Un generale che sproloquia su ciò che è normale e su ciò che non lo è (a suo insindacabile – e banale – giudizio), la presenza della guerra che accompagna le nostre giornate, con i maggiori mezzi di informazione che cercano di farci dimenticare centinaia di migliaia di morti e la distruzione di un intero territorio. Invece di contrastare questa ‘normalizzazione’ della guerra e ribadire la centralità e la necessità della pace, una nota ditta prova a realizzare una operazione commerciale che a noi sembra profondamente diseducativa. Propone, infatti, a studentesse e studenti l’acquisto di zaini che richiamano esplicitamente il mondo delle forze armate.
L’Osservatorio contro la militarizzazione delle Scuole contesta alla radice queste scelte e la martellante retorica di guerra che ne consegue.
Tra pochi giorni comincia un nuovo anno scolastico e la tendenza didattica ed educativa per i nostri ragazzi e le nostre ragazze sembra essere già chiaramente anticipata dalle aziende che producono e distribuiscono zaini. E così, all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole giunge la segnalazione che Giochi Preziosi, leader nella distribuzione di giochi in Italia, azienda che probabilmente di marketing se ne intende, comprende la linea verso la quale i nostri governi spingono la scuola ed esce sul mercato con una nuova campagna pubblicitaria per la collezione di zaini dell’Esercito Italiano prodotti da Officina Italia, zaini con i marchi anche della Folgore e degli Alpini.
Potrebbe sembrare anche una innocua operazione commerciale, ma ciò che la rende raccapricciante ai nostri occhi è l’uso delle parole adottate per il lancio di articoli che dovrebbero essere indossati dai ragazzi e dalle ragazze per andare a scuola a studiare: «Tutti sull’attenti!» o, peggio: «L’esclusiva collezione zaini Esercito per sentirsi sempre in missione!».
L’idea stessa di interpretare la lezione e la vita scolastica come una missione militare, il fatto di immaginare che un docente, magari entrando in classe, possa battere i tacchi e urlare «Tutti sull’attenti!» fa venire i brividi a chi ha scelto i processi educativi per costruire un mondo che allontani la guerra dai pensieri, dal linguaggio e dalla pratica quotidiana.
Quello adottato da Giochi Preziosi, che su questa sbavatura non può permettersi di peccare di ingenuità, è un linguaggio che evoca in noi scenari inaccettabili risalenti ai momenti più bui della nostra storia, quelli in cui la familiarizzazione con la violenza era funzionale ad una ideologia totalitaria e di sistema che doveva indirizzare i giovani verso una “Cultura della difesa”, una “Cultura della sicurezza”, ma che, in fondo, era una “Retorica di guerra”.
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