prevista nell’impianto stesso dei PUI (Piani Ubani Integrati), ecco serviti alcuni incontri pubblici organizzati dall’Amministrazione (passata e presente) con residenti e associazioni attive sul territorio. L’ultimo di quali realizzato – come una lunga maratona di presentazione di 13 progetti – nel cuore del rovente mese di agosto.
E’ già tanto se si può parlare, non di partecipazione, essendo quasi impossibile attuarla a queste condizioni, ma di uno sforzo di comunicazione fatto dall’Aministrazione appena eletta, con nuovo sindaco e soprattutto nuovo assessore all’urbanistica in primo piano.
Dalla necessariamente rapida esposizione, fatta dai progettisti incaricati, sono nate obiezioni e proposte alternative avanzate da residenti e associazioni, tempestivamente inviate all’Amministrazione, e tuttora in attesa di risposta.
La comunicazione, infatti, si è nel frattempo interrotta. Per una serie di motivi.
Innanzi tutto la decisione del governo di togliere ai PUI i finanziamenti del PNRR, promettendo forme alternative di finanziamento tratte da altri fondi imprecisati. Un annuncio choc per tutti i Comuni che i lavori li avevano addirittura già avviati e comunque inquietante per i Comuni come il nostro che comunque avrebbero dovuto pagare le progettazioni in corso. Per Catania, progettazioni già esecutive e quindi cantierabili a breve, tranne che per il Parco di Monte Po, di cui era in atto solo la fase progettuale, senza affidamento lavori.
Tutti a rassicurare, ma in realtà tutti in totale incertezza.
Il nostro governo decisionista e fautore del ‘sempre avanti’, in seguito alle pressioni dei Comuni e dell’associazione che li rappresenta, l’ANCI, fa marcia indietro. Dichiara di reinserire i PUI tra i progetti finanziati con il PNRR, con l’obbligo quindi di rispettarne le prescrizioni, lavori da finire entro giugno 2026, ma mantenendone i vantaggi, ovvero procedure semplificate.
Per ora, solo dichiarazioni. In attesa di conferme definitive.
Nel frattempo, a Catania, l’Amminsitrazione fa sapere che i progetti sono stati ultimati dalle rispettive ditte e sono stati depositati. Ma la cittadinanza non li conosce. Soprattutto chi ha partecipato alle audizioni e ha inviato note e osservazioni, non può non chiedersi se, e in che misura, i progetti consegnati abbiano recepito almeno alcune delle proposte avanzate o se non ne abbiamo tenuto conto.
Il Coordinamento Iniziative e Monitoraggio PNRR, che raccoglie diverse associazioni, avanza una richiesta di accesso agli atti, in data 13 ottobre 2023..
Nessuno si illude che le osservazioni siano state tenute in debito conto, anche se bisogna attendere la consegna dei documenti per parlarne con cognizione di causa. E le associazioni, che intanto si incontrano e discutono sul da farsi, già si interrogano sulla possibilità di chiedere eventuali modifiche o qualche stralcio, opzione tecnicamente possibile, considerato che la varianti in corso d’opera nelle opere pubbliche sono abbastanza frequenti. Bisogna piuttosto vedere se, da parte dei cittadini, ci sarà una adeguata forza di pressione, e su questo il numero di associazioni e cittadini interessati è un elemento a favore.
Anche perché le aggregazioni di più antica esperienza e quelle nate di recente all’interno dei quartieri interessati sono fermamente intenzionate a fare rete e ad alzare eventualmente la voce.
Ma c’è un altro aspetto della questione, di cui le associazioni hanno discusso. Quelli proposti dai progettisti sono per lo più interventi di arredo urbano. Ma è questo il senso della rigenerazione urbana che i Piani Urbani Integrati dovrebbero promuovere? O per rigenerazione urbana bisogna intendere altro?
L’ operazione “militare” di giovedì 19 su San Berillo sembra confermare i nostri dubbi. Ancora una volta un problema sociale viene derubricato a operazione di polizia, perché si rinuncia alla scommessa dell’inclusione e, appunto, della rigenerazione. Ma su questo occorrerà sviluppare una specifica riflessione.
Sulla rigenerazione, comunque, le associazioni intendono provocare un chiarimento da parte dell’Amministrazione ed approfondire – a loro volta – il tema, anche per poter formulare richieste e fornire eventuali indicazioni.
Il Piano Urbano Integrato, su cui oggi Governo, Città Metropolitana, Amministrazione Comunale, devono dire parole di chiarezza su cosa si intende fare e con quali fondi, è importante, ma non è tutto. Cittadini e associazioni vogliono andare oltre e chiedere non solo traparenza ma anche strumenti di partecipazione reale sui temi dell’urbansitica, del verde, della mobilità, della marginalità delle periferie.
Alcune delle associazioni sono, tra l’altro, nate molto prima che si parlasse di PUI e hanno lavorato sul territorio ottenendo talora risultati concreti e comunque acquisendo esperienza, capacità di coinvolgimento della cittadinanza e di interlocuzione con gli amministratori. Un percorso che, tenendo conto degli inevitabili momenti di riflussso, va proseguito ampliando la rete, rinnovando gli obiettivi, mettendo in comune le buone pratiche. Per andare oltre il PUI.
Leggi il Comunicato Stampa delle associazioni riunite in assemblea nel giorno 19ottobre2023
E’ possibile prendere visione di alcuni documenti ai seguenti link
Delibera della Giunta Comunale sui Piani Urbani Integrati (n.31 del 10/03/2022)
Determina Piani Urbani Integrati, Direzione Urbanistica, 17/03/2022
Su San Berillo
Su Librino
Lettera delle associazioni al sindaco sul PUI e su altri fondi utilizzabili per progetti su Librino
Sul Parco ‘Monte Po – Vallone Acquicella’
Dossier Parco Monte Po – Vallone Acquicella,
Linee guida per la progettazione del Parco Territoriale Monte Po – Acquicella
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Sono un abitante di San Berillo Vecchio. Sono nato in una traversa di via F Crispi bassa.
Ero piccolo quando fu attuato lo "sventramento", erano i primi anni sessanta. Al posto di vie, palazzi, botteghe, bar negozi e quanto altro raso al suolo restarono rocce, aree incolte, fosse, oltre che vie tagliate a metà: come via Archimede, via G. Di Prima, Via M. Di Casalotto, e altre ancora. Io ammiro ancora le spregevoli "fosse" di Corso Martiri Libertà, covo di ratti, di discariche a cielo aperto, di latrine in libero uso.
Quasi tutta la popolazione del quartiere interessato dallo sventramento, numerosa e verace, fu "deportata", letteralmente, a san Berillo Nuovo, a Nesima . Quei cittadini ebbero le case popolari nuove e moderne, per i tempi, ma persero la loro identità, la loro appartenenza.
Dall'altro lato si realizzò la "congiunzione della via Etnea col mare" con le due ampie arterie di Corso Sicilia, coi suoi lussuosi palazzi , e Corso Martiri della libertà, l'eterna incompiuta con ai fianchi aree ancora oggi di completa desolazione.
Ciò che restò del "preesistente"quartiere ha visto sessant'anni di degrado, il consolidarsi di un abbandono istituzionale, un'attesa infinita che qualcosa cambiasse finalmente in meglio affinché il quartiere rinascesse a nuova vita .
Tralasciamo altre lungaggini della memoria passata e arriviamo al PNRR e ai progetti integrati di oggi.
Finalmente l'occasione giusta per risollevare il quartiere ho pensato con molta fiducia nei mesi trascorsi.
Ma questa fiducia a poco a poco la sto perdendo.
Troppe "incertezze" a livello romano, un palpabile timore decisionale a livello locale, se è timore o altro non mi è dato sapere vista la difficoltà con la quale si ricavano notizie in merito, mi danno da pensare che si va verso un altro fallimento "riqualificativo", concedetemi il termine.
E qui mi dico: ma che senso ha sempre questo immobilismo, questa poca chiarezza, questa lentezza per cose importanti della città. Qua bisogna correre e invece ancora si sta fermi alle discussioni con le associazioni di categoria; e dopo tutti gli anni trascorsi a lavorare su progetti rimasti uguali per anni. Che facevano le associazioni di categoria durante tutto questo tempo. Invece di stare in silenzio perché non lavoravano al "grande e unitario progetto del quartiere". Che cosa è quest'ansia improvvisamente venuta fuori di discutere, discutere, discutere, forse l'intenzione di fermare tutto?
L'inclusione, la rigenerazione urbana, la coesione sociale bene, sono d'accordo, ma estendiamola a tutta la città .
Come si può fare inclusione in un tessuto degradato come quello che abbraccia via delle Finanze, via Buda e giù di lì. Là c'è spaccio di droga, sfruttamento della prostituzione e chissà quanto altro di illegale ancora. Per non parlare delle condizioni igieniche, dei servizi inesistenti, di alloggi fatiscenti e insalubri.
Fare inclusione lì vuol dire fare un ghetto. Volete fare un ghetto e lavarvi lo stesso la coscienza?
Io abito a San Berillo Vecchio e aspetto di vederlo risorgere e non di vederlo sprofondare ancora di più.
Scusatemi per la lungaggine.
Rosario Mario
Rosario Mario dovresti avere più voce in capitolo. Dovresti poter parlare ancora di più per spiegare a tutti noi la storia di questo quartiere e come fare per risollevarlo.