Giacomo Biondi, archeologo e ricercatore presso il CNR di Catania, da sempre impegnato, anche, nella ricerca di testimonianze sul secondo conflitto mondiale nella zona di Centuripe, ci propone un’ulteriore riflessione su quel conflitto, di grande attualità oggi che la guerra è presente anche nel nostro continente, oltre che in altre decine di territori extraeuropei.
Dal momento in cui la pace in Europa, in seguito agli avvenimenti degli ultimi due anni, non è più sentita come un fatto scontato, la guerra combattuta in suolo siciliano nell’estate del 1943 appare ai nostri occhi in un’ottica del tutto diversa rispetto a qualche anno addietro. I bombardamenti, le distruzioni e le battaglie combattute tra le case dei nostri nonni appaiono ora attuali e non più come eventi proiettati in un lontano passato. Si diceva che tali avvenimenti andassero ricordati per evitare di cadere di nuovo negli stessi errori, ma si diceva senza convinzione, perché in realtà nessuno credeva veramente, fino a due anni fa, che eventi simili si potessero ripetere in suolo europeo.
È possibile provare questa sensazione di vicinanza nel tempo, e quasi di non cessato pericolo, soprattutto in piccoli centri, dove le testimonianze concrete e i ricordi del passaggio della guerra non si sono dispersi del tutto. Questo è particolarmente evidente a Centuripe, un paesino dell’entroterra catanese che ebbe la disgrazia di sorgere in un punto diventato strategico per l’avanzata degli Alleati verso nord. A circa due settimane dallo sbarco anglo-americano sulle coste meridionali dell’isola, infatti, fu chiamata in azione un’intera divisione britannica (ben 17.000 uomini) di riserva in Africa, la 78a, per prendere Centuripe e le colline circostanti in modo da aggirare le forze dell’Asse che avevano bloccato, all’altezza della Piana di Catania, l’avanzata alleata verso Messina. L’abitato fu preso all’alba del 3 agosto, dopo tre notti e due giorni di estenuanti combattimenti contro le truppe tedesche.
Nonostante siano passati ottant’anni, una semplice passeggiata nelle campagne circostanti l’abitato permette di immedesimarsi nell’atmosfera del periodo. Sul terreno, infatti, si possono ancora vedere numerosi frammenti di metallo dai bordi sfrangiati, che sono le schegge in cui si frantumarono esplodendo le tonnellate di bombe sparate dall’artiglieria britannica. Scomparsi molti dei sopravvissuti, che a volte conservavano le cicatrici delle ferite provocate da quei frammenti di metallo, rimangono i nomi di ottantadue vittime civili di tutte le età scolpiti in una lapide da poco affissa nello stesso luogo in cui esplose una bomba aerea. A poca distanza, a una finestra, è rimasta la grata metallica perforata dalla stessa scheggia che trapassò una ragazza commemorata nella stessa lapide. I fori di proiettili e di schegge visibili nell’intonaco di qualche parete fanno ancora paura se paragonati a quelli di guerre combattute a non eccessiva distanza da noi.
Rimane memoria, inoltre, dei racconti di qualcuno dei sopravvissuti. Uno dei bambini di allora ricordava l’esordio della guerra con il trauma della partenza del padre. La prima evidenza del conflitto vero e proprio furono i bombardamenti su Catania, visibile all’orizzonte, in lontananza. Dalla prospettiva di Centuripe sembrava di assistere a giochi pirotecnici. Così li descrive anche uno scrittore ennese, Nino Savarese, da una zona non distante della Sicilia. La prima bomba, del tutto imprevista, esplose sotto casa. Ricordava il boato assordante, la polvere, il panico. Da quel giorno, una delle tante grotte al margine dell’abitato fu trasformata in rifugio.
Da qui, il 2 agosto, dopo due giorni di combattimenti, vide i soldati irlandesi avanzare senza alcuna precauzione, in fila indiana, verso una mitragliatrice tedesca, che al momento opportuno aprì il fuoco mietendo parecchie vittime. In realtà, come si desume dai resoconti britannici, tali soldati si stavano avvicendando alle truppe di un’altra brigata che, per un fatale disguido, si riteneva avesse nottetempo liberato l’abitato dai tedeschi. Lo stesso bambino ricordava presso il cimitero i cadaveri dissepolti di soldati britannici, privati di scarpe e indumenti, e lasciati con le gambe nude fuori terra. Uno di tali cadaveri apparteneva, probabilmente, al ventiduenne capitano W. Hanna, ucciso, come testimoniano i report britannici, il 2 agosto, proprio nell’area del cimitero. Atti di sciacallaggio non erano risparmiati neanche ai compaesani morti sotto le bombe.
Vale la pena ricordare quale fu la causa di tutto con le parole che Pietro Nenni scrisse sul diario dopo l’entrata in guerra dell’Italia e l’attacco alla Francia: “È una guerra senza ragione, senza scusa, senza onore. Senza ragione perché non è in gioco alcun interesse italiano. Senza scusa, perché una vittoria tedesca importerebbe a noi, come al resto dell’Europa, l’intollerabile e brutale egemonia di Hitler. Infine senza onore, perché Mussolini attacca una Francia già invasa e agonizzante, facendo assumere all’Italia la parte dello sciacallo”.
Centuripe 1943 vs Ucraina oggi
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A pochi km da Centuripe, nella cittadina di Troina, una mostra fotografica permanente offre una interessante testimonianza degli scontri del ‘43, le foto sono del famoso reporter Capa, vale la pena visitarla: militari, civili, animali e case e campagne straziati, perché come scriveva un poeta “ il dolore è eterno, ha una voce e non varia”.
Proprio in questi giorni, è stata inaugurata la mostra "La guerra in casa" nei locali dell'ex antiquarium di Centuripe, per ricordare l'evento che sconvolse la vita degli abitanti di Centuripe, Catenanuova e Regalbuto. Con testimonianze visive, materiali e interviste ai sopravvissuti. Tra le testimonianze "concrete", le schegge di bombe d'artiglieria, del tutto simili a quelle che ricoprono il suolo di numerosi paesi ora in guerra, si potranno esaminare anche tenendole tra le mani.