Striscia di Gaza: 360 km² di superficie (quasi un decimo della provincia di Catania), dove vivono oltre 2 milioni di abitanti, il 40% dei quali sotto i 14 anni di età.
Oggi Gaza è sotto assedio, senza luce, acqua e carburante e sotto i continui bombardamenti israeliani, 6 mila bombe in pochi giorni. Come ha detto il ministro della difesa israeliano, Yoav Gallant, “combattiamo contro degli animali umani e agiamo di conseguenza”,
E’ questa la reazione di Israele alle ripugnanti uccisione di civili e ai crimini di guerra perpetrati recentemente da Hamas.
Lo sdegno davanti alla violenza con cui Hamas ha attaccato Israele è stato unanime, ma non abbiamo visto lo stesso sdegno davanti alla violenze perpetrate in passato nei confronti dei palestinesi, neppure nel caso di stragi di bambini, di uccisioni di giornalisti, di comportamenti brutali della polizia israeliana. Come se esistessero vittime di serie A e vittime di serie B.
Ci preoccupa assistere all’ennesima riproposizione della politica dei due pesi e delle due misure. E ci preoccupa la facilità con cui, davanti a questioni complesse come questa, si creino schieramenti e tifoserie da stadio, con semplificazioni che non giovano alla comprensione dei problemi e alla ricerca di soluzioni efficaci.
Oggi in Palestina la soluzione militare è impossibile, a meno di puntare sull’annientamento del nemico da parte di chi possiede armi più letali. Occorre fare di tutto per creare le condizioni per la pace.
A Catania, come in tante città italiane, sabato 14 ottobre alle ore 17,00 davanti alla Prefettura (via Etnea), i Catanesi solidali col popolo palestinese manifesteranno per ribadire il diritto del popolo palestinese a liberarsi dell’occupazione israeliana.
Che di occupazione si tratti lo hanno riconosciuto tante risoluzioni dell’ONU, tutte rimaste purtroppo lettera morta, e la stessa Relazione 2023 sui diritti umani in Palestina “negati e violati dal regime d’apartheid e di deterrenza israeliani”.
In un momento come questo, in cui si tende ad attribuire a tutti i Palestinesi l’etichetta di terroristi e si discute su quanto sia ‘proporzionata’ la reazione di Israele, ricordare i diritti dei Palestinesi ci sembra quanto mai opportuno.
Ci sembra soprattutto opportuno ricordare che l’odierno, totale assedio di Gaza, con la privazione di acqua, cibo e corrente elettrica (con relativa impossibilità di funzionamento degli ospedali), è di fatto iniziato da tempo in modo strisciante.
Come Argo ha più volte documentato utilizzando anche informazioni di prima mano, da anni l’acqua viene sottratta ai villaggi, le coltivazioni vengono distrutte, le terre espropriate, le abitazioni demolite, mentre le restrizioni alla libertà di movimento creano disoccupazione e povertà e la crescita indiscriminata degli insediamenti illegittimi israeliani sottrae ulteriori risorse alla popolazione palestinese.
Nel volantino della manifestazione di sabato leggiamo “Non ci si può aspettare che i palestinesi continuino a subire e ad accettare l’oppressione come destino, arrendendosi di fronte alle continue violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale. Condanniamo l’uccisione e il ferimento di civili inermi, ma sosteniamo il diritto dei palestinesi a resistere al regime di colonialismo di insediamento, di occupazione militare e di apartheid”.
Ci auguriamo che la condanna della violenza dell’attacco di Hamas non appaia tiepida e che la difesa dei diritti dei Palestinesi non sia considerata come una giustificazione di quanto accaduto.
Occorre ricordare che la condanna degli aggressori deve valere sempre e in ogni caso. E che, come ha da tempo indicato la stessa comunità internazionale, è necessario garantire la coesistenza di due popoli in due stati. Tutti sanno che nessuna soluzione militare potrà portare la pace in Palestina e che, contrapponendo crimini a crimini, “restare umani” sarà sempre più difficile.
Crescono i venti guerra (la terza guerra mondiale a pezzi, come ha detto il Papa) e, proprio adesso, è necessario scommettere sull’unica prospettiva realistica: la pace.
Aggiornamento. Un’immagine della manifestazione
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Io esprimo la mia solidarietà al Popolo di Israele, e anche per i civili Palestinesi.
Esprimo la più assoluta condanna per Hamas e per tutti i terroristi di questo mondo così imperfetto.
Consiglio a tutti di leggere "Contro un mondo senza amore" di Susan Abulhawa, famosa giornalista palestinese prima profuga in Kuwait, poi in Giordania infine incarcerata dentro il CUBO, modernissima prigione israeliana.